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Cronaca
20 Settembre 2025 - 14:07
Ancora una tragedia sulle strade del Cuneese. Questa mattina, lungo la statale 231 a Govone, un motociclista di 41 anni ha perso la vita in seguito a un impatto violentissimo contro un camion. L’allarme è scattato poco dopo le 9: sul posto sono intervenuti sanitari, forze dell’ordine e vigili del fuoco, ma per l’uomo non c’è stato nulla da fare. Le ferite riportate nello schianto si sono rivelate fatali.
La dinamica resta da accertare: i rilievi sono affidati ai carabinieri che hanno transennato il tratto di strada per permettere le operazioni di soccorso e la ricostruzione dell’incidente. Si cerca di capire se all’origine della tragedia vi sia stata una manovra improvvisa, un sorpasso azzardato o una distrazione fatale.
Quella di Govone non è un’eccezione ma l’ennesima conferma di una serie nera che sta funestando la provincia di Cuneo. Solo dall’inizio di settembre sono già quattro i motociclisti morti.
Lunedì scorso, sulla statale 28 a Mondovì, ha perso la vita Andrea Collino, 24 anni, giovane centauro che si è schiantato senza scampo. Pochi giorni prima, lungo la stessa arteria, era morto Paolo Gheza, 52 anni, originario dell’Imperiese. Ancora prima, il 55enne tedesco Holger Korn aveva perso la vita a Sambuco, sulla strada del colle della Maddalena, in un incidente che aveva lasciato sgomenta la comunità locale e la numerosa comunità di motociclisti stranieri che frequentano la valle.
Quattro vite spezzate in appena tre settimane, tutte in sella a una moto.
Il dato complessivo è drammatico. Dall’inizio del 2025, la provincia di Cuneo conta 28 vittime della strada. Di queste, 14 erano motociclisti. Una statistica che dice molto: la metà dei morti sulle strade della Granda viaggiava su due ruote.
Non si tratta solo di numeri. Dietro ogni dato ci sono volti, famiglie distrutte, comunità ferite. Ogni incidente lascia dietro di sé un segno profondo, che va oltre il dolore privato e diventa questione pubblica, di sicurezza e di prevenzione.
La geografia degli incidenti parla chiaro: i teatri delle tragedie sono spesso le statali e le provinciali che attraversano colline, vallate e passi alpini. Strade amate dai motociclisti per i panorami e i percorsi tortuosi, ma rese insidiose dal traffico pesante, dai sorpassi, dalla velocità e da condizioni di manutenzione non sempre ottimali.
Il caso di Govone, sulla statale 231, mette ancora una volta sotto i riflettori un’arteria trafficata, dove convivono camion, auto e moto in un equilibrio fragile. La collisione di questa mattina ha spezzato quell’equilibrio nel modo più tragico.
Il tema della sicurezza stradale torna così al centro del dibattito. Le associazioni dei motociclisti e le forze di polizia stradale da tempo chiedono interventi più incisivi: campagne di sensibilizzazione, controlli mirati, manutenzione delle carreggiate e, soprattutto, un cambio culturale. Perché, come dimostrano i numeri, la moto è un mezzo che espone a rischi enormi: il minimo errore o la minima imprudenza possono diventare irreparabili.
Il bilancio del 2025 nella Granda è già pesante e rischia di aggravarsi con l’autunno alle porte, quando giornate più corte e condizioni meteo peggiori aumentano i rischi di chi si muove su due ruote. Ogni nuova tragedia si aggiunge a una lista che sembra non fermarsi mai.
A Govone, questa mattina, la scena è stata quella che ormai si ripete troppo spesso: sirene, mezzi di soccorso, traffico bloccato e un corpo coperto da un telo bianco. Un’immagine che racconta più di qualsiasi statistica la brutalità di una strada che non perdona.
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