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Cronaca
22 Aprile 2025 - 09:27
Tragedia sui binari della Torino-Savona: circolazione sospesa e pendolari bloccati
Un treno, una linea interrotta, una vita spezzata. La mattina di martedì 22 aprile si è aperta con una tragedia sulla tratta ferroviaria Torino-Savona, dove la circolazione è stata sospesa tra Trofarello e Carmagnola a causa dell’investimento di una persona, deceduta sul colpo. Secondo le prime informazioni diffuse da Rfi, si tratterebbe con ogni probabilità di un suicidio. La dinamica è ancora al vaglio degli inquirenti, ma l’impatto umano e collettivo è già evidente.
I treni regionali hanno subito ritardi, cancellazioni e limitazioni di percorso, gettando nel caos centinaia di pendolari e viaggiatori, travolti da un evento che va oltre la cronaca. Perché a fermare tutto, questa volta, non è stato un guasto tecnico né una protesta sindacale, ma un gesto estremo, silenzioso e disperato.
Quando una tragedia del genere irrompe in uno spazio pubblico come una ferrovia, la reazione immediata è lo sconcerto. Ma subito dopo viene la riflessione. Il suicidio resta uno dei tabù più spessi nella narrazione collettiva, un argomento scomodo, spesso evitato. Eppure, parlarne è fondamentale.
Tragedia sui binari
Perché ogni vita che si spegne così porta con sé una storia non ascoltata, un dolore non raccolto, un grido rimasto inascoltato. E in quel vuoto – tra le rotaie, tra le coincidenze saltate, tra gli annunci automatici nelle stazioni – risuona la fragilità di un sistema che ancora fatica a offrire risposte tempestive a chi chiede aiuto in silenzio.
Esistono strumenti. Ci sono numeri da chiamare, volontari che ascoltano, servizi che funzionano. In caso di emergenza, il numero unico 112 è sempre attivo. Ma ci sono anche linee dedicate, come il Telefono Amico (02 2327 2327), attivo tutti i giorni dalle 10 alle 24, oppure via WhatsApp al 345 036 1628 dalle 18 alle 21.
Anche Samaritans Onlus è un presidio importante: risponde al 06 77208977, tutti i giorni dalle 13 alle 22. Parlare può salvare, anche quando tutto sembra perduto. La scomparsa di una persona per suicidio è un’onda che colpisce non solo chi resta, ma anche chi non ha mai conosciuto la vittima. È il senso di impotenza che si diffonde tra i viaggiatori in attesa, nei binari fermi, nei tabelloni che lampeggiano con ritardi. Ma è anche un’occasione, seppur amara, per ricordare che l’ascolto e il supporto non sono lussi: sono necessità.
Nel caos ferroviario di un martedì qualunque, una voce si è spenta. E in quel silenzio, ci siamo tutti.
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