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Cronaca

Torino, detenuto “murato” nella cella: il Garante dei diritti dei detenuti avvia accertamenti

Il caso riguarda un 73enne del carcere torinese che avrebbe sigillato la cella con carta stagnola e colla: condizioni igienico-sanitarie definite “inaccettabili”. Gli accertamenti fanno seguito alla denuncia dei Radicali

Torino, detenuto “murato” nella cella: il Garante dei diritti dei detenuti avvia accertamenti

Torino, detenuto “murato” nella cella: il Garante dei diritti dei detenuti avvia accertamenti (immagine di repertorio)

Il Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà ha aperto una verifica sul caso del detenuto del carcere di Torino che si sarebbe “automurato” all’interno della propria cella. La notizia è stata resa nota da Filippo Blengino, segretario dei Radicali Italiani, che ha parlato di un primo risultato ottenuto dopo la denuncia pubblica di alcune settimane fa.

L’episodio risale al 18 agosto, quando una delegazione radicale in visita nella sezione C dell’istituto penitenziario aveva incontrato un uomo di 73 anni che, secondo quanto documentato, avrebbe ricoperto pareti e finestre con carta stagnola, sigillando gli spazi con colla fino a lasciare come unico spiraglio una fessura nel blindo. Una scelta estrema che lo ha portato a vivere isolato, senza contatti con l’esterno se non in occasione di trattamenti sanitari obbligatori.

Le condizioni igienico-sanitarie descritte vengono definite “inaccettabili” e aggravate dall’assenza di controlli medici adeguati, nonostante il detenuto presenti problemi psichiatrici evidenti. Dopo quell’incontro, i Radicali avevano scritto alle istituzioni competenti sollecitando un intervento urgente.

La risposta è arrivata ora, con l’annuncio dell’apertura degli accertamenti ufficiali da parte del Garante. Un passaggio che porta la vicenda sul piano istituzionale e che riporta all’attenzione il tema delle condizioni di detenzione, soprattutto nei casi in cui emergono fragilità psichiche e sanitarie.

Il caso del detenuto “murato” diventa così simbolo di una questione più ampia: come garantire diritti fondamentali anche a chi vive in stato di privazione della libertà e come evitare che l’assenza di interventi trasformi la detenzione in una condanna alla marginalità e alla sofferenza.

Immagine di repertorio

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