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Cronaca
08 Luglio 2025 - 17:37
Carcere al collasso: nuove aggressioni e detenuti sul tetto a Torino. Immagine di repertorio
Al carcere Lorusso e Cutugno non si placa la spirale di violenza. In meno di 24 ore si sono verificati due gravi episodi, che confermano una tensione costante e crescente all’interno dell’istituto. Lunedì 8 luglio un giovane agente della polizia penitenziaria è stato brutalmente aggredito da un detenuto italiano, senza apparente motivo. L’uomo lo ha colpito con pugni e calci al volto, proseguendo anche a terra, finché altri detenuti e colleghi non sono intervenuti per bloccare l’aggressore.
Il poliziotto, ferito, è stato soccorso dal 118 e trasportato all’ospedale Maria Vittoria, dove è stato dimesso con una prognosi di sette giorni. L’aggressione, l’ennesima del 2025, porta a 30 il numero di agenti feriti in 21 differenti occasioni da inizio anno, secondo i dati forniti dall’Osapp, il sindacato autonomo della Polizia Penitenziaria.
Il segretario generale Osapp, Leo Benedusi, denuncia senza mezzi termini “il fallimento politico-gestionale dell’amministrazione penitenziaria” e aggiunge: “Siamo alla totale deriva. Non è più possibile assistere inermi a questa escalation di violenza, mentre il personale delle carceri è senza strumenti, senza organici e senza risposte”. Benedusi sottolinea come il dibattito pubblico si concentri su sovraffollamento e suicidi, ma tralasci “il dilagante strapotere in carcere delle frange più violente e pericolose della popolazione detenuta”, contro le quali lo Stato sembra schierare solo “uno sparuto gruppo di individui in uniforme, del tutto abbandonati dalla propria inerme e inadeguata amministrazione centrale”.
A confermare il clima esplosivo è arrivato, poche ore dopo, un altro evento critico: una protesta spettacolare sul tetto. Intorno alle 13.10, due detenuti extracomunitari sono riusciti a salire sulla copertura del Padiglione C, passando dai passeggi, e da lì hanno chiesto di parlare con un magistrato per “dimostrare la propria innocenza”. L’episodio ha richiesto l’intervento immediato della polizia penitenziaria, che è riuscita, grazie a una difficile opera di mediazione, a convincere i due uomini a desistere e a scendere.
A dare notizia dell’accaduto è Vicente Santilli, che sottolinea come eventi critici si verifichino quotidianamente “in quasi tutti i penitenziari della Nazione, tanto da non fare quasi più notizia nell’opinione pubblica”. La sua valutazione è netta: “È seria la preoccupazione da parte del personale di Polizia Penitenziaria”.
Anche il segretario generale del SAPPE, Donato Capece, interviene con toni durissimi: “Non lasciate soli le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria. Servono regole ferree per ristabilire ordine e sicurezza nelle carceri, attuando davvero quella tolleranza zero verso i detenuti violenti che, anche in carcere, sono convinti di poter continuare a delinquere nella impunità assoluta!”. Capece invoca una presenza forte dello Stato all’interno degli istituti di pena, affermando che “non può tollerare questa diffusa impunità”, e sollecita “provvedimenti urgenti ed efficaci”.
Nel frattempo, nel carcere torinese il clima resta teso e incandescente. Le aggressioni continuano, le proteste si moltiplicano, e la tenuta complessiva dell’istituto sembra sempre più vicina al collasso. Il personale, stretto tra organici ridotti e aggressività crescente, continua a operare in condizioni di estrema difficoltà, con il rischio concreto che il sistema penitenziario esploda nel silenzio generale.
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