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Torino

E' morto Picchioni: ex Presidente del Salone del libro, ex vicesindaco di Chivasso, promotore degli Stati generali d'Ivrea

Nel 1990 è stato eletto nel Consiglio regionale del Piemonte, dove ha ricoperto l'incarico di capogruppo della DC.

Rolando Picchioni

Rolando Picchioni

Aveva davvero tanti amici nel chivassese. Primo fra tutti Gualtiero Rizzi, un tipo eclettico e vivace che a San Sebastiano da Po, dove si era trasferito per godersi la meritata pensione, si era inventato una stagione teatrale da urlo coinvolgendo mezzo paese e trasformando un po' tutti in attori e attrice. 

Ebbene sì. Rolando Picchioni è morto a 86 anni, nella clinica Santa Caterina da Siena dov'era ricoverato. 

Ex presidente del Salone del Libro di Torino. Nessuno se lo ricorderà per le sue scampagnate nelle colline del chivassese, ma c'è stato un tempo in cui le frequentava davvero parecchio anche solo per passare una serata in compagnia degli "amici". Correvano gli anni '90 dello scorso millennio, o giù di lì...

Poi ce n'è stato un altro, tutto castelrossese di quando ancora sbarbatello cominciava a muovere i primi passi in politica e s'era già fatto notare per la sua loquacità. E furono gli anni di Picchioni "vicesindaco di Castelrosso", di quella parte di città cioè, che fin dai primi anni del dopoguerra cercò in tutti i modi di influenzare, con i suoi rappresentanti, le decisioni del capoluogo.

In una frazione alla disperata ricerca di qualcuno capace di imporre le proprie volontà a Chivasso, con un parroco che più di un parroco s'atteggiava a fare l'amministratore d'azienda, in quattro o cinque si riunirono in sacrestia, presero la decisione di puntare tutto sull'unico ragazzo dotato di favella, poco importa se non era residente lì. Detto, fatto, mandarono in giro per la frazione Angelo Santa a dire a tutti che il candidato alla carica di consigliere doveva essere proprio lui, Rolando Picchioni.

Lo votarono tutti.  Erano bravi quelli di Castelrosso. Prima di lui a Palazzo Santa Chiara avevano già mandato a dirigere l'agricoltura Giovanni Santa con il sindaco Ernesto Rigazzi. Dopo Picchioni seguirono una serie di successi a cominciare dall'elezione del sindaco Giovanni Chiavarino e poi Roberto Tentoni, Michelangelo Cha, Riccardo Barbero, dulcis in fundo Massimo Giovannini che di Picchioni fu poi grande amico nella buona e nella cattiva sorte. Suo amico anche Giuseppe Bava, sindaco di San Sebastiano di oggi e di ieri, entrambi, indiscutibilmente appassionati di "centrismo" politico come lui era.

"La lunga supplenza è finita - commenta oggi con le lacrime agli occhi Massimo Giovannini - ora è titolare del Ministero della Cultura in Paradiso. Me lo immagino nominato dal Signore intento ad allietare le "anime buone"

Nel novembre dello scorso anno, Picchioni aveva subito un complesso intervento chirurgico alle coronarie che non s'era mai risolto definitivamente.

Una incredibile storia politica

Nato a Como nel 1936 nella sua attività pubblica Picchioni, giovane democristiano emergente nella Torino della Fiat di Vittorio Valletta, dopo aver ricoperto l'incarico di vicesindaco a Chivasso è stato assessore provinciale all’Istruzione e alla Cultura negli anni della grande immigrazione, presidente del Teatro Stabile di Torino, deputato dal 1972 al 1983, vice-responsabile nazionale Cultura per la Democrazia Cristiana, sottosegretario ai Beni Culturali dal 1971 al 1981. Una carriera tutta in ascesa.

Poi lo stop. Il suo nome finisce nell’elenco degli iscritti alla P2 per lo "scandalo petroli". Risulta totalmente estraneo, ma la politica consuma ugualmente le sue vendette.

Bisogna ricominciare. E la seconda vita sarà non meno brillante della prima. Capogruppo Dc in Regione e poi presidente del Consiglio Regionale del Piemonte (1990-2005), dove darà vita a quella straordinaria intuizione che sono gli Stati Generali. Direttore esecutivo del World Political Forum che porta in Piemonte i grandi della terra.

Per 15 anni Picchioni governerà da presidente il Salone del Libro di Torino, che raccoglie dall’orlo del fallimento e porta a livelli internazionali.

Mai nessuno prima di lui aveva coniugato così bene politica e cultura, talmente bene che le Istituzioni e gli stakeholder privati affidano a lui alcuni corpi intermedi come la Fondazione per il Libro, la Musica e la Cultura, che Picchioni guida dal 1998 al 2015. 

Per un quindicennio la Fondazione è il perno sul quale ruota buona parte della proposta culturale che parte dal Piemonte e si irraggia in tutta Italia. Il Salone, ma non solo. 

Decine sono gli eventi rimasti nella memoria collettiva, come le mostre per il Centenario delle Arti Decorative, Casa Olimpia a Sestriere, l’anno Unesco di Torino Capitale Mondiale del Libro, la gestione del vuoto lasciato dalla scomparsa del Premio Grinzane Cavour. 

Tante le pagine legate anche a Ivrea e al Canavese: le campagne elettorali da globetrotter da un paese all’altro del giovane candidato Picchioni negli anni Settanta, la stagione internazionale delle mostre della grande arte russa al Castello di Torre Canavese con Mikhail Gorbačëv ospite di Marco Datrino, la parola «globalizzazione» che risuona sinistra per la prima volta nel 1997 agli Stati Generali di Ivrea aprendo una pagina drammatica e mai richiusa nella storia di questo territorio. 

Una vita intensa, un finale brutto. Nel maggio del 2015 Picchioni viene indagato dalla procura di Torino per peculato, a causa di presunte fatture false emesse dalla Fondazione a suo favore.

Solo poche settimane fa in Appello alla Corte dei Conti, i giudici hanno escluso il peculato perché la Fondazione è stata ritenuta “privata” e quindi non si poteva configurare il danno erariale. "La Fondazione riceveva soldi pubblici dal Comune, dalla Regione e dalla Provincia, ma - scrivono i giudici - l’impegno dei tre enti locali era semplicemente finalizzato a contribuire alla dotazione finanziaria della stessa...". Restava ancora in piedi il processo davanti al Tribunale ordinario, ma per Picchioni, questa vicenda, è finita qui.

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