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Cronaca

Torino, muore solo in casa e resta lì per giorni: il corpo scoperto solo grazie all’odore

Tragedia della solitudine in via Maddalene: un uomo di sessant’anni, seguito dai servizi sociali, trovato morto in stato di decomposizione. Viveva in un alloggio popolare destinato a persone fragili. Indagini in corso sulle cause del decesso

Torino, muore solo in casa e resta lì per giorni: il corpo scoperto solo grazie all’odore

Torino, muore solo in casa e resta lì per giorni: il corpo scoperto solo grazie all’odore

È morto da solo, in silenzio. È rimasto lì, disteso su un divano-letto in un piccolo appartamento di via Maddalene 34, mentre fuori la città continuava a vivere come se nulla fosse. A scoprire il suo corpo, in avanzato stato di decomposizione, sono stati gli agenti della Polizia di Stato intervenuti nella tarda mattinata di mercoledì 30 luglio 2025, dopo la chiamata di una badante preoccupata. L’uomo, un sessantenne conosciuto nel quartiere per il suo passato difficile, non rispondeva più al telefono e nemmeno al citofono. Viveva lì grazie a un progetto sociale del Comune di Torino, in un alloggio di proprietà della sorella, seguito dai servizi sociali. Aveva alle spalle una vita segnata dall’emarginazione, dalla fragilità, forse anche dalla malattia. Ma ciò che più colpisce è la fine: un decesso avvenuto da almeno una settimana, nel silenzio più assoluto, senza che nessuno si accorgesse di nulla.

bara

La badante, una delle poche persone che ancora si prendevano cura di lui, ha suonato più volte senza ottenere risposta. Poi ha avvisato le autorità. Quando la porta è stata aperta, la scena ha gelato il sangue: il corpo ormai irriconoscibile, l’odore insopportabile, la solitudine materializzata in quell’ambiente chiuso, immobile, fermo nel tempo. I sanitari della Croce Rossa hanno potuto solo constatare il decesso, mentre i vigili del fuoco e le volanti della polizia hanno messo in sicurezza l’appartamento e avviato le indagini. Nessun segno di effrazione, nessuna traccia di violenza. Ma gli inquirenti, come sempre in questi casi, non escludono nulla. Le cause della morte verranno chiarite solo dall’autopsia, che dovrà dire se l’uomo sia stato stroncato da un malore, da una patologia, o da qualcosa di meno naturale.

Nel frattempo gli agenti stanno raccogliendo testimonianze, analizzando le immagini delle telecamere di sorveglianza della zona, cercando di ricostruire gli ultimi giorni di vita dell’uomo. La badante è stata ascoltata dagli investigatori: ha raccontato le sue abitudini, i suoi ritmi, i possibili segnali di allarme. Nessuno, però, aveva capito davvero quanto fosse grave il suo isolamento. I vicini, alcuni dei quali si sono fermati davanti al palazzo nel pomeriggio, hanno detto di non averlo visto da giorni. Ma nessuno ha pensato di bussare. Nessuno ha chiesto. Nessuno ha avuto il dubbio che quel silenzio potesse essere un grido.

Via Maddalene è un quartiere popolare, a cavallo tra Barriera di Milano e Regio Parco. Un quartiere che conosce la solidarietà, ma anche la rassegnazione. In tanti vivono soli, in tanti tirano avanti come possono. Il progetto che ospitava l’uomo era nato per aiutare proprio persone come lui: senza fissa dimora, ex tossicodipendenti, malati psichiatrici, anziani senza famiglia. Era stato pensato per restituire dignità, una casa, una rete di sostegno. Eppure qualcosa si è spezzato. Perché si può anche avere un tetto sopra la testa, ma restare comunque soli. Invisibili. Dimenticati.

Questo ennesimo dramma richiama con forza una domanda scomoda: quante altre persone stanno morendo da sole, senza che nessuno se ne accorga? Quanti, nella Torino dell’assistenza pubblica e dei piani di inclusione, finiscono comunque ai margini, esclusi dalla vita quotidiana? Il corpo dell’uomo, rimasto lì per giorni senza che nessuno si accorgesse della sua assenza, è una denuncia silenziosa. Più forte di mille parole. È un dito puntato contro un sistema che, pur con tutte le buone intenzioni, non riesce a essere davvero presente. Non riesce a bussare prima che sia troppo tardi.

La procura ha aperto un fascicolo, l’appartamento resta sotto sequestro, i rilievi tecnici continuano. Ma l’odore che ha fatto scattare l’allarme, l’odore di decomposizione che si è insinuato nei corridoi del condominio e ha costretto i vicini ad affacciarsi, è lo stesso che dovrebbe scuotere le coscienze. Perché non si tratta solo della morte di un uomo. Si tratta della morte di un legame. Della morte di una comunità che non vede più. Che non sente più. Che lascia morire in silenzio, e poi si stringe nelle spalle. E va avanti. Come se nulla fosse. 

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