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Cronaca
25 Ottobre 2023 - 10:18
L'ex sindaca di Lessolo, Elena Caffaro
La Corte di Cassazione ha confermato la condanna di due anni e quattro mesi per l'ex sindaca di Lessolo, Elena Caffaro, in relazione all'utilizzo di fatture false per evadere il fisco nel contesto della società Cami di Volpiano. La sentenza definitiva è giunta il 13 settembre, mettendo definitivamente fine al caso.
Elena Caffaro aveva annunciato le sue dimissioni il 2 agosto scorso, citando "motivi strettamente personali", che avevano portato alla nomina di un commissario per la gestione del Comune.
L'accusa con la quale è andata a giudizio riguardava l'emissione di fatture false per un importo totale di circa quattro milioni di euro, sebbene una parte dei reati fosse andata prescritta.
Parallelamente a questa vicenda, emersero gravi accuse di bancarotta connessa al fallimento del 2014 della Cami di Volpiano. Il procuratore Alessandro Gallo aveva condotto le indagini preliminari nei mesi precedenti, e il procedimento era giunto alla fase dell'udienza preliminare dinanzi al giudice Antonio Borretta.
ELENA CAFFARO
In questa ulteriore vicenda, Elena Caffaro, 50 anni, è imputata insieme a Luciano Formento, 70 anni, ex presidente del consiglio di amministrazione (del quale faceva parte anche Caffaro) e Giuseppe Colombotto, 68 anni, ex amministratore delegato della società. Tutti e tre sono assistiti dall'avvocato Stefano Comellini, che ha sempre sostenuto che le fatture contestate si riferissero a operazioni effettive.
Inoltre, ha evidenziato che il fallimento era in gran parte dovuto a un debito tributario, senza il coinvolgimento di altri dipendenti o fornitori.
Inizialmente, nel processo di primo grado a dicembre 2019, Caffaro era stata condannata a due anni e dieci mesi di carcere e all'interdizione dai pubblici uffici per lo stesso periodo di tempo. Il procuratore Alessandro Gallo aveva chiesto una pena di tre anni. Tuttavia, in appello, la pena era stata ridotta a causa della prescrizione di tre capi d'imputazione relativi a fatture false emesse negli anni 2010, 2011 e 2012.
La società Cami di Volpiano si occupava della fabbricazione di imballaggi in materie plastiche, tra cui piatti, bicchieri e tovaglioli prodotti monouso per ospedali, mense e case di riposo.
Secondo le sentenze dei tre gradi di giudizio, la società aveva utilizzato una serie di società per emettere fatture relative a prestazioni inesistenti. Durante il processo di primo grado, uno degli investigatori della Guardia di Finanza aveva testimoniato: "Siamo giunti alle fatture false della Cami analizzando la documentazione contabile di un'altra azienda, la New Line spa di Reggio Emilia, coinvolta in operazioni illecite di emissione di fatture false nel settore delle materie plastiche".
La New Line, poi dichiarata fallita a causa di un crac finanziario per 270 milioni di euro, commerciava biciclette e abbigliamento sportivo. Ma aveva anche un settore nel commercio della plastica sconosciuto al fisco.
Le indagini avevano rivelato che la New Line organizzava il finto trasporto di materiale plastico utilizzando persone con partita IVA coinvolte in settori diversi da quello del trasporto di plastica, e che non avevano i mezzi per effettuare il trasporto indicato nelle fatture. Alcune di queste fatture erano state incassate e contabilizzate anche dalla Cami spa, che le aveva successivamente compensate con l'IVA.
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