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Cronaca
25 Luglio 2025 - 09:27
Asia Giannetti ritrovata: il sollievo del padre, ma Aurora Ruta è ancora dispersa
Un’alba che ha restituito respiro e lacrime di sollievo. Dopo giorni di angoscia, la notizia del ritrovamento di Asia Giannetti, la quattordicenne scomparsa lo scorso 18 luglio da una comunità educativa in strada Mongreno a Torino, ha scosso la comunità di Crescentino come un’onda lunga e liberatoria. Nessun telefono, nessun portafoglio, nessuna traccia: così si era allontanata Asia, senza lasciare indizi, alimentando giorno dopo giorno la paura del peggio.
A riportarla a casa ci hanno pensato i carabinieri, con il supporto delle unità cinofile. Un lavoro silenzioso ma incessante che ha condotto al suo ritrovamento all’alba di venerdì, in un’area poco distante da Torino. Ora la giovane si trova sotto osservazione medica e psicologica, protetta da uno scudo di discrezione che le permetta di ritrovare equilibrio, mentre la famiglia si stringe attorno a lei dopo una settimana di incubo. Il padre ha voluto ringraziare le forze dell’ordine e i volontari, parlando apertamente di un “miracolo”.
Ma se una porta si è riaperta, un’altra rimane drammaticamente chiusa. Quasi in parallelo alla gioia per Asia, cresce l’ansia per Aurora Ruta, diciassettenne originaria di Asti, sparita nel nulla lo scorso 21 luglio. L’ultima immagine di lei è alla stazione di Torino Porta Nuova, da dove sembra essersi dissolta. Nessun contatto, nessun aggiornamento. Solo una data che pesa come una macina: il giorno prima, il 20 luglio, era l’anniversario della morte della madre, scomparsa un anno fa, lasciando nella giovane una ferita ancora aperta.
Aurora non è tornata. Non ha lasciato messaggi. Non si sa dove si trovi, né con chi. La sua sparizione, in un momento tanto fragile, aggiunge inquietudine a un quadro già complesso. Le ricerche sono in corso, ma al momento non emergono elementi concreti. Non si esclude alcuna ipotesi, dalla fuga volontaria al possibile coinvolgimento di terzi. Anche in questo caso, le forze dell’ordine mantengono il massimo riserbo, mentre l’appello della famiglia è uno solo: non smettere di cercare.
L’Italia vive ogni estate un’escalation di allarmi per minorenni scomparsi, spesso legati a situazioni di disagio, conflitto familiare, fragilità psicologica. La storia di Asia e quella di Aurora mettono a nudo due facce di una stessa emergenza, che interroga le istituzioni, le comunità educanti, ma anche l’intera società. Troppo spesso si parla di questi casi solo nei giorni dell’emergenza, quando il silenzio diventa assordante e l’assenza insopportabile. Ma cosa succede dopo? Cosa resta nei territori? Quali reti funzionano davvero?
In questo caso, Asia è stata ritrovata. Ma la domanda resta: perché se n’era andata? Che cosa accadeva, o non accadeva, dentro quella comunità? E per Aurora, l’angoscia cresce ogni ora che passa. Chi può averla vista alla stazione? Che abiti indossava? Cosa portava con sé?
Ogni dettaglio, ogni ricordo può essere prezioso. È il momento in cui ogni segnalazione può fare la differenza, come hanno dimostrato tanti ritrovamenti arrivati proprio grazie a occhi attenti e voci che non si sono voltate dall’altra parte. La speranza è che anche per Aurora possa arrivare presto una notizia, un segnale, una traccia.
Nel frattempo, le famiglie restano sospese tra gratitudine e paura, mentre le comunità cercano di farsi carico di questi silenzi, troppo spesso lasciati soli. E intanto si moltiplicano gli appelli sui social, le foto condivise, le richieste di attenzione. Perché anche una sola assenza basta a mettere in discussione il senso stesso di sicurezza e appartenenza. E quando si tratta di ragazze giovanissime, fragili e invisibili, ogni minuto è un’urgenza.
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