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Cronaca
07 Febbraio 2025 - 18:23
Nuovi sviluppi nella vicenda che ha scosso la comunità scolastica di Ciriè. Il professore di scienze dell'istituto superiore Fermi-Galilei, accusato di presunte molestie nei confronti di alcuni studenti, è stato ufficialmente sostituito da una nuova insegnante mentre le indagini proseguono sotto il coordinamento della Procura di Ivrea.
"Siamo tutti dispiaciuti - scrive in una nota il dirigente scolastico Vincenzo Giammalva - la comunità scolastica del Fermi-Galilei si affida al lavoro delle autorità competenti per accertare responsabilità ed esprime vicinanza a coloro, tra gli studenti, che sono stati coinvolti e farà di tutto per ristabilire un ambiente sereno e tranquillo per procedere nel cammino di questo anno scolastico".
L'inchiesta ha preso avvio lo scorso 14 gennaio, quando uno studente, con il supporto dei genitori e dei compagni di classe, ha presentato una prima denuncia ai Carabinieri della compagnia di Venaria Reale, riferendo presunti episodi di condotta inappropriata da parte del docente. Nei giorni successivi, la situazione ha assunto contorni ancora più gravi con l'emergere di materiale video raccolto dagli studenti stessi all'interno dell'aula durante le lezioni. I filmati, diffusi in rete, hanno alimentato il clamore attorno alla vicenda, mostrando presunti comportamenti molesti dell'insegnante, tra cui il contatto fisico inopportuno con gli alunni.
Il 28 gennaio, il giornalista Francesco Vivenza ha diffuso un'intervista in cui ha messo il professore di fronte alle immagini raccolte, incalzandolo con domande dirette. Questo confronto avrebbe portato l'insegnante a sospendere la sua presenza in classe, mentre il materiale raccolto dal reporter è stato acquisito dagli inquirenti per l'inchiesta ufficiale.
A seguito della denuncia, le forze dell'ordine hanno sequestrato il cellulare di Vivenza insieme a tutta la documentazione in suo possesso. Un'azione che evidenzia la delicatezza delle indagini e la necessità di verificare l'autenticità dei contenuti diffusi pubblicamente.
La sostituzione del professore con una nuova insegnante segna un passo significativo per il ripristino della serenità all'interno dell'istituto. Nel frattempo, la comunità scolastica resta in attesa di ulteriori sviluppi e delle eventuali decisioni della magistratura in merito alle accuse. L'attenzione resta alta, con i genitori che chiedono maggiore vigilanza e protocolli più rigidi per la tutela degli studenti.
Le indagini, coordinate dalla Procura di Ivrea, sono ancora in corso e potrebbero portare nei prossimi giorni a nuovi risvolti. La speranza, da parte di tutti, è che venga fatta luce sulla vicenda nel minor tempo possibile per garantire giustizia agli studenti coinvolti e restituire alla scuola un clima di fiducia e sicurezza.
L'avvocata Monica Commisso, che ha depositato in Procura i video raccolti dagli studenti e il materiale girato dal reporter, ha espresso un duro atto d'accusa contro il clima di omertà che ha avvolto la vicenda fino alla sua emersione pubblica.
"Anch’io, come molti, mi sono chiesta per giorni perché nessuno avesse parlato prima. Perché studenti, genitori, preside e istituzioni siano rimasti in silenzio. Perché ci sia voluto un reporter per portare alla luce questa vicenda. E per trovare delle risposte, ho consultato diversi psicologi con cui collaboro, per cercare di capire i meccanismi che portano una comunità intera a tacere di fronte a fatti tanto gravi.
E sapete qual è la verità? La paura. Il conformismo. L’opportunismo. Il silenzio non è mai casuale. Si tace perché conviene. Perché parlare ha un prezzo. Perché il sistema è marcio e chi denuncia viene isolato, screditato, trattato da colpevole. E questo caso ne è la prova più lampante e perfetta.
Non è forse lo stesso meccanismo che porta molte donne a non denunciare i mariti violenti? Quante volte abbiamo visto vittime che, invece di essere ascoltate e protette, sono state messe in discussione? Quante volte si è detto: “Perché non è scappata prima?” “Ma sei sicura di non averlo provocato?” “Non poteva risolverla in altro modo?”
Pensiamo ai casi di Giulia Cecchettin, Saman Abbas, Pamela Mastropietro. Quante volte la società ha voltato lo sguardo dall’altra parte fino a quando era troppo tardi? Quante volte, davanti a storie di abusi, il problema è stato chi ha denunciato, anziché chi ha commesso il reato?
A chi ha attaccato il reporter, a chi ha detto che "ha sbagliato il metodo", che "voleva solo farsi notare", chiedo: dove eravate voi? Quando tutto accadeva, dov’era il vostro senso di giustizia? Dov’erano le vostre denunce, il vostro coraggio, il vostro senso civico?
Perché il vero scandalo non è il video. Il vero scandalo è che senza quel video, nessuno avrebbe mai fatto nulla.
E a chi ancora si ostina a criticare chi ha parlato, invece di interrogarsi su anni di silenzio, chiedo un’ultima cosa: se chi ha denunciato è stato trattato come un problema, non è forse la prova che chi ha taciuto aveva ragione ad aver paura?
Questo modo di pensare è il cancro della nostra società. È la morte del senso civico. È il motivo per cui gli abusi si ripetono impuniti. E finché chi rompe il silenzio verrà attaccato invece che sostenuto, non avremo mai giustizia. Solo omertà. Solo paura. Solo gente pronta a chiudere gli occhi e a prendersela con l’unico che ha avuto il coraggio di aprirli."
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