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Cronaca
14 Gennaio 2025 - 17:39
Fatmir Ara, 42 anni, in foto con la sorella Mirela
Dopo un anno di udienze in Corte d'Assise, fiumi di testimoniante e montagne di prove, oggi la Pm Elena Parato ha chiesto la pena dell'ergastolo con isolamento diurno per Davide Osella Ghena, accusato dell'omicidio premeditato di Fatmir Ara, l'imprenditore albanese di 42 anni, ucciso con 5 colpi di lupara in un boschetto di roveri a San Carlo Canavese mettendo in scena un piano che ha portato alla morte di un uomo, e alla sofferenza di una famiglia distrutta. "Un omicidio commesso con i guanti, con un'arma caricata non solo per uccidere, ma per sfigurare, dilaniare - ha sottolineato l'avvocato Giuseppe Pipitone, legale di parte civile della moglie di Fatmir -, Un omicidio che non possono commettere tutti. Non è facile uccidere così. Cosa Nostra assolta dei killer per ammazzare in quel modo barbaro. Vengono chiamati "bestie"".
Ritenuta colpevole anche la sorella, Barbara Osella Ghena, per la quale la Pm ha chiesto 22 anni di carcere. A lei è contestato il concorso morale e la premeditazione. Pena più bassa per Angrea Fagnoni, l'amico complice di Davide, l'unico a rendere una confessione piena. Per lui la Pm Parato ha chiesto una condanna a 13 anni di reclusione.
Chi ha ucciso Fatmir, ha ucciso anche i suoi 4 figli di 6, 8, 15 e 18 anni, ha ucciso la moglie Marinela, l'amata sorella Mirela che di udienza non se n'è persa una, partendo ogni volta alle 5 del mattino da Padova, dove vive con il marito Walter che in queste udienze è stato la sua roccia.
La richiesta di ergastolo per Osella Ghena non è solo un atto di giustizia, ma la risposta forte a quella che viene ritenuta dall'Accusa una violenza premeditata, a un crimine che ha segnato nel profondo la vita di chi è rimasto, ma anche un attacco diretto alla coscienza collettiva di una società che non può permettere che tali orrori rimangano impuniti. La PM Parato ha parlato con fermezza, ribadendo che la pianificazione meticolosa dell'omicidio di Fatmir Ara, realizzata con il contributo di più figure, merita una risposta severa che segnali la gravità del gesto e la pericolosità dell’imputato.
In questo drammatico scenario, si è alzata la voce dell'Avvocato Celere Spaziante, legale di parte civile, che ha preso la parola con una forza travolgente. Rappresentante dei genitori di Fatmir Ara, l’avvocato ha demolito l’immagine stereotipata di un uomo ridotto a "farabutto", un "bandito", un semplice "albanese" dalla narrazione fatta nella prima ora. Spaziante ha voluto restituire a Fatmir Ara la sua umanità, restituire dignità a un uomo che, nonostante il suo passato controverso, non meritava certo di essere ucciso così.
"Fatmir Ara non era il criminale che vi hanno descritto", ha esordito l’avvocato. "Era un uomo che lavorava duramente, ogni mattina, per garantire un futuro migliore alla sua famiglia. Era un padre che amava i suoi figli, tanto da tatuarsi i loro nomi sulla pelle, un uomo che amava l'Italia, al punto da chiamare una delle sue figlie 'Fiorentina', in onore di questo Paese che gli aveva dato tanto. Non era un bandito, non era un 'albanese', come qualcuno ha cercato di far credere. Era un uomo di grande dignità, che aveva costruito, con fatica, un’azienda solida, rispettato nel Canavese, un uomo che stava scontando un processo minore, ma che non doveva morire in quel modo."
Fatmir Ara aveva 42 anni e vivea da 20 anni A Mathi
La forza dell’arringa è stata anche un grido di disperazione contro la violenza verbale e psicologica subita dai familiari di Ara durante il processo. "Abbiamo dovuto sopportare, udienza dopo udienza, le menzogne di chi ha cercato di costruire una narrazione che non corrisponde alla verità. 17 ore di interrogatorio e il PM ha sprecato il suo tempo per ascoltare versioni contraddittorie. Quanto tempo è stato perso? Quanto dolore è stato inflitto a una famiglia che aveva già perso tutto?"
Spaziante ha raccontato con intensità il momento della morte di Ara: "Stavo preparando l’atto di appello per il processo che Ara stava affrontando, quando ricevetti la telefonata che mi informava della sua morte. Era settembre, una domenica, e io ero su un campo da calcio. La notizia mi ha colpito come un fulmine. Ho dovuto chiamare il cognato, Walter, per dirgli che non c’era più nulla da fare. Ara Fatmir era morto. Un uomo rispettato, un punto di riferimento per tanti nel Canavese, gettato cvia come fosse letame".
La durezza dell’intervento dell'avvocato ha toccato anche un altro aspetto sconvolgente: la crudeltà con cui è stato trattato il corpo di Fatmir Ara. "Davide Osella Ghena lo ha trascinato tra i rami, l'ha buttato via come un sacco di immondizia. Un uomo che ha dato tanto, che ha lavorato e contribuito alla comunità, è stato trattato come un rifiuto, come un oggetto. Come si può giustificare tutto questo?"
Poi, con rabbia contenuta, ha aggiunto: "Osella Ghena è un uomo pericoloso, che ha mentito per tutto il processo e che alla sua amante raccontava di essere stato un mercenario in Ucraina. Era un uomo che aveva un obiettivo preciso: uccidere Ara. Non c’era spazio per la pietà."
Spaziante ha concluso la sua arringa con un appello appassionato, rivolto a tutti i presenti in aula, e soprattutto ai giurati popolari: "Fatmir Ara non era il 'criminale' che volevano farci credere. Era un uomo di carattere, che si è fatto strada con le proprie forze. E ora, signori giurati, il vostro compito è semplice: fare giustizia. Per lui, per la sua famiglia, per i suoi figli. Non possiamo permettere che questa morte vada perduta nel silenzio. Ara non merita di essere dimenticato come un 'farabutto'. Ara merita giustizia."
L’aula si è riempita di silenzio mentre scorrevano le lacrime dei familiari. Le parole dell’avvocato hanno risuonato come un pugno nello stomaco per tutti i presenti. Oggi non si è solo parlato di un delitto. Si è parlato di dignità, di umanità e di giustizia, temi che, come mai prima, hanno preso il sopravvento su ogni altra considerazione.
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