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Cronaca
13 Luglio 2023 - 17:56
Marco Conforti, 55 anni, di Castagneto Po
Ci sono due persone inserite nel registro degli indagati per la morte di Marco Conforti, l’imprenditore delle autoscuole trovato cadavere il 28 maggio scorso nel baule della sua auto in via Rovigo a Torino.
E' quanto si apprende in ambienti della Procura: il procedimento è stato aperto per il reato di "morte come conseguenza di altro reato", per cessione di stupefacenti.
La contestazione originaria era occultamento di cadavere ma sembra destinata a cadere perché, come sembra dimostrato dagli accertamenti, Conforti, a dispetto delle sue condizioni, si è infilato nel bagagliaio dell'auto da solo, per poi morire.
Gli indagati sono un uomo e una donna di origini nigeriane, rispettivamente di 39 e 30 anni, residenti a Torino. Entrambi sono stati interessati da una perquisizione nella loro abitazione, pare non lontana da strada del Fortino, e hanno ricevuto un avviso di garanzia.
Alla coppia, gli inquirenti sarebbero arrivati analizzando i tabulati telefonici dell'imprenditore. E il loro numero sembra essere stato l'ultimo digitato da Conforti prima di sparire nel nulla
Gli indagati si sono affidati all'avvocato Manuel Perga.
Marco Conforti, 55 anni, imprenditore di Castagneto Po, la sera del 23 maggio, l’ultima in cui è stato visto in vita, avrebbe assunto cocaina in quantità elevata.
Lo dice l’esito degli esami tossicologici, confermando l’autopsia eseguita sul corpo dell’uomo dai medici legali Francesco Cattaneo e Roberto Testi: l’esame autoptico aveva evidenziato che il decesso sarebbe avvenuto per un infarto dovuto all’assunzione di sostanze stupefacenti.
Sul corpo non c'erano segni di violenza né sono state trovate tracce di trascinamento: per spostare un cadavere di quell’altezza e di quel peso, si sarebbero dovute adoperare almeno due persone.
Le indagini non si sono comunque mai fermate e, a distanza di quasi due mesi dalla morte, ora ci sarebbe la novità dell’inserimento di due persone nel registro degli indagati.
Gli investigatori della squadra mobile diretta dal dirigente Luigi Mitola hanno visionato nelle scorse settimane le telecamere di sicurezza della zona - l’auto di Conforti era parcheggiata in via Rovigo, angolo Strada del Fortino - e si è cercato di capire dall’esame della centralina della macchina il percorso fatto dopo la serata del 23, trascorsa prima al ristorante “L’esca” dietro la Gran Madre di Torino con altri quattro amici e poi al night club Samara, sempre a Torino, con uno solo del gruppetto con cui aveva cenato.
Gli agenti della squadra mobile analizzano i tabulati telefonici, scandagliano gli ultimi messaggi e le ultime chiamate registrate sul cellulare di Conforti. Ascoltano gli amici, i colleghi.
"Mi ha accompagnato a casa intorno alle 2 e non l’ho più visto. Non so dove sia andato e chi abbia incontrato", aveva raccontato il carrozziere, amico di Conforti, agli investigatori della squadra mobile: con lui Marco era andato al night club.
A denunciare la scomparsa era stata l’ex moglie.
L’ipotesi che Conforti si sia infilato nel bagagliaio da solo sin qui resta la pista più battuta.
Se Conforti si è nascosto nel bagagliaio volontariamente, l'unica cosa che resta da chiarire è perché l’abbia fatto.
Una possibilità è che stesse attraversando un momento di difficoltà, come un episodio psicotico indotto dalla droga.
Quella droga che gli avrebbe anche potuto provocare uno stato di paura, inducendolo a cercare di sfuggire da una minaccia personale o professionale percepita. Si sentiva seguito, pedinato, sotto attacco?
Nessuno lo saprà mai.
Alcuni conoscenti di Conforti, interrogati nelle ultime settimane dagli investigatori, hanno riferito che l’uomo preferisse non essere visto mentre assumeva droghe, sostenendo così l'ipotesi del bagagliaio come nascondiglio estremo.
Un nascondiglio dove si è concluso il suo viaggio.
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