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Cronaca
09 Aprile 2025 - 11:42
Torino, minacce e violenza: “Se non mi sposi ti sciolgo nell’acido”
Un messaggio come promessa: “Se non mi sposi ti sciolgo nell’acido”. Così si è aperta, due anni fa, la vicenda di una donna torinese che oggi siede sul banco delle parti civili, in un processo per maltrattamenti in famiglia che scuote le aule del tribunale di Torino. Una storia che parla di paura, illusioni, e di quel lungo percorso necessario per dire basta. È il novembre 2023 quando la donna – dopo mesi di silenzi e botte – trova finalmente il coraggio di denunciare il marito. Da allora, inizia per lei un doppio processo: quello giudiziario e quello, ben più intimo, della ricostruzione personale.
In aula ha raccontato tutto. La voce spezzata, ma lucida. Rappresentata dall’avvocato Mauro Carena, ha descritto una relazione segnata sin dall’inizio da un controllo ossessivo, degenerato presto in violenza. La minaccia di morte prima delle nozze non è bastata a farla fuggire. “Pensavo di poterlo cambiare – ha detto – mi aveva promesso che ce l’avrebbe messa tutta per costruire una famiglia. Ho creduto in lui. Ho sbagliato.”
Aggressioni e minacce mandano in frantumi un matrimonio
Ma la realtà è arrivata cruda e violenta. La scoperta di un tradimento è stata la miccia: un’aggressione, un labbro rotto, il volto tumefatto e la consapevolezza che non sarebbe finita lì. La denuncia ha segnato l’inizio della fine, ma anche l’inizio della lotta.
Il marito, oggi imputato e difeso dall’avvocato Roberto Franco, non ha solo negato le accuse. Ha rilanciato, denunciando a sua volta la donna per aver registrato la loro seconda figlia all’anagrafe con il solo cognome materno. La donna ha spiegato che all’epoca si trovava sola in ospedale, e che la separazione era già in corso. “Non ho mai detto che non avrei messo anche il suo cognome. Ma ero sola, e in quel momento non c’era nessuno con me. La priorità era mia figlia”.
Una guerra giudiziaria che racconta molto più di una disputa anagrafica. Racconta una dinamica di potere, la volontà di esercitare controllo anche dopo la fine dell’amore. Racconta il peso che porta chi cerca di uscire da una relazione tossica e si trova a combattere su più fronti: legale, sociale, psicologico.
Il processo, ancora in corso, è destinato a diventare simbolo di una battaglia collettiva, quella contro la violenza di genere che troppo spesso inizia tra le mura di casa, nel silenzio, tra promesse d’amore e minacce inaccettabili.
Questa storia non è un’eccezione. È un riflettore acceso su tutte quelle storie che restano nascoste. Fino a quando una donna, finalmente, decide di parlarne.
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