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Cronaca
21 Maggio 2025 - 11:11
Scommesse illegali, orologi fantasma e milioni riciclati: ai domiciliari i gestori delle puntate dei calciatori
Una rete fitta, fluida, invisibile. Eppure reale, tanto da muovere oltre 1,5 milioni di euro, intrecciando scommesse illegali, giocatori di Serie A, piattaforme online off-shore, bonifici simulati e orologi mai consegnati. È questo il cuore dell’inchiesta milanese che ha portato agli arresti domiciliari per cinque indagati, tra cui i presunti registi del sistema: Tommaso De Giacomo e Patrik Frizzera, accusati di essere i gestori occulti delle puntate clandestine.
L’ordinanza, firmata dal gip Lidia Castellucci, su richiesta dei pm Roberta Amadeo e Paolo Filippini, fa tremare il mondo del calcio italiano, perché i due gestori non agivano da soli. A supportarli c’era un gruppo strutturato attivo nell’area milanese, con ramificazioni nei conti correnti e nelle identità di copertura utilizzate da diversi giocatori professionisti, tra cui Nicolò Fagioli, Sandro Tonali, Alessandro Florenzi, Mattia Perin, Weston McKennie, Raoul Bellanova e Samuele Ricci, tutti già emersi nei mesi scorsi come scommettitori assidui, a volte anche promotori delle piattaforme stesse.
Al centro del meccanismo la gioielleria “Elysium Group”, vera centrale operativa del riciclaggio. Antonio Scinocca, Antonino Parise e Andrea Piccini – rispettivamente legale rappresentante, socio ed ex socio – sono finiti sotto misura cautelare per aver messo a disposizione conti correnti, emesso fatture false, simulato vendite di orologi e beni di lusso mai consegnati, con l’unico scopo di ripulire i soldi derivanti dalle puntate e dai debiti di gioco dei calciatori. Un sistema tanto collaudato quanto surreale: le fatture per un Rolex servivano in realtà a coprire bonifici di migliaia di euro, che i giocatori effettuavano per saldare i propri conti con il banco clandestino.
Scommesse illegali
Secondo la Guardia di Finanza, l’organizzazione disponeva di strumenti agili e non tracciabili: PostePay, Revolut, carte anonime, prestanome, il tutto per frammentare le operazioni e aggirare i controlli antiriciclaggio. In più, alcuni calciatori sarebbero stati incentivati con bonus o sconti sui debiti se avessero portato nuovi clienti o promosso attivamente le piattaforme illegali, diventando così collettori. È il caso, già noto, di Fagioli e Tonali, indagati non solo come scommettitori ma anche come figure attive nella diffusione del sistema.
Già lo scorso 11 aprile, i cinque indagati erano stati raggiunti da decreti di perquisizione e sequestro preventivo: oltre 929mila euro vincolati su conti bancari, 104mila euro in contanti, sei unità immobiliari per un valore di quasi mezzo milione, e 240mila euro trovati direttamente nella gioielleria. Un patrimonio consistente, che testimonia quanto fosse ramificato, redditizio e ben orchestrato il sistema.
Il procuratore capo Marcello Viola ha ricordato come le misure siano arrivate solo dopo gli interrogatori del 17 aprile, confermando il quadro accusatorio emerso dalle indagini della Sezione di polizia giudiziaria – aliquota Gdf della Procura di Milano, che ha scoperchiato uno dei sistemi di scommesse illegali più sofisticati degli ultimi anni, con ramificazioni dirette nel calcio professionistico.
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