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Cronaca
31 Luglio 2025 - 14:58
In 22 case sparse da Nord a Sud – da Milano a Cosenza, da Firenze a Oristano, da Genova a Matera – la Polizia ha bussato all’alba. I blitz sono scattati tutti insieme, coordinati dalla Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione. I soggetti colpiti dai decreti di perquisizione sono 22 minori, tra i 13 e i 17 anni, indagati per adesione a ideologie suprematiste, jihadiste, neonaziste, accelerazioniste. Alcuni sono collegati a gruppi come “The Base”, altri frequentavano canali Telegram in cui scorrevano contenuti riconducibili all’ISIS. C’è chi è stato sorpreso a progettare attacchi esplosivi fuori dalle scuole, chi inneggiava apertamente allo sterminio antisemita, chi preparava ordigni artigianali a casa, chi pubblicava su Facebook foto con il volto coperto e in mano un’arma da fuoco, vera o riprodotta.
In diverse abitazioni gli agenti hanno trovato uniformi da guerra, giacche mimetiche, manuali per l’addestramento paramilitare, divise delle SS, armi da soft air alterate, simboli dell’ultradestra. In almeno un caso, un 14enne conservava un bilancino per pesare la polvere da sparo accanto a un cassetto pieno di croci celtiche.
Molti di loro agivano da soli, ma vivevano connessi a centinaia di altri profili in gruppi WhatsApp, su Telegram, su spazi web oscuri dove si glorificano uccisioni brutali, attentatori e video di propaganda jihadista. Alcuni si erano radicalizzati in poche settimane. Non mesi. Non anni. Settimane. Tanto basta oggi a un adolescente per trasformare una fragilità personale in una pericolosa deriva estremista. Basta uno smartphone, una connessione, e una comunità pronta ad accoglierlo con l’odio.
L’Italia ha chiesto all’Unione Europea di inserire la radicalizzazione online dei minori come priorità della nuova agenda antiterrorismo. Perché il fenomeno cresce, ovunque. In Europa, due arresti su tre legati all’ISIS riguardano adolescenti. In Gran Bretagna, un sospettato per terrorismo su cinque è minorenne.
Intanto, nelle stanze dei nostri ragazzi si trovano sempre più spesso armi, bandiere naziste, istruzioni per fabbricare bombe e sogni pericolosi che parlano la lingua dell’odio. Di questo odio, il web è diventato il megafono più potente. E silenzioso.
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La Polizia di Stato ha eseguito 22 perquisizioni in tutta Italia nei confronti di minorenni tra i 13 e i 17 anni, su delega delle Procure presso i Tribunali per i Minorenni territorialmente competenti. L’operazione, coordinata dalla Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione, ha interessato giovani emersi in ambienti estremisti riconducibili a matrici suprematiste, accelerazioniste, antagoniste e jihadiste, ed è frutto di un’articolata attività di prevenzione, intelligence e investigazione, condotta in stretta sinergia con le DIGOS delle questure e con il supporto delle Sezioni Operative per la Sicurezza Cibernetica.
Le indagini hanno evidenziato un preoccupante innalzamento del coinvolgimento di minorenni in dinamiche di devianza, radicalizzazione e criminalità, non solo in ambito nazionale, ma con significative connessioni anche a reti internazionali. L’ambiente digitale, in particolare, si conferma un potente catalizzatore di questo fenomeno: l’accessibilità, la riservatezza e la velocità nella diffusione dei contenuti rendono il web un terreno fertile per l’indottrinamento, il proselitismo e persino l’addestramento in chiave terroristica.
Tra i casi più significativi, su delega della Procura dei Minori di Cagliari, sono stati perquisiti due 15enni residenti in provincia di Oristano, un 13enne della provincia di Cosenza, un 17enne della provincia di Messina e un 15enne del Padovano, tutti riconducibili a un 14enne già perquisito l’11 aprile a Oristano dalla Squadra Mobile locale. Il ragazzo, all’epoca, era stato trovato in possesso di una bandiera con la croce celtica, un fucile a pompa giocattolo senza tappo rosso, e scritte riferite a noti attentatori suprematisti, come Anders Breivik, Stephans Balliet, Alexandre Bissonnette e Patrik Crusius.
Sempre su delega della Procura minorile sarda, un altro 17enne di Sassari è stato sottoposto a perquisizione in quanto emerso nell’ambito di un’indagine a carico di un 19enne arrestato il 6 settembre 2024 per arruolamento con finalità di terrorismo e propaganda d’odio etnico, nazionale, razziale e religioso. Il coinvolgimento del minore è stato documentato grazie a collegamenti diretti con i canali di comunicazione utilizzati dall’indagato maggiore d’età.
Su delega delle Procure dei Minori di Torino e Brescia, sono stati perquisiti due 17enni residenti nelle province di Mantova e Cremona, e un 15enne di Bergamo, in vacanza estiva in provincia di Matera. Anche in questo caso, i giovani erano collegati a un 14enne già perquisito nel febbraio scorso dalle DIGOS di Torino e Alessandria per aver pubblicato contenuti nazisti e antisemiti online. A Taranto, un 15enne è stato indagato per propaganda razzista e porto abusivo di armi, dopo aver dichiarato in chat, con un coetaneo veneziano anch’egli sotto indagine, di essere stato affiliato al gruppo suprematista “The Base” e di avere competenze nella costruzione di ordigni artigianali.
