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23 Novembre 2025 - 00:12
Pecco Bagnaia
Ci sono momenti nella carriera di un pilota in cui tutto sembra franare. Non conta quante coppe ci siano sullo scaffale, quante volte tu abbia ascoltato l’inno sul podio, quante volte ti abbiano chiamato “campione”. Arriva un giorno in cui guardi la tua moto e non la riconosci più. In cui provi a frenare e la ruota davanti non ti risponde. In cui ciò che è stato naturale per anni diventa improvvisamente un salto nel vuoto.
Ecco, questi sono i giorni di Francesco “Pecco” Bagnaia.
La stagione 2025 rimarrà per lui una lunga ferita aperta. Non un semplice anno storto, ma una montagna di dubbi, errori e sensazioni sbagliate. Il finale, a Valencia, è stato quasi una metafora perfetta: neanche un giro completato, un contatto, la caduta, il ritiro. Fine. Una stagione intera compressa nel tempo di un semaforo verde. Mentre il compagno di squadra Marc Márquez volava verso risultati solidi, Pecco arrancava in una spirale da cui sembrava impossibile uscire.
Nel debriefing post-gara, quel volto segnato dalla delusione ha raccontato più di mille parole. Poi il giudizio: “Mi do 4”. Un’autovalutazione che pesa come un macigno nell’universo di un due volte campione del mondo. Bagnaia non si è nascosto, non ha cercato scuse. Ha ammesso la verità più dolorosa: «È un momento che mette in dubbio il mio valore». E sentirlo dire da lui, dal ragazzo che ha riportato in Italia un titolo che mancava da oltre un decennio, fa capire quanto profondo sia il precipizio che ha attraversato.
Le cause? Sempre le stesse, sempre quelle maledette: il feeling con l’anteriore.
La Ducati GP25 lo tradisce proprio dove Pecco ha costruito i suoi mondi: la staccata. Quell’ingresso in curva fatto di coraggio, sensibilità, equilibrio. La sua firma.
Quest’anno quella firma è stata cancellata. «La ruota davanti non parla, non comunica. Nessuno sa spiegarmi perché», ha confessato. E quando un pilota non sente l’anteriore, tutto diventa instabile, fragile, persino pericoloso. È come chiedere a un violinista di suonare con le corde spezzate.
Dentro al box, la tensione si taglia. Gli ingegneri brancolano nel buio. Gigi Dall’Igna, uno che raramente perde la calma, ha ammesso di aver “perso la pazienza”. Le voci che trapelano parlano di tecnici che non comprendono più quale sia la direzione giusta. Una Ducati smarrita, un pilota in crisi, un campionato scivolato via come sabbia tra le dita.
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Eppure, quando tutto sembrava definitivamente spento, negli ultimi giorni un filo di luce ha squarciato il buio. A Valencia, nei test della nuova GP26, Bagnaia ha ritrovato qualcosa che da mesi gli mancava: un motivo per sperare.
È salito in sella e ha capito subito che la moto era diversa. Più stabile, più sincera, meno nervosa. Meno “contro” di lui. Non si è lanciato in un time-attack, non ha cercato il giro pazzo. Non era quello il momento. Ma giro dopo giro, Bagnaia ha riconosciuto una sensazione familiare, quasi dimenticata: fiducia. Una fiducia ancora fragile, certo, ma reale.
Alla fine della giornata ha parlato con una luce nuova negli occhi: «Siamo contenti».
Una frase semplice, che però suona come una liberazione.
Poi la caduta, a fine sessione. Una scivolata senza conseguenze, ma dal sapore quasi simbolico. Perché se hai paura non cadi: se cadi, significa che stai spingendo. Significa che stai tornando te stesso. Fine della paura, inizio della ricerca. E nella ricerca, Bagnaia è tornato vivo.
Gli uomini Ducati, che fino a pochi giorni fa sembravano sfiniti nella loro impotenza, hanno riaperto i notebook con un energia diversa: la GP26 ha margini, ha strada, ha futuro. E Bagnaia — che in questa stagione ha conosciuto il peso del fallimento più di quanto avrebbe mai immaginato — sembra pronto a riscrivere la sua storia.
Perché il 2025 non è un anno da dimenticare: è un anno che trasforma.
È l’anno che ti costringe a guardarti dentro.
È l’anno che ti rompe, sì, ma per ricostruirti più forte.
E così oggi il cammino di Bagnaia riparte da qui: dai test di Valencia, dalla nuova Ducati, dal sorriso appena accennato che i fotografi hanno colto mentre rientrava al box. Un sorriso che dice tutto: non è finita.
Anzi, forse sta iniziando davvero adesso.
Il 2026 sarà il suo anno della rinascita? Nessuno può dirlo.
Ma c’è qualcosa che appare già chiaro:
Pecco Bagnaia non ha ancora smesso di credere. E un campione che crede, prima o poi, torna. Sempre.
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