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Cronaca
28 Maggio 2025 - 10:05
Da un villaggio turistico a un’aula di tribunale
Un villaggio turistico in Sardegna, una storia nata tra turni di animazione e giornate sotto il sole, finita con una stretta al collo e un’aula di tribunale. A Torino si sta celebrando un processo che mette in luce, ancora una volta, quanto possa essere sottile e pericoloso il confine tra passione e persecuzione. Lei è una ragazza poco più che ventenne, residente in un comune della collina torinese. Lui, coetaneo, è originario di Torino. Si sono conosciuti in un contesto apparentemente spensierato, ma quella relazione estiva si è trasformata in un incubo che ora è finito sotto la lente della giustizia.
Il punto di svolta arriva in una sera del 2022, durante una lite in Sardegna. Lui, ubriaco, le stringe il collo con forza. Lei, sconvolta, decide di porre fine alla storia. Ma non sarà così semplice. Il ragazzo non si rassegna alla fine del rapporto: la perseguita, le scrive messaggi continui, la cerca tramite amici comuni, invia note vocali e tentativi di chiarimento a orari improbabili. La situazione si aggrava. E a ottobre 2022 la ragazza si presenta dai carabinieri e denuncia per stalking l’ex fidanzato, portando con sé una documentazione puntuale: screenshot, messaggi salvati, chat che raccontano il continuo tentativo di contatto.
Nel corso dell’udienza del 27 maggio 2025, la giovane ha raccontato tutto al giudice: “Avevo dolore ovunque, mi faceva male deglutire per le ecchimosi. Non era un litigio, è stata un’aggressione”. Un racconto lucido, carico di ferite non solo fisiche. In aula è comparso anche un ex compagno di scuola della ragazza, destinatario suo malgrado dei messaggi dell’imputato. “Gli chiesi cosa volesse, mi rispose che era ubriaco e che stava vivendo un momento difficile perché aveva perso il padre pochi mesi prima”. Una delle amiche della vittima ha aggiunto un altro tassello: “Mi ha scritto alle tre del mattino, mi ha raccontato tutto. Anche del gesto, di quello che aveva fatto, cercava comprensione”.
Il processo è ancora in corso e riprenderà in ottobre, quando sarà il turno del giovane imputato di dare la propria versione. Per ora, l’accusa punta tutto sulla ricostruzione coerente della vittima e sui riscontri oggettivi. L’imputato è in libertà, ma sotto osservazione. Gli atti, intanto, hanno risvegliato attenzione nell’opinione pubblica, soprattutto per la dinamica “ordinaria” di una storia fuori controllo: un amore estivo, una lite degenerata, una persecuzione che passa attraverso lo smartphone e la solitudine. Nessuna scenografia criminale eclatante, ma una quotidianità malata che ha preso forma fino a portare due ragazzi in tribunale.
In un’Italia dove la violenza di genere è spesso raccontata solo quando è troppo tardi, questa vicenda suona come un segnale forte: la possibilità di denunciare, la necessità di ascoltare, il dovere di intervenire prima che sia irreparabile. L’udienza autunnale potrebbe cambiare il quadro giuridico, ma il quadro umano – quello della sofferenza di una ragazza che ha avuto il coraggio di uscire dal silenzio – è già ben nitido.
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