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Cronaca
22 Maggio 2025 - 01:06
Il Comandante Lovera
Un bacio sulla guancia. Un gesto che per Alessandro Lovera, ex comandante della polizia locale di Bardonecchia, avrebbe avuto «un valore casto e incoraggiante». Ma che, secondo l’accusa, si sarebbe trasformato in una molestia non richiesta ai danni della sindaca Chiara Rossetti. È questo uno degli episodi al centro del processo che si sta celebrando nell’aula 4 del Palazzo di Giustizia di Torino, dove Lovera ha affrontato un lungo interrogatorio durato sei ore, tra pause e momenti di forte tensione emotiva.
La sindaca si è costituita parte civile, assistita dall’avvocato Riccardo Salamone, e ha ribadito in aula la denuncia presentata nel 2022. Le sue parole sono state nette: «Mi sono sentita congelata, esterrefatta. Non sono abituata a questo tipo di attenzioni. Sono stata ridicolizzata, come donna, come mamma, come sindaca».
Dall’altra parte, Lovera – oggi rientrato al lavoro in municipio ma non più alla guida della polizia municipale – ha ricostruito una versione radicalmente diversa. Ha parlato di un rapporto di grande confidenza con la prima cittadina, citando messaggi in cui lei lo avrebbe definito «il suo comandante preferito» e persino «il suo mito». Un legame, ha detto, che si sarebbe incrinato solo in seguito a maldicenze interne. «Averle dato troppa confidenza è stato l’errore più grande della mia vita», ha ammesso.
La scena del bacio, così come descritta dall’imputato, è un’altra. «Le ho dato un bacio sulla guancia, sì, ma con le mani poggiate sul gomito. Come un gesto di incoraggiamento, di affetto professionale», ha spiegato Lovera, assistito dall’avvocata Maria Strambi Ferrini. Ha negato qualunque intenzione molesta, sottolineando di non averla mai sfiorata in modo inappropriato. «Sarà durato pochi istanti», ha detto. «Io sono un uomo sposato, non ho mai avuto una relazione con lei, e sfido chiunque a dimostrare il contrario».
Il pubblico ministero Giulia Rizzo ha incalzato Lovera con domande sui messaggi scambiati, sulla natura del loro rapporto e sulle sue iniziative nei confronti della sindaca. La presidente del collegio, la giudice Immacolata Iadeluca, ha più volte dovuto frenare le domande troppo intrusive: «Questo è un processo penale, non un salotto di gossip».
Ma le accuse a carico di Lovera non si fermano alle presunte molestie. L’ex comandante deve rispondere anche di peculato, per aver usato un monopattino elettrico ottenuto in premio dal Comune per uso personale. Un'accusa che respinge con decisione: «L’ho usato una sola volta. E comunque era destinato ai cantonieri, non a me».
A ciò si aggiungono le imputazioni per tentata truffa e falso ideologico, in concorso con l’ex sindaco di Vernante Gian Piero Dalmasso e il segretario comunale Fabrizio Salvatico. L’accusa: aver cercato di manipolare le schede di valutazione per ottenere punteggi migliori. Anche su questo fronte, Lovera si proclama estraneo ai fatti: «Non ho mai fatto pressioni su nessuno».
Il processo è ancora in corso e si preannuncia complesso, con molte testimonianze ancora da ascoltare e una fitta documentazione da esaminare. Ma una cosa è certa: dietro a questa vicenda si intrecciano dinamiche istituzionali, relazioni personali e questioni di potere che rischiano di lasciare strascichi profondi, ben oltre i confini di Bardonecchia.
Dopo un periodo di sospensione, Lovera è tornato a lavorare presso il comune, ma con un incarico diverso, ora relegato a funzioni amministrative. Tuttavia, la sua presenza ha generato forti tensioni. La gestione delle accuse e della convivenza forzata tra Rossetti e Lovera appare come una miccia accesa che minaccia l’equilibrio del palazzo comunale. Nel frattempo, le reazioni dei cittadini oscillano tra preoccupazione e solidarietà, e il dibattito è diventato terreno di discussione in tutta la comunità.
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