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Cronaca

Torino, estorsione ai genitori: condanna sospesa per semi-infermità mentale

La giudice riconosce la semi-infermità mentale e la comunità diventa l’unico appiglio

Torino, estorsione ai genitori

Torino, estorsione ai genitori: condanna sospesa per semi-infermità mentale

Un anno e cinque mesi, pena sospesa. È questa la sentenza arrivata ieri al tribunale di Torino per Marius, 23 anni, accusato di estorsione, maltrattamenti e rapina continuata. La giudice lo ha assolto da tutto, tranne che dall’accusa più dura: aver preteso soldi con la violenza dai propri genitori, gli stessi che lo avevano cresciuto dopo l’adozione dalla Slovacchia. Una vicenda giudiziaria che porta con sé il peso di una storia familiare complessa, dove la paura si è mescolata all’impotenza.

Per la Procura il comportamento era grave: la pm aveva chiesto tre anni e quattro mesi. Ma la difesa, affidata all’avvocato Andrea Cagliero, ha ottenuto un riconoscimento importante: la semi-infermità mentale. La giudice ha infatti stabilito che, quando Marius urlava, minacciava, distruggeva oggetti e pretendeva denaro, non era pienamente in grado di intendere e di volere. E soprattutto ha iniziato da solo un percorso di recupero: oggi è in comunità, ha interrotto l’uso di sostanze e prova a rimettere ordine nella sua vita.

La storia di Marius non nasce dentro le aule giudiziarie. Adottato da piccolo in Slovacchia, cresciuto a Carignano, in provincia di Torino, sembrava avere un destino segnato da fragilità precoci: la balbuzie, le difficoltà scolastiche, la diagnosi di un disturbo di apprendimento. Una serie di fessure che con il tempo sono diventate crepe. La frattura definitiva arriva nel 2023: la fine di una relazione lo spinge nel vortice di droga, alcol e cocaina. Crack, notti insonni, soldi che non bastano mai. Ed è in quel momento che la casa di famiglia si trasforma in campo di battaglia.

I genitori prima provano a sostenerlo, poi a difendersi. Le richieste di denaro diventano minacce, le urla fanno tremare i muri, gli oggetti si rompono. La madre e il padre chiamano i carabinieri quattro volte in pochi giorni. Solo alla quarta hanno la forza di denunciare. In aula, il ragazzo ha spiegato: «Mi sentivo incompreso. Loro cercavano di aiutarmi, ma nel modo sbagliato».

Il tribunale ha riconosciuto anche il percorso di riscatto già iniziato. Non solo la pena è stata sospesa, ma è caduta la misura di sicurezza che obbligava Marius a stare lontano dai genitori. «Quando se la sentirà, alla fine del percorso, cercherà di ricucire un rapporto sano con la madre e il padre», ha dichiarato l’avvocato Cagliero. Una prospettiva ancora fragile, che lascia spazio a un futuro incerto.

Marius non ha precedenti, e non è mai stato considerato un criminale incallito. Piuttosto un giovane borderline, perso nelle dipendenze e incapace di gestire le proprie fratture emotive. La condanna sospesa segna un confine tra il passato e la possibilità di rinascita. La giudice lo ha lasciato libero di continuare il suo cammino in comunità. Ora restano soltanto il silenzio e il tempo. Tempo per curarsi. Tempo, forse, per essere perdonato.

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