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Un anno sfigato per Pecco e una Ducati che gli volta le spalle: il 2026 rischia di essere l’ultima occasione per salvarsi

Bagnaia scivola nelle gerarchie mentre la squadra punta altrove e il mercato piloti prepara già il terremoto del 2027

Il futuro di Pecco è incerto

Il futuro di Pecco è incerto

La stagione 2025 della MotoGP non è finita neppure il 17 novembre, quando a Valencia si sono chiusi gli ultimi test sul circuito Ricardo Tormo, perché quella data ha rappresentato il punto di rottura definitivo nei rapporti fra Francesco “Pecco” Bagnaia e la Ducati. Il biennio da campione del mondo è ormai un ricordo stinto, sostituito da un’annata complicata, segnata da risultati modesti, tensioni interne e una fiducia che si è sgretolata gara dopo gara. Il contratto che lo lega a Borgo Panigale fino alla fine del 2026 resta solido solo sulla carta: nei fatti, il ruolo del pilota piemontese è oggi più debole che mai.

La decisione che ha cambiato gli equilibri è arrivata nel momento più delicato: Bagnaia non è più il riferimento tecnico Ducati. A Borgo Panigale hanno scelto Alex Márquez come pilota Factory a tutti gli effetti, attribuendogli un ruolo centrale nello sviluppo della GP26 e del prototipo atteso per il 2027. Una scelta maturata alla luce della crisi prolungata di Pecco e comunicata, secondo indiscrezioni, alla vigilia dei test di Valencia. Una degradazione dolorosa, che conferma il crollo di fiducia verso il pilota che aveva riportato l’Italia sul tetto del mondo.

La stagione parla chiaro: quattro vittorie su 44 gare tra Sprint e GP. Un bottino magro, soprattutto se confrontato con l’esplosione di Marc Márquez, capace di dominare il Mondiale nonostante l’assenza nelle ultime nove gare. In Ducati non ha convinto la spiegazione legata alla mancanza di feeling con la GP25, né la decisione di affidarsi quasi interamente alla configurazione 2024. Le continue richieste di modifiche, la difficoltà di adattamento e l’incapacità di fornire un feedback tecnico lineare hanno reso difficile sviluppare la moto lungo una direzione coerente. Con il tempo, l’ambiente attorno al box è diventato pesante, il dialogo complicato e la comunicazione sempre meno efficace.

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Il confronto con chi ha saputo adattarsi è stato impietoso. L’efficacia di Márquez, la costanza di rendimento, la capacità di interpretare la Ducati in condizioni variabili hanno accentuato il divario. Così come l’evoluzione impressa da Gigi Dall’Igna al progetto, che Pecco ha faticato a seguire. La casa bolognese ha registrato una sequenza di difficoltà che, sommate, hanno alimentato la convinzione che il ciclo Bagnaia-Ducati sia arrivato al limite.

Il futuro, ora, sembra scritto lontano da Borgo Panigale. Sul mercato del 2027 il nome di Bagnaia circola con insistenza attorno alla Yamaha, soprattutto se Fabio Quartararo dovesse decidere di ripartire da un’altra squadra dopo un 2025 segnato da una M1 poco competitiva e da dubbi sul nuovo progetto V4. In questa prospettiva, Bagnaia potrebbe inserirsi in una line-up che vede già Toprak Razgatlıoğlu come punto fermo, formando una coppia inedita nelle caratteristiche tecniche e complementare nelle attitudini di guida.

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Intanto Aprilia si muove con decisione: reduce da un finale di stagione positivo, ha già avviato i primi contatti con Quartararo e vuole rafforzare la partnership con il team VR46, a cui potrebbe affidare due RS GP nel 2027. Qui entra in scena un altro nome pesante, quello di Pedro Acosta, conteso da Honda, seguito da Ducati e pressato da una KTM che rischia di perderlo. Sullo sfondo, resta l’ipotesi suggestiva di un ritorno di Marc Márquez alla HRC, soprattutto se dovesse conquistare il decimo titolo mondiale e approfittare della rinascita tecnica guidata da Romano Albesiano.

La MotoGP si prepara a una trasformazione radicale nel 2027: motori 850 cc, eliminazione degli abbassatori, riduzione drastica dell’aerodinamica e l’arrivo di Pirelli come nuovo fornitore. Una rivoluzione che sta spingendo team e costruttori a stringere accordi già entro la primavera 2026 per non farsi trovare impreparati.

Per Bagnaia, questo scenario rappresenta un bivio. La Ducati non lo vede più come il leader di un progetto tecnico, il box non lo percepisce più come punto di riferimento, e la griglia 2027 potrebbe diventare la sua occasione per un nuovo inizio. È un momento cruciale per chi ha riportato un titolo in Italia dopo anni di digiuno e che ora si ritrova a lottare non per il Mondiale, ma per riaffermare il proprio posto nell’élite del motociclismo. Una sfida forse ancora più dura di quelle vinte in pista.

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