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05 Settembre 2023 - 12:09
Giuseppe Sorvillo con i suoi due bambini
“Aiutiamo tutti insieme Daniela e i bimbi. Hanno bisogno della Comunità. Hanno bisogno di vicinanza”.
Brandizzo non si ferma. Il sindaco Paolo Bodoni, con un messaggio sui social, poche ore fa ha ricordato l’urgenza di sostenere la famiglia di Giuseppe Sorvillo, 43 anni, uno dei cinque operai travolti e uccisi dal treno nella notte tra mercoledì e giovedì scorsi.
"Beppe, lo vedevamo qui, portava i figli al catechismo. Il Comune ha aperto una sottoscrizione in denaro per sostenere la famiglia dov'è venuta a mancare la fonte di reddito - aggiunge -. Vi invito ad aderire perché l'unione fa la forza. Noi facciamo la nostra parte per questa famiglia, il resto lo farà la magistratura”.
Così domenica scorsa, al termine dell’omelia, il parroco don Mario ha sollecitato la comunità a far sentire la propria vicinanza a Daniela e i bambini di 7 e 9 anni.
Alla sottoscrizione stanno aderendo in tanti. Già raggiunta e superata la quota dei 4 mila euro. Ma non basta.
Fino a 6 mesi fa Giuseppe Sorvillo lavorava presso il supermercato "Presto Fresco" di Mazzè, poi iniziò a lavorare come operaio per stare più tempo con la famiglia.
Era contento, perché gli avevano appena rinnovato il contratto per altri 6 mesi.
“Non ricordo se fosse il 28 o il 29 agosto il giorno del rinnovo, me l’aveva detto lui stesso”, spiega il sindaco Bodoni.
Purtroppo mercoledì sera Giuseppe Sorvillo ha salutato la moglie Daniela e i suoi due bambini per andare a lavorare e non è più tornato nella loro casetta di via Lanzo.
La sottoscrizione è stata organizzata, su idea di alcuni brandizzesi, dall’associazione “Una Finestra su Brandizzo”.
“Unendoci al cordoglio delle famiglie toccate da questa tragedia - si legge nel sito internet dell’associazione - accogliamo e sosteniamo l’idea fornita da alcuni concittadini, aprendo una raccolta fondi in collaborazione con l’Amministrazione Comunale di Brandizzo in favore della famiglia di Beppe Sorvillo”.
Per aiutare Daniela e i suoi bambini è sufficiente CLICCARE QUI.
Intanto l’indagine per la morte dei cinque operai continua.
"L'ho detto per tre volte: i lavori non dovevano cominciare perché era previsto il passaggio di un treno".
La testimone chiave dell'inchiesta sulla tragedia di Brandizzo è una dipendente delle Ferrovie di 25 anni.
L'arrivo della dirigente movimento della stazione di Chivasso ieri in Procura a Ivrea. E' stata sentita dalle ore 10 alle 19.40
E' lei che, dalla sala controllo di Chivasso, la sera del 30 agosto si è tenuta in contatto con il collega sul posto.
Ed è lei, secondo quanto risulta dalle telefonate acquisite dagli investigatori, ad avere lanciato quegli avvertimenti rimasti inascoltati.
La giovane donna, trasferita a Chivasso dopo un primo periodo ad Alessandria con il sogno di raggiungere prima o poi una sede in Valle di Susa, dove abita la famiglia, ha trascorso l'intera giornata di ieri in procura a Ivrea.
La sua deposizione é considerata molto utile per chiarire i contorni dell'incidente costato la vita a cinque operai. Ma non solo.
Bisogna districarsi in una selva di regolamenti, procedure, termini tecnici. Sono tanti gli aspetti che interessano i magistrati.
Capire, per esempio, se in quel tratto della linea ferroviaria era operativo il Cdb, un complesso meccanismo di sensori e circuiti elettrici che segnalano la presenza di rotabili sui binari.
O se è vero che ci sono dei casi in cui gli operai cominciano i lavori in anticipo per evitare alle loro aziende di pagare salatissime penali.
I pubblici ministeri hanno acquisito una gran quantità di documenti e messo sotto sequestro tutto il materiale che sono riusciti a recuperare sul luogo dell'incidente, compresa l'attrezzatura che maneggiavano le cinque vittime.
Accertamenti complicati e di vasto respiro, condotti da una procura che da tempo è in sofferenza per le gravi carenze di organico. "Inchieste come questa richiedono tempo e da noi durano anche di più perché siamo pochi", dice il capo dell'ufficio, Gabriella Viglione.
Una situazione nata una decina di anni fa con la riforma della geografia giudiziaria Italiana: il territorio di competenza attribuito al tribunale Ivrea moltiplicò la sua estensione arrivando alla birra il confine con Torino. Ma oggi, nonostante i recenti innesti di magistrati, si stima che su ciascun pubblico ministero pesi un carico di circa duemila fascicoli. Le unità di polizia giudiziaria sono otto anziché 20 e il personale amministrativo è ridotto al lumicino.
Nell'inchiesta sull'incidente di Brandizzo sono numerose le persone ascoltate ieri.
E' passato anche Antonino Laganà, fratello di Kevin, la più giovane delle vittime, nonché suo collega di lavoro all'impresa Sigifer di Borgo Vercelli. La sua audizione è stata rinviata a mercoledì.
Da Palazzo di giustizia è uscito mano nella mano con il papà e indossando una t-shirt su cui era stampato il volto del fratello.
Le famiglie dei cinque operai deceduti sono state invitate a fornire elementi che possono portare al riconoscimento dei corpi: tatuaggi, arcate dentarie, qualunque cosa. Solo in seguito potrà essere concesso il nullaosta per i funerali.
"Di tempistiche - spiega l'avvocato - Enrico Calabrese, legale dei parenti di Kevin Laganà - non ce ne sono. Ma è comprensibile. L'impatto con il convoglio ha avuto gli effetti che tutti possono immaginare. L'autopsia è inutile e l'estrazione del dna è molto complicata".
Nel procedimento gli indagati (per omicidio e disastro ferroviario in forma di dolo eventuale) sono due. Il primo è Antonio Massa, 46 anni, il tecnico di Rfi addetto alla scorta del cantiere di Brandizzo.
Per ora ha un legale di ufficio, Alessandro Raucci, il quale afferma che "siamo appena all'inizio e c'è la presunzione di innocenza". Il secondo è Andrea Girardin Gibin, 52 anni, capocantiere della Sigifer: Quella sera si è salvato tuffandosi di lato alla vista del treno. Ha un difensore di fiducia, l'avvocato Massimo Mussato, che lo descrive come "molto provato e addolorato".
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