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Cronaca
06 Settembre 2023 - 23:34
Il treno che ha investito gli operai
“Penso che il video parli. Mio fratello si è fatto autogiustizia”.
Lo ha detto Antonino Laganà, fratello e collega di Kevin, la più giovane delle cinque vittime dell'incidente ferroviario di Brandizzo, dopo essere stato ascoltato come testimone in procura a Ivrea.
Antonino Laganà con il padre Massimo insieme all’avvocato, Enrico Calabrese, all’arrivo in Procura a Ivrea
Il riferimento è al filmato realizzato la sera stessa Kevin nel luogo in cui pochi minuti dopo si sarebbe verificata la tragedia.
Antonino è stato sentito dagli inquirenti per quasi quattro ore.
Massimo Laganà, padre di Antonino e Kevin, si è allontanato da palazzo di giustizia dicendo ai giornalisti "lasciateci con il nostro dolore".
I due erano accompagnati dall'avvocato di famiglia, Enrico Calabrese, che non ha preso parte all'audizione di Antonino.
Un terribile atto d'accusa lanciato da chi non può più parlare. Un gesto di "autogiustizia" compiuto da chi non può più chiedere nulla.
Questo è diventato il video di Kevin, il più giovane dei cinque operai morti la sera del 30 agosto nell'incidente ferroviario di Brandizzo.
Così, con la parola 'autogiustizia', Antonino Laganà, fratello e collega della vittima, ritrova un nuovo senso a quei sei minuti e 48 secondi di filmato che erano stati prodotti con un telefonino semplicemente per intrattenere gli amici sui social.
Da quanto sta emergendo dallo sviluppo delle indagini, quello di Brandizzo non è stato un caso isolato: in altre occasioni è capitato che lavori sui binari cominciassero nonostante il passaggio di convogli.
Un aspetto che i magistrati dovranno approfondire.
Così come intendono approfondire i criteri e le modalità di formazione del personale. Un brevissimo frammento del video sembra dimostrare una certa consuetudine.
Si sente una voce fuori campo dire 'tanto io lavoro sul pari', con un evidente riferimento a un binario Identificato in quel tratto con il numero 2.
La voce pare quella che più tardi avvertirà "ragazzi, se vi dico 'treno' andate da quella parte".
Il vice premier e ministro delle infrastrutture Matteo Salvini definisce la circostanza "al di fuori di ogni regola, di ogni logica, di ogni buon senso".
"Non si lavora sui binari - osserva - se ci sono treni in movimento. Ci sono leggi ferree, protocolli. La morte di queste cinque persone non può restare impunita".
A parte quella di Kevin, una delle voci riconoscibili nel filmato è di Antonio Massa, l'addetto di Rfi presente sul posto in qualità di 'scorta-cantiere'.
Massa è uno dei due indagati.
Ad assumerne la difesa come avvocato di fiducia è Mattia Moscardini, di Roma, che è già stato impegnato in numerose vicende di disastro colposo e di incidenti aggravati da violazioni delle norme antinfortunistiche (ha anche fatto parte dello staff difensivo nel processo per la strage di Viareggio).
Il secondo indagato é Andrea Girardin Gibin, capocantiere della Sigifer, la ditta del Vercellese per la quale lavoravano le cinque vittime.
La stazione di Brandizzo poco dopo la strage della sera tra martedì e mercoledì scorsi
"È mia abitudine fare i processi nei tribunali - dichiara il suo legale, l'avvocato Massimo Mussato - e non ho commenti da fare".
Anche Gibin era sul posto: ma non è sua la voce che esorta i ragazzi ad 'andare via' nell'eventualità del passaggio di un convoglio.
"Posso solo aggiungere - afferma Mussato - che il mio assistito è molto provato e profondamente addolorato per la perdita di cinque colleghi che erano anche suoi amici".
L'operatore della Sigifer si è salvato tuffandosi di lato.
Oggi è spuntato un video che documenta l'attimo della tragedia. È stato ricavato da una telecamera di sorveglianza (piuttosto lontana) sistemata in un condominio privato: il fischio, il treno che sfreccia a 160 km orari, lo stridore della frenata improvvisa che si protrae per una trentina di secondi.
"Non voglio più tornare sulla questione - afferma Enrico Calabrese, l'avvocato della famiglia Laganà - perché da ora penseremo ai funerali".
Il nulla osta della procura arriverà solo quando ai corpi straziati sarà dato un nome. Per questo gli inquirenti stanno facendo raccogliere ogni elemento utile per il riconoscimento: tatuaggi, arcate dentarie, tracce organiche rimaste su pettini e spazzolini.
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