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Si fingono carabinieri, rubano un milione a un’anziana e scappano in moto

Due uomini arrestati a Rimini: si muovevano tra Piemonte ed Emilia a bordo di un motorhome carico di moto e refurtiva

Si fingono carabinieri

Si fingono carabinieri, rubano un milione a un’anziana e scappano in moto (foto arci

Un furto da film, messo in scena con freddezza, un travestimento da carabiniere e una moto potente pronta a sparire nel nulla. Vittima, una donna anziana di Bologna, derubata di gioielli e preziosi per oltre un milione di euro. I due autori del colpo, entrambi italiani di 31 e 39 anni, sono stati arrestati a fine luglio in provincia di Rimini, al termine di un’indagine che ha coinvolto polizia, videosorveglianza e intercettazioni, e che ha smascherato un sistema ben più ampio di quanto si pensasse inizialmente.

La truffa risale a maggio. La donna, residente nella zona dello stadio, si era trovata due uomini davanti al portone di casa. Uno indossava una casacca con la scritta "Carabinieri". Le avevano riferito che nella sua abitazione era appena avvenuto un furto, ma che i colpevoli erano già stati arrestati. Un classico copione del raggiro. L’anziana, spaventata ma convinta di avere a che fare con le forze dell’ordine, li ha fatti entrare.

I due, con modi affabili ma decisi, hanno iniziato un’ispezione su entrambi i piani dell’abitazione. Hanno chiesto di controllare il caveau, dove la donna custodiva gioielli, pietre preziose, monete e altri oggetti di grande valore affettivo ed economico. Con lei presente, lo hanno fatto aprire e visionare. Poco dopo, con una scusa, sono scomparsi nel nulla. Quando l’anziana si è resa conto che i preziosi erano spariti, ha chiamato il 112. Ma era troppo tardi.

Gli uomini della Squadra Mobile di Bologna hanno impiegato settimane per ricostruire movimenti, identità e modalità operative dei truffatori. Fondamentali i video di sorveglianza della zona: hanno ripreso i due mentre si allontanavano a bordo di una grossa moto con targa falsa, proprio quella con cui erano arrivati. Nessuna auto nei paraggi. Un dettaglio che ha insospettito gli investigatori.

Le indagini hanno portato alla scoperta di un modello itinerante di criminalità organizzata, con basi logistiche tra le province di Vercelli e Torino, dove vivono le famiglie dei due arrestati. I malviventi, secondo quanto riferito dalla Questura, viaggiavano a bordo di un motorhome, una specie di camper trasformato in quartier generale mobile, all’interno del quale trasportavano motociclette, attrezzi da scasso, divise fasulle, contanti, gioielli e refurtiva da piazzare. Cambiavano città frequentemente, scegliendo le vittime con attenzione, spesso anziani soli in zone residenziali.

Il blitz è scattato il 28 luglio, quando gli agenti li hanno intercettati a Rimini. Nella perquisizione sono stati trovati indumenti compatibili con il furto di Bologna, una moto di grossa cilindrata, attrezzi per forzare serrature, diversi gioielli di dubbia provenienza e una quantità significativa di denaro contante. Entrambi hanno precedenti per reati contro il patrimonio e, secondo le autorità, potrebbero essere responsabili di altre truffe simili nel Nord Italia.

L’episodio riapre una ferita ormai cronica: quella delle truffe agli anziani, sempre più frequenti, sempre più costruite nei dettagli. Nel 2024, secondo il Ministero dell’Interno, sono stati oltre 18.000 i casi registrati, molti dei quali mai denunciati. I truffatori cambiano tecniche, ma il copione rimane simile: fingersi tecnici, impiegati, forze dell’ordine o sanitari per accedere alle abitazioni e appropriarsi di denaro e oggetti di valore.

A rendere ancor più grave questo episodio è l’uso strumentale dell’uniforme e del ruolo di pubblica sicurezza. Un inganno che mina la fiducia dei cittadini nelle istituzioni, e che espone soprattutto le persone fragili a conseguenze drammatiche. La donna derubata a Bologna non ha subito violenza fisica, ma resta profondamente provata dall’accaduto, come confermato dagli investigatori.

Nel frattempo, la Polizia continua le indagini per identificare eventuali complici e collegare altri casi simili alla coppia arrestata. L’inchiesta, infatti, si allarga su più regioni. Si indaga anche su possibili basi logistiche o ricettatori in grado di piazzare sul mercato i beni sottratti.

Chiunque riconosca gli oggetti sequestrati o abbia avuto contatti con finti carabinieri è invitato a rivolgersi alla Questura di Bologna. Nel frattempo, le autorità rinnovano l’appello a diffidare sempre da visite a domicilio non annunciate, a non aprire mai la porta a sconosciuti e a contattare immediatamente il 112 in caso di dubbi.

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