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Cronaca

Uomo nel bagagliaio: chi ha chiuso l'auto? Il giallo del secondo mazzo di chiavi

Ad una settimana dal ritrovamento del corpo senza vita di Marco Conforti nel bagagliaio di una Range Rover in via Rovigo a Torino, le indagini proseguono...

Conforti

Marco Conforti, 56 anni, di Castagneto Po

Ad una settimana dal ritrovamento del corpo senza vita nel bagagliaio di una Range Rover in via Rovigo a Torino, le indagini sulla morte dell’imprenditore delle autoscuole Marco Conforti, 56 anni, di Castagneto Po, sembrano vivere una battuta d’arresto. 

Gli investigatori della squadra mobile diretta dal dirigente Luigi Mitola, in realtà, stanno mettendo in fila, uno dietro l’altro, tutti gli indizi raccolti finora e che potrebbero far luce sulla morte dell’uomo. 

L’autopsia eseguita sul corpo dell’uomo dai medici legali Francesco Cattaneo e Roberto Testi ha evidenziato che il decesso sarebbe avvenuto per un infarto dovuto all’assunzione di sostanze stupefacenti.

Sul corpo non c'erano segni di violenza.

Ma l’autopsia ha anche evidenziato che al momento è impossibile individuare con esattezza sufficiente anche l'epoca della morte: il cadavere, che al momento del ritrovamento era in decomposizione, è rimasto troppo a lungo nel bagagliaio esposto al sole.

Mercoledì 24 maggio è la data più plausibile.

Ma chi ha messo un corpo esanime nel baule dell’auto?

Come c'è finito Conforti lì? C'è andato da solo o qualcuno l'ha accompagnato e l'ha poi abbandonato senza soccorrerlo?

È considerata plausibile dagli investigatori, dato il peso e la corporatura di Conforti, l'ipotesi che a caricare l'uomo nella vettura siano state almeno due persone.

Certo è che il fatto di aver trovato il corpo dell’uomo chiuso nel bagagliaio della sua auto, ha trasformato radicalmente la vicenda, tant’è che per giorni si è sospettato che l’imprenditore delle autoscuole fosse stato ucciso.

Ora, però, emerge un altro elemento.

Come riporta il quotidiano "Torino Cronaca". 

Le chiavi del suv sono state trovate all’interno dell’auto accanto al corpo dell’uomo, ma il mezzo era chiuso. 

Escluso a priori il fatto che l’uomo si fosse chiuso da solo nel portabagagli - tra l’altro l’autopsia avrebbe accertato che quando è stato riposto nel baule Conforti era già cadavere -, restano due ipotesi. 

L’auto si sarebbe chiusa autonomamente dopo qualche minuto, perché così è programmata le centralina del Range Rover (ma non di tutti i modelli), oppure chi ha deposto il cadavere all’interno sarebbe stato in possesso di una seconda chiave.

Se quest’ultima ipotesi dovesse risultare veritiera ("anche se non è la prima che si segue"), allora potrebbero emergere nuovi retroscena sulle ultime ore di vita dell’imprenditore e su chipossa aver incontrato quella notte.

Tanti interrogativi, insomma, ancora senza risposta.

Quel che sembra certo è che in via Rovigo il suv sia stato parcheggiato dallo stesso Conforti: gli investigatori hanno accertato che in zona vive una donna che Conforti conosceva bene e le cui generalità sono note agli inquirenti.

Conforti in zona è arrivato al termine di una serata come tante, a cane al ristorante di pesce "Esca" dietro la basilica della Gran Madre, con altri 4 amici. Intorno a mezzanotte è tutto finito: Marco e un carrozziere decidono di continuare la serata allo strip club Samara, dietro la stazione Porta Nuova, mentre gli altri vanno a casa.

Mi ha portato a casa e poi è scomparso, andato via come una scheggia. Da giorni sto vivendo un incubo senza fine

Mi ha portato a casa e poi è scomparso, andato via come una scheggia. Da giorni sto vivendo un incubo senza fine”, ha raccontato agli inquirenti e ai giornalisti l’amico di Marco Conforti, il carrozziere, l’ultimo ad averlo visto in vita.

Poi, il buio.

Ora si attende l’esito dell’esame tossicologico che dovrebbe accertare quali sostanze e in quali quantità il manager avrebbe ingerito prima di essere colto dall’infarto che gli ha stroncato la vita.

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