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29 Luglio 2025 - 11:58
Raul Bova dichiara guerra al Napoli di De Laurentis: centra Kevin De Bruyne
Da un vocale a una bufera legale. Raoul Bova, volto amatissimo del cinema e della fiction italiana, è pronto a fare causa. Al centro della polemica un audio privato, diffuso inizialmente sui social e finito, senza alcuna autorizzazione, nei contenuti promozionali della compagnia aerea Ryanair e in un video del Calcio Napoli pubblicato su TikTok. La goccia che ha fatto traboccare il vaso? L’uso della frase “sorriso meraviglioso e occhi spaccanti”, attribuita all’attore e trasformata in un tormentone virale.
Tutto è partito dalla diffusione non autorizzata di un vocale inviato a Martina Ceretti, giovane influencer e destinataria del messaggio affettuoso di Bova. A rilanciarlo è stato Fabrizio Corona, che ne ha fatto un contenuto per il suo podcast, innescando una spirale social ingestibile. A quel punto, con il vocale diventato di dominio pubblico, alcuni brand hanno colto l’occasione per sfruttare l’onda mediatica, inserendolo in campagne e video virali, senza chiedere il consenso del diretto interessato.
Ryanair, in particolare, ha pubblicato il 26 luglio un post ironico su X (ex Twitter), rilanciando le parole di Bova per promuovere la propria app: “Scaricare l’app Ryanair ha il sorriso meraviglioso e gli occhi spaccanti”. Il Napoli Calcio ha invece utilizzato l’audio in un contenuto TikTok con protagonista Kevin De Bruyne, accostando la frase a un montaggio ad effetto sull’acquisto tanto atteso.
A quel punto, la reazione dell’attore è stata durissima. Secondo quanto riportato dai legali, Bova si è detto “indignato” e ha chiesto l’immediata rimozione dei contenuti, riservandosi di agire in sede civile per danni d’immagine e violazione della privacy. Non si tratta solo di uso non autorizzato, ma di una vera e propria strumentalizzazione a fini commerciali di un contenuto personale, sottratto e reso virale senza alcun rispetto.
Il suo avvocato, David Leggi, ha parlato apertamente di “macchina infernale dei social” e ha annunciato che verranno valutati anche i profili di responsabilità penale laddove si configurino forme di estorsione, riferendosi a quanto emerso dalla Procura di Roma. Qui, infatti, è aperta un’inchiesta nei confronti di Fabrizio Corona e di un noto PR per tentata estorsione: i due avrebbero contattato l’attore lasciando intendere che, in cambio di un “regalo”, l’audio non sarebbe stato diffuso.
La vicenda tocca nervi scoperti. Chi decide cosa è pubblico e cosa è privato, in epoca digitale? E soprattutto, cosa succede quando un brand, una squadra di calcio o una compagnia aerea trasformano un vocale rubato in contenuto virale, alimentando click, visualizzazioni e profitto?
Per l’attore, è un punto di non ritorno: non si tratta solo di difendere la propria immagine, ma di lanciare un segnale forte su un fenomeno che rischia di colpire chiunque. «Quello che è accaduto a Bova – ha detto il legale – potrebbe succedere a chiunque. Serve una riflessione più ampia sulla responsabilità digitale».
Nel frattempo, sia Ryanair che il Napoli Calcio non hanno rilasciato dichiarazioni ufficiali, ma entrambi i contenuti sono stati rimossi. Troppo tardi, però, per fermare la viralità.
Bova, noto per la sua riservatezza, ha rotto il silenzio nei giorni scorsi, parlando di “profonda umiliazione” e sottolineando come l’episodio abbia travolto anche la sua famiglia. “I miei figli mi hanno chiesto spiegazioni, e non è stato facile”, avrebbe detto a persone vicine.
In un panorama dove ogni parola può diventare meme, ogni voce può essere estrapolata, decontestualizzata, trasformata, il caso Raoul Bova rischia di diventare il precedente più importante degli ultimi anni in tema di tutela dell’immagine e dei dati personali. Se il procedimento civile andrà avanti, sarà un banco di prova per tutti: celebrità, aziende, utenti.
Per ora, la lezione è chiara: il rispetto non si scarica come un’app. Si conquista. E non si concede senza consenso.
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