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Cronaca

Truffa a quattro ruote: noleggiavano auto e le vendevano in concessionarie, 22 indagati

Indagine della Guardia di Finanza su 22 persone accusate di truffa, autoriciclaggio e falsi documentali

Truffa a quattro ruote

Truffa a quattro ruote: auto noleggiate vendute nelle concessionarie

Noleggiavano auto di lusso, le immatricolavano con documenti falsi e poi le rivendevano a ignari acquirenti attraverso concessionarie compiacenti. Un giro milionario che per anni ha viaggiato sotto traccia tra aeroporti, agenzie e saloni, fino a quando la Guardia di Finanza di Bagheria ha cominciato a seguirne le tracce. Da lì è partita un’indagine che oggi coinvolge 22 indagati in tutta Italia, con accuse pesantissime: falso in atto pubblico, appropriazione indebita e autoriciclaggio.

Secondo quanto emerso, il meccanismo ruotava attorno a una figura centrale, Alessio Spiaggia, 31 anni, già condannato in via definitiva a otto anni di reclusione per il ruolo di regista e beneficiario principale della frode. Attorno a lui, secondo la Procura, si muoveva una rete articolata di complici: prestanome, dipendenti infedeli, intermediari, titolari di concessionarie e agenzie di pratiche auto. Tutti impegnati a garantire che le auto noleggiate potessero essere vendute come veicoli “normali”, senza destare sospetti.

Il trucco era tanto semplice quanto difficile da scoprire. Le auto – in genere di fascia medio-alta, spesso SUV o berline di marca – venivano noleggiate presso società operanti negli scali di Palermo, Catania, Napoli, Roma e Torino. I contratti venivano attivati con documenti apparentemente regolari, ma venivano pagate solo le prime rate. Poi, anziché restituire i veicoli, gli indagati li facevano sparire.

Il passaggio chiave avveniva grazie ad agenzie di intermediazione compiacenti, che producevano documentazione falsa per immatricolare i mezzi a nome di soggetti terzi o società create ad hoc. A quel punto, le auto risultavano “pulite” e venivano immesse sul mercato tramite concessionarie che, secondo gli inquirenti, erano pienamente consapevoli della frode. Il guadagno? Tutto sulla differenza tra il costo (non pagato) del noleggio e il prezzo pieno incassato con la vendita.

Il danno stimato è di circa 1,5 milioni di euro, ma gli investigatori ritengono che il valore reale possa essere anche superiore, visto che alcune auto sono state esportate e rivendute all’estero, rendendone ancora più difficile la tracciabilità. Un veicolo è stato addirittura recuperato in Germania, grazie a una segnalazione incrociata tra Europol e autorità tedesche.

Le concessionarie coinvolte si trovano non solo in Sicilia, ma anche nel Centro-Nord: un dettaglio che conferma la portata nazionale dell’organizzazione e la capacità del gruppo di operare con disinvoltura tra le maglie della burocrazia automobilistica. La documentazione falsa, dicono gli investigatori, era così ben costruita da passare senza problemi i controlli ordinari nei registri automobilistici.

Il modello fraudolento è stato definito “replicabile”, secondo quanto emerge dalla relazione tecnica della Gdf: un sistema in grado di essere riprodotto ovunque ci siano agenzie di pratiche auto e concessionari disposti a chiudere un occhio – o a partecipare attivamente. Ed è proprio su questa rete, ancora in parte da scoprire, che ora si concentrano gli sforzi degli investigatori.

La notifica di avviso di conclusione delle indagini rappresenta il primo passo verso la fase processuale. Gli atti, ora al vaglio della Procura, delineano un’ipotesi di associazione a delinquere finalizzata al profitto illecito, connessa a reati di natura economica e documentale. Alcuni indagati si dicono estranei ai fatti, sostenendo di aver solo “seguito pratiche richieste dai clienti”. Ma per l’accusa, la complicità era sistematica e strategica, non una semplice svista amministrativa.

L’indagine potrebbe avere strascichi su tutto il comparto del noleggio a lungo termine, soprattutto nelle grandi città, dove le società – spesso multinazionali – stanno già intensificando i controlli interni per evitare di diventare, inconsapevolmente, fornitori di truffatori seriali.

Per chi ha acquistato inconsapevolmente una di queste auto, la situazione è complicata: il rischio di vedersi sequestrare il veicolo è concreto, anche se i legali delle vittime stanno già preparando ricorsi per tutelare gli acquirenti in buona fede.

La vicenda riporta al centro un interrogativo che resta senza risposta: quanto è vulnerabile il sistema di registrazione e immatricolazione dei veicoli in Italia? E quanti altri meccanismi simili potrebbero essere già in funzione, sotto la superficie?

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