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Cronaca

16enne finisce in carcere: il baby criminale terrorizzava i coetanei

Giovane incubo di Alessandria: dal carcere minorile al dibattito sulla rieducazione

16enne finisce in carcere

16enne finisce in carcere: il baby criminale terrorizzava i coetanei

A soli sedici anni, aveva già collezionato un curriculum criminale degno di un adulto: rapine a mano armata, furti violenti, aggressioni a pugni. Ora è finito in carcere, ad Alessandria, dopo che anche la misura dell’obbligo di permanenza in casa si è rivelata insufficiente a contenerne la pericolosità. Il provvedimento, firmato dal Tribunale per i Minorenni di Torino, è arrivato a seguito di una serie di episodi gravi registrati tra febbraio e giugno 2024, che avevano fatto salire il livello d’allarme in città.

Le indagini, condotte con discrezione e tenacia dai Carabinieri di Alessandria, hanno preso il via dopo due rapine a carico di minorenni, avvenute lo scorso febbraio. Le vittime, due ragazzi poco più giovani dell’aggressore, erano state minacciate con un coltello e costrette a consegnare gli oggetti personali. I militari, coordinati dalla procura minorile, hanno visionato ore di filmati di videosorveglianza urbana e privata, ricostruendo i movimenti del ragazzo e riuscendo infine a identificarlo con chiarezza.

Ma la rapina non è rimasta un episodio isolato. Pochi mesi dopo, a inizio giugno, il sedicenne ha colpito di nuovo: stavolta, un pestaggio gratuito, sempre ai danni di un coetaneo. Un'aggressione brutale, senza armi, ma altrettanto grave: il ragazzo è stato preso a pugni, senza apparente motivo. La vittima, ferita, è stata medicata al pronto soccorso e ha denunciato l’accaduto. Anche in questo caso, i carabinieri sono riusciti a raccogliere testimonianze e prove video, arrivando a una conferma definitiva della responsabilità del giovane.

Di fronte a questa escalation, le autorità giudiziarie hanno ritenuto necessario intervenire con urgenza. In un primo momento, il Tribunale per i Minorenni aveva optato per una misura meno invasiva: obbligo di permanenza notturna in casa, pensata per arginare il rischio e tenere il ragazzo sotto controllo. Ma non è bastato. La sua "pericolosità sociale", così come è stata definita negli atti ufficiali, è rimasta elevata e gli episodi di violenza hanno continuato a destare preoccupazione.

Così, nelle scorse ore, il giudice ha deciso per la misura più severa: custodia cautelare in carcere, provvedimento non comune per i minori, ma giustificato – secondo gli inquirenti – da un quadro comportamentale definito "intensamente aggressivo e recidivante". Il sedicenne, che non era alla sua prima segnalazione alle forze dell’ordine, è stato trasferito in una struttura di detenzione minorile.

Il caso ha acceso i riflettori su una realtà giovanile difficile, che nella provincia alessandrina – come in molte altre zone del Piemonte – rischia di sfuggire al controllo. Episodi di violenza, microcriminalità e uso di armi bianche tra minorenni stanno aumentando, secondo quanto riferiscono gli operatori sociali. In particolare, desta allarme la facilità con cui i ragazzi riescono a procurarsi coltelli o strumenti offensivi, spesso acquistati online o reperiti in modo illecito.

Il giovane arrestato non appartiene a una baby gang, secondo quanto emerso finora. Tuttavia, il suo comportamento ha riprodotto schemi tipici del bullismo violento e della microdelinquenza urbana, mettendo in allarme anche le famiglie e le scuole del quartiere in cui vive. Un contesto difficile, segnato da marginalità e mancanza di riferimenti educativi, che potrebbe aver contribuito alla deriva del ragazzo.

Sul fronte giudiziario, l’indagine non è ancora chiusa. Gli inquirenti stanno cercando di capire se il giovane abbia agito da solo o con altri complici, e se esistano altre vittime che, per paura o vergogna, non abbiano ancora denunciato. In parallelo, il caso riapre un dibattito sul ruolo del sistema penale minorile: è sufficiente? Troppo morbido o troppo severo? E quale può essere l’alternativa alla reclusione?

Il carcere minorile, come noto, dovrebbe essere l’extrema ratio, riservato ai casi in cui ogni altro tentativo sia fallito. E secondo i giudici, in questo caso, quel limite è stato superato. Il ragazzo, sostengono, ha scelto la violenza come modalità di relazione, mostrando disinteresse per le regole e assenza di empatia verso le vittime.

Intanto, la città di Alessandria cerca risposte. Tra le famiglie delle vittime, il sollievo per l’arresto si accompagna alla paura che altri ragazzi possano seguire la stessa strada. I carabinieri, nel frattempo, promettono nuovi controlli e un’attenzione rafforzata alle dinamiche minorili, anche con il coinvolgimento delle scuole.

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