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Cronaca
11 Maggio 2025 - 09:26
Manomette il braccialetto elettronico per perseguitare l’ex
“Devi tornare con me”. Le ripeteva sempre la stessa frase. Come un disco rotto, come un'ossessione che ti toglie il sonno. Non bastava il divieto di avvicinamento. Non bastava il braccialetto elettronico. Lui, 25 anni, si era convinto che quella storia non potesse finire così. Che lei dovesse tornare. Punto. E se non lo faceva, finiva male. Così diceva. Così minacciava.
La vittima, l’ex fidanzata, aveva denunciato tutto. Aveva ottenuto la misura cautelare. Ma non bastava. Il 25enne ha trovato il modo di manomettere il braccialetto, di aggirare il controllo elettronico. E si è rifatto vivo. Appostamenti sotto casa, frasi ossessive, pressione psicologica. Fino a quando lei, ormai con la paura che le si leggeva negli occhi, si è chiusa in casa. E ha parlato con un’amica: “Ho paura”.
Quella frase ha fatto partire l’ennesima chiamata ai carabinieri. Sono andati a prenderlo in via della Gualderia, a Chieri. Questa volta niente scuse. I militari lo hanno fermato. Nessuna resistenza. L’hanno portato dritto al carcere Lorusso e Cutugno di Torino. Violazione delle misure restrittive: ora dovrà rispondere davanti a un giudice.
Una storia che suona maledettamente familiare. Quella di Roua Nabi, ad esempio. Anche lei perseguitata, anche lei aveva un ex con il braccialetto. Anche lei aveva paura. Eppure quel 23 settembre quattro allarmi erano partiti dal dispositivo indossato dal marito, Abdelkader Ben Alaya. Quattro segnali di pericolo. Nessuno preso in carico. Roua fu accoltellata a morte. L’altro giorno l’uomo è stato condannato all’ergastolo.
“Il giorno della morte di mia figlia ci siamo sentite”, racconta la madre, “le ho chiesto dov’è tuo marito, mi ha detto che era uscito col figlio. L’ultima cosa che mi ha chiesto? Delle spugne per il corpo. Mandamele dalla Tunisia, mi ha detto. Non immaginavo sarebbe stato il suo ultimo messaggio”.
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