In provincia di Milano, è stato perquisito un 16enne ritenuto autore di messaggi su Telegram riconducibili alla galassia neonazista. In Toscana, invece, le DIGOS di Arezzo e Firenze hanno identificato due giovani di 14 e 17 anni, rispettivamente residenti in provincia di Arezzo e Firenze, responsabili di atti vandalici a sfondo razziale e antisemita, compiuti lo scorso marzo a San Giovanni Valdarno. Un altro caso riguarda due 16enni residenti a Genova, individuati grazie al monitoraggio dei social per attività di propaganda fascista in diverse località della provincia, con l’intento di reclutare nuovi aderenti al movimento.
Nel campo dell’antagonismo di piazza, su delega della Procura dei Minori di Bologna, sono stati perquisiti due 17enni che avevano partecipato a una manifestazione non preavvisata, a gennaio, contro le forze dell’ordine dopo la morte di Rami Elgaml, il 19enne deceduto durante un inseguimento a Milano. I due, secondo le accuse, avrebbero danneggiato vetrine, banche e telecamere con armi improprie durante il corteo.
Particolarmente delicati i casi riconducibili alla propaganda jihadista. A Ravenna, un 17enne è stato individuato dopo una serie di accertamenti su indirizzi IP ottenuti grazie a collaborazioni internazionali. Il ragazzo accedeva con regolarità a siti legati all’Islamic State, tra cui l’“Al-Raud Media Archive”, che ospita pubblicazioni come Al Naba, Al-Furqan e Al-Bayan. Sono state documentate centinaia di connessioni e la condivisione di materiali jihadisti in gruppi WhatsApp.
Anche a Catanzaro, la Digos ha eseguito una perquisizione a carico di un 17enne inserito in un gruppo WhatsApp dove si condividevano contenuti legati all’estremismo islamico e, parallelamente, all’ideologia nazifascista. In provincia di Livorno, infine, due minorenni di 14 e 16 anni sono accusati di aver realizzato e fatto esplodere un ordigno rudimentale all’esterno di una scuola superiore durante le lezioni. In casa sono stati trovati manuali suprematisti, giacche militari, passamontagna, armi riprodotte prive di tappo rosso, divise delle SS e persino un bilancino per la polvere da sparo.
Dalle perquisizioni sono stati sequestrati dispositivi informatici che verranno analizzati nei prossimi giorni. Le anteprime estratte confermano la presenza di contenuti fortemente violenti, immagini di guerriglieri armati e conversazioni in gruppi estremisti sia di matrice jihadista che suprematista. Il dato più inquietante è che il tempo medio di radicalizzazione si è ridotto drasticamente, passando dai 16 mesi stimati nel 2002 a meno di un mese nel 2025. L’Italia, attraverso la Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione, ha sollecitato la Commissione europea a inserire la radicalizzazione online dei minori tra le priorità della nuova Agenda antiterrorismo.
Dal gennaio 2023 a oggi, sono 12 i minori finiti sotto misura cautelare per reati legati al terrorismo e oltre 100 quelli oggetto di perquisizioni e approfondimenti. Il profilo prevalente emerso dalle indagini è quello di adolescenti con fragilità psicologiche, spesso isolati socialmente, affascinati dalla violenza, abili nell’uso dei linguaggi digitali e immersi in ambienti virtuali dove è facile sentirsi parte di una comunità alternativa. L’uso dell’inglese, la diffusione di meme violenti, la glorificazione di figure radicali, l’impiego di piattaforme di gaming come veicoli di propaganda e la capacità di stampare armi in 3D completano un quadro allarmante.
Le forze dell’ordine italiane segnalano infine un preoccupante processo di ibridazione ideologica, noto come “White Jihad”, in cui convergono elementi dell’estremismo islamista e dell’estrema destra suprematista. In diverse chat frequentate da adolescenti italiani, sono stati trovati contenuti neonazisti e antisemiti, associati a video di uccisioni brutali, quasi sempre riconducibili alla propaganda jihadista. In Europa, solo nel 2024, due terzi degli arrestati affiliati all’ISIS erano adolescenti. E il trend continua: a marzo 2024, un 15enne ha accoltellato un ebreo ortodosso a Zurigo; a ottobre, un 13enne ha sparato contro un’azienda israeliana a Goteborg; sempre lo scorso ottobre, ragazzi tra i 15 e i 20 anni hanno lanciato granate vicino all’ambasciata israeliana a Copenaghen. A maggio 2025, a Boras, una donna è stata accoltellata da un 14enne legato all’organizzazione neofascista 764.
Le indagini italiane confermano che il fenomeno è tutt’altro che isolato. Anzi, si tratta di una minaccia concreta, attuale, e in piena espansione, che coinvolge giovani sempre più piccoli, sempre più fragili e sempre più connessi.
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