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26 Novembre 2025 - 17:07
Sanità, boom del privato “puro”: spesa delle famiglie a 7,2 miliardi mentre il Pd accusa il governo di favorire cure solo per chi paga
La fotografia scattata da Fondazione Gimbe nel nuovo report presentato al 20° Forum Risk Management di Arezzo lascia poco spazio all’ottimismo: gli italiani stanno abbandonando il servizio sanitario pubblico e persino il privato convenzionato, spingendosi sempre più verso le strutture interamente private. Strutture che non offrono alcuna forma di rimborso pubblico e che, secondo i dati, stanno diventando una necessità per chi ha bisogno di visite ed esami in tempi rapidi.
Tra il 2016 e il 2023 la spesa delle famiglie verso il cosiddetto “privato puro” è più che raddoppiata: da 3,05 miliardi a 7,23 miliardi, un aumento del 137%. È la conferma di un trend solido: chi può permetterselo preferisce pagare e aggirare l’ostacolo delle liste d’attesa, mentre chi non può resta intrappolato in un sistema che fatica a garantire tempi e prestazioni adeguati.
Il presidente di Gimbe Nino Cartabellotta non usa giri di parole e mette in fila un’accusa precisa: «Non trovando risposte tempestive nel pubblico né nel privato accreditato, chi può pagare cerca altrove ed esce definitivamente dal perimetro delle tutele pubbliche». Per il numero uno della Fondazione, la deriva è già in atto: «Non serve cercare un piano occulto di smantellamento del servizio sanitario nazionale: basta leggere i numeri per capire che la privatizzazione della sanità pubblica è già una triste realtà».

NINO CARTABELLOTTA
Il report evidenzia anche lo slittamento progressivo della spesa sanitaria verso le tasche dei cittadini: nel 2024, la quota pagata direttamente dalle famiglie ha raggiunto 41,3 miliardi di euro, pari al 22,3% dell’intera spesa sanitaria nazionale. Nel 2012 era il 32,4 miliardi. Quasi un euro su quattro viene pagato di tasca propria: una soglia che segna un passaggio significativo verso un sistema di fatto “misto”, come lo definisce Cartabellotta.
Una parte consistente della spesa se ne va in farmacie e prodotti sanitari (12,1 miliardi) e nelle parcelle dei professionisti che operano fuori dal pubblico (10,6 miliardi, di cui 5,8 agli odontoiatri, 2,6 ai medici, poco più di uno psicologi). Il privato accreditato riceve 7,6 miliardi, mentre 2,2 miliardi finiscono alle strutture pubbliche per intramoenia e altre prestazioni a pagamento.
Il quadro cambia ancora di più quando si guarda ai settori nei quali il privato accreditato è diventato dominante: rappresenta l’85,1% della sanità residenziale, il 78,4% della riabilitativa, il 72,8% della semi-residenziale e quasi il 60% della specialistica ambulatoriale. Un ecosistema alternativo che si sta espandendo velocemente anche grazie ai cosiddetti “terzi paganti” – fondi sanitari, casse mutue, assicurazioni e imprese – la cui spesa nel 2024 ha toccato i 6,36 miliardi, aumentando di oltre 2 miliardi nel solo triennio successivo alla pandemia.
Per Cartabellotta, anche questo è un segnale preciso: una forma di privatizzazione indiretta che trasferisce risorse pubbliche verso soggetti privati tramite strumenti assicurativi o mutualistici. Un processo che, sottolinea il report, non è mai stato esplicitamente dichiarato da nessun governo, ma che sta ridefinendo in profondità il sistema sanitario italiano.
Le opposizioni parlano di dati “spaventosi”. La deputata del Pd Ilenia Malavasi, membro della commissione Affari sociali e firmataria di un’interrogazione parlamentare, denuncia: «La sanità pubblica sta scomparendo sotto i colpi della privatizzazione selvaggia, favorita dall’attuale governo». Per Malavasi, l’aumento del privato non è un fenomeno neutro: «È il segno di un sistema sanitario che, invece di essere al servizio di tutti, sta diventando sempre più inaccessibile per chi non ha le risorse per pagare». Un rischio che colpisce soprattutto pensionati, famiglie fragili, cittadini per cui la sanità privata non è un’opzione: «È inaccettabile che milioni di italiani debbano fare affidamento sulla sanità privata per ricevere cure che dovrebbero essere garantite dallo Stato».

ILENIA MALAVASI
Sul fronte opposto, il governo non interviene direttamente, ma il dibattito politico è destinato a infiammarsi: la fotografia di Gimbe arriva nel pieno delle discussioni su fondi, Pnrr, tagli e riforme strutturali del sistema sanitario, e mette in luce una realtà sempre meno sostenibile per le fasce più deboli della popolazione.
Il dato più evidente è che il confine tra pubblico e privato si sta assottigliando: non è più una questione di scelta, ma di possibilità economica. E per milioni di italiani, quella scelta sta diventando sempre meno libera.
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