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Cronaca
03 Luglio 2025 - 12:43
Misteriosa scomparsa: "Ciao papà, la mamma ci porta al luna park"... poi, il silenzio
Un “ciao papà” pronunciato con innocenza il 28 giugno. Poi più nulla. Nessun messaggio, nessuna chiamata, nessun segnale. Da quel giorno si sono perse le tracce di Loredana Elena Chimu, 41 anni, e dei suoi due figli: Leonardo, 9 anni, e Francesco, appena 2. La famiglia viveva a Livorno, ma l’ultima traccia li colloca a Torino, dove il cellulare della donna è stato localizzato per l’ultima volta prima di spegnersi definitivamente.
Un’indicazione che ha subito allarmato chi indaga: Torino non è sulla rotta più logica verso la Romania, Paese d’origine di Loredana, né verso la Francia. Che la città sia stata una tappa intermedia o una meta deliberata non è ancora chiaro. Ma la presenza a Torino non è stata casuale. Qualcuno potrebbe averla aiutata a nascondersi.
Negli ultimi giorni prima della scomparsa, Loredana sembrava muoversi con precisione. Aveva venduto diversi oggetti su Facebook, probabilmente per recuperare contanti. Si era appena procurata una Citroën C1 nera, un’auto piccola e discreta, perfetta per viaggiare leggeri ma lontano. Targa DY973XX, un dettaglio che ora è diventato cruciale. Il veicolo è stato caricato con il necessario: pochi indumenti, cibo, qualche effetto personale.
Aveva anche chiesto un prestito a una coppia di amici, che però si è rifiutata di aiutarla. Questo particolare fa pensare a una situazione economica critica, forse anche a uno stato di disperazione o urgenza che l’ha spinta a lasciare tutto e a partire. Il fatto che non abbia avvertito nessuno, nemmeno il padre di Leonardo, rafforza il sospetto che si tratti di una fuga pianificata, non di un allontanamento improvviso.
Leonardo, il figlio maggiore, ha lasciato l’ultima traccia vocale: un saluto affettuoso al papà, prima di quella che la madre ha descritto come una gita al luna park. Un pretesto innocente per non destare sospetti. Ma da quel momento, ogni tentativo di contatto è andato a vuoto. Loredana ha spento il cellulare, i profili social non sono stati più attivi. Nessun pagamento tracciabile.
A distanza di giorni, il caso è approdato anche alla trasmissione “Chi l’ha visto?”, dove il padre di Leonardo ha lanciato un appello disperato: ha chiesto almeno di poter parlare con il figlio, sapere che sta bene. Ha implorato Loredana di non togliere ai bambini il diritto di avere un padre, invitandola a tornare o a farsi sentire, in qualunque modo.

Gli investigatori stanno vagliando tutte le ipotesi. Non si esclude che Loredana possa essersi rifugiata in Romania, forse ospite da parenti. Ma ci si chiede perché, in tal caso, abbia deviato verso Torino. L’itinerario sembrerebbe incompatibile con un tragitto diretto verso l’Est Europa. Piuttosto, potrebbe esserci una rete di conoscenze nella città piemontese, magari amicizie del passato, connazionali disposti a offrirle un rifugio temporaneo.
Il mistero è fitto anche perché non ci sono precedenti di conflitti gravi tra i genitori dei bambini. Nessuna denuncia, nessun segnale che potesse far presagire una decisione così estrema. Loredana, secondo chi la conosce, era una madre premurosa. Eppure, qualcosa deve essere successo, qualcosa di sufficientemente potente da spingerla a lasciare tutto e a vivere nell’ombra, pur di non tornare.
La sua identità è ben definita: alta un metro e 65, capelli castani e lunghi, occhi marroni, diversi tatuaggi tra cui una tigre sul braccio destro. Dettagli che potrebbero aiutare nel riconoscimento. Le forze dell’ordine hanno diffuso la sua descrizione e quella dei bambini a tutte le frontiere.
Il caso tocca corde profonde. Non si tratta solo della scomparsa di una madre e dei suoi due figli, ma di una storia che solleva domande su libertà, diritti, disperazione e silenzi. Cosa può spingere una donna a isolarsi dal mondo, portando con sé due creature? E come può, nel 2025, una madre con due bambini svanire nel nulla senza lasciare tracce?
A Livorno, i conoscenti parlano di una donna riservata, gentile, non incline ai conflitti. Nessuno sembra in grado di dare una spiegazione plausibile. Anche i vicini sono sorpresi, raccontano di una famiglia normale, senza particolari tensioni. Ma spesso le difficoltà si consumano nel silenzio delle mura domestiche. E i segnali di disagio restano invisibili fino a quando è troppo tardi.
Nel frattempo, la Citroën C1 nera non è stata ancora ritrovata. Le telecamere di sorveglianza sparse tra Liguria, Piemonte, Lombardia e Valle d’Aosta sono state analizzate in parte, ma per ora senza esiti concreti. Potrebbe essere già oltreconfine, o nascosta in qualche borgo, in attesa di tempi migliori.
L’Italia segue con apprensione. Perché questa non è solo una storia di scomparsa, è anche una vicenda di legami interrotti, di rapporti familiari messi alla prova, di paure che si fanno azioni. Ed è soprattutto un grido d’aiuto, che qualcuno, da qualche parte, potrebbe aver ascoltato.
Ogni segnalazione, ogni dettaglio, ogni avvistamento potrebbe essere decisivo. La speranza resta quella di un ritorno senza tragedie, di un chiarimento, di un abbraccio tra padre e figli che oggi sembrano così lontani, ma che forse sono ancora solo a una scelta di distanza.
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