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Cronaca

Uomo di 79 anni trovato morto in casa a Chieri, l’anziano era ai domiciliari per un accoltellamento accoltellamento

Per gli inquirenti si tratterebbe di suicidio. Il figlio ha lanciato l’allarme dopo due giorni di silenzio

Uomo di 79 anni trovato morto in casa a Chieri, l’anziano era ai domiciliari per un accoltellamento accoltellamento

Uomo di 79 anni trovato morto in casa a Chieri, l’anziano era ai domiciliari per un accoltellamento accoltellamento (immagine di repertorio)

Un uomo di 79 anni è stato trovato senza vita all’interno del suo appartamento di via Massa, a Chieri, nella giornata di lunedì 15 settembre. A fare la scoperta sono stati i carabinieri e i vigili del fuoco, allertati dal figlio che da due giorni non riusciva più a mettersi in contatto con il padre. Quando i militari hanno forzato l’ingresso, la tragedia si era già consumata da almeno quarantotto ore. Le prime verifiche escludono ipotesi diverse: si sarebbe trattato di un gesto volontario.

L’anziano si trovava agli arresti domiciliari dalla scorsa primavera. A suo carico pendeva un’accusa grave: tentato omicidio. Il 6 giugno, infatti, era stato arrestato dopo aver accoltellato un ragazzo di 25 anni all’interno del centro commerciale La Filanda di viale Fasano, a Chieri. Una vicenda che aveva destato scalpore in città, perché non si trattava di un episodio improvviso.

Secondo le ricostruzioni, i due si conoscevano da tempo e i rapporti erano segnati da continue tensioni. Il giovane, con precedenti penali, avrebbe ripetutamente provocato l’anziano, con insulti, richieste di denaro e atteggiamenti considerati vessatori. Lo stesso 79enne aveva in passato sporto denuncia, dichiarando di sentirsi sotto pressione e perseguitato da comportamenti ossessivi.

Quel giorno di giugno la situazione era precipitata. Seduto al bar del centro commerciale, l’anziano si era visto nuovamente avvicinare dal ragazzo, che avrebbe ripreso a chiedergli soldi. In quelle concitate fasi, l’uomo aveva estratto un punteruolo, e alla fuga del giovane sarebbe seguito un inseguimento terminato davanti alle casse. Lì, secondo quanto accertato, l’anziano aveva colpito il ragazzo alla schiena con un coltello, provocandogli ferite gravi. Arrestato sul posto, era stato trasferito ai domiciliari in attesa del processo.

Immagine di repertorio

Nelle ore successive all’arresto, aveva dichiarato agli inquirenti che l'uomo la tormentava, e lei aveva paura. Parole che descrivevano una condizione di esasperazione e di fragilità. Nonostante la richiesta della difesa, rappresentata dall’avvocata Vittoria Canavera, il tribunale del riesame aveva confermato la misura cautelare, respingendo l’ipotesi di un alleggerimento delle restrizioni.

Con la morte dell’uomo, l’intera vicenda assume ora contorni ancora più drammatici. I carabinieri hanno avviato accertamenti per capire se l’anziano abbia lasciato dei biglietti o altri elementi in grado di spiegare le motivazioni del gesto. Resta infatti aperta la domanda sullo stato psicologico di un uomo che, già in passato, aveva manifestato una grande vulnerabilità. Nel 2012, a Torino, dopo essere stato sfrattato, si era lanciato nel fiume Po: in quell’occasione due passanti lo avevano salvato, riuscendo a riportarlo a riva.

Il contesto della sua vita recente racconta una spirale di difficoltà. L’accusa di tentato omicidio lo aveva isolato, relegato in casa con la prospettiva di un processo pesante da affrontare. Allo stesso tempo, le continue liti con il giovane che lo importunava avevano scavato un solco di rancore e paura. La misura dei domiciliari, vissuta da lui come una condanna anticipata, potrebbe aver contribuito a un senso di schiacciamento insostenibile.

Gli inquirenti stanno ora cercando di ricostruire le ultime ore di vita dell’uomo. La certezza è che la tragedia si era consumata da due giorni quando il figlio, preoccupato dal silenzio del padre, ha chiesto l’intervento delle forze dell’ordine. Non resta che attendere gli sviluppi delle indagini per capire se l’anziano abbia lasciato un messaggio di addio o una spiegazione del suo gesto.

Chieri si ritrova così a fare i conti con una doppia ferita: da un lato l’aggressione del giugno scorso, che ha mostrato quanto un conflitto personale possa degenerare in violenza; dall’altro la fine drammatica di un uomo anziano, fragile e già segnato da episodi precedenti. Una vicenda che riapre il dibattito sul rapporto tra giustizia, solitudine e condizioni personali di chi si trova coinvolto in procedimenti penali.

Immagine di repertorio

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