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Cronaca
25 Settembre 2025 - 12:12
Torino, incitava al terrorismo sui social: espulso e rimpatriato
Un’operazione complessa della Polizia di Stato ha portato all’espulsione di un cittadino bangladese di 22 anni, ritenuto vicino agli ambienti del terrorismo jihadista. La misura, eseguita nella giornata di ieri dalla Digos di Torino con il supporto della Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione, ha portato al rimpatrio del giovane in Bangladesh tramite un volo predisposto dalla Direzione Centrale dell’Immigrazione e della Polizia delle Frontiere.
Le indagini, avviate da tempo, avevano messo in luce un quadro ritenuto altamente pericoloso. Il ragazzo, secondo gli inquirenti, utilizzava i social network per diffondere contenuti apologetici e istigatori, celebrando apertamente Al Qaeda e lo Stato Islamico e rilanciando propaganda basata sull’odio razziale ed etnico. Non si limitava alle parole: tra i materiali sequestrati lo scorso 5 marzo, durante una perquisizione domiciliare e informatica disposta dalla Procura della Repubblica di Torino, sono stati rinvenuti anche manuali per la fabbricazione artigianale di esplosivi e testi sulle tecniche di guerriglia.
Un patrimonio digitale che ha spinto gli investigatori a considerarlo un soggetto a rischio di radicalizzazione violenta. La Digos di Torino, con l’appoggio dell’ufficio di Asti e della Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione, ha documentato come il giovane avesse assunto atteggiamenti apologetici e istigatori, non solo nei confronti delle organizzazioni terroristiche ma anche in relazione all’odio contro il popolo ebraico. Una propaganda capace di alimentare nuove adesioni e che, secondo gli inquirenti, costituiva un pericolo reale per la sicurezza.
Dopo la perquisizione e la raccolta di prove digitali, la Procura aveva avviato le prime contestazioni. Successivamente, il Questore di Asti ha disposto il trattenimento del giovane presso il Cpr di Milano Corelli, in attesa delle valutazioni definitive. L’iter si è concluso ora con l’espulsione effettiva, ritenuta misura necessaria per allontanare dal territorio italiano un soggetto indicato come potenzialmente pericoloso per la collettività.
Il caso si inserisce in un contesto più ampio di monitoraggio da parte delle autorità italiane nei confronti di fenomeni di radicalizzazione online. Negli ultimi anni, infatti, l’azione della Polizia di Prevenzione si è concentrata sulla sorveglianza dei canali digitali dove spesso i processi di indottrinamento jihadista avvengono in maniera silenziosa ma capillare. L’esaltazione della violenza, l’odio confessionale e la disponibilità di manuali tecnici per la preparazione di ordigni sono indicatori che, secondo gli investigatori, non possono essere sottovalutati.
Va sottolineato che l’intera vicenda è ancora nella fase preliminare. Le risultanze investigative, come precisato dalle stesse autorità, non equivalgono a una sentenza. Il 22enne, secondo il principio di presunzione di innocenza, è da considerarsi non colpevole fino a eventuale condanna definitiva. L’espulsione rappresenta dunque una misura preventiva, dettata da esigenze di sicurezza nazionale, più che una conclusione giudiziaria del procedimento.
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