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Addio alle Case della Salute: la Regione chiude un modello che funzionava davvero

La Valle annuncia la fine dell’esperienza. Canalis (PD) attacca: “Spending review cieca, si smantella la sanità territoriale”

Addio alle Case della Salute

Addio alle Case della Salute: la Regione chiude un modello che funzionava davvero

È un colpo di scena che pesa come un macigno sulla sanità piemontese. Le quattro Case della Salute di Beinasco-Borgaretto, Pianezza, Cumiana e Vigone, nate vent’anni fa come modello avanzato di assistenza territoriale, stanno per chiudere. L’annuncio è arrivato direttamente dal direttore dell’Asl To3 Giovanni La Valle, che ieri ha scritto ai sindaci interessati e alla Giunta regionale comunicando la fine dell’esperienza. Una decisione che ha immediatamente infiammato il dibattito politico.

A denunciare lo stop è la consigliera regionale del Partito Democratico Sarah Canalis, che parla senza mezzi termini di “colpo di spugna della Regione” e accusa l’assessore regionale alla Sanità Riboldi di utilizzare la spending review come “una scure”, anziché come strumento di razionalizzazione. «Questa è la sanità in salsa Fratelli d’Italia», afferma Canalis. «Invece di estendere un modello che ha funzionato e che è stato un fiore all’occhiello dell’Asl To3, si taglia tutto e ci si nasconde dietro il nuovo schema delle AFT».

Le Case della Salute, introdotte molto prima che il dibattito nazionale si concentrasse sulle “Case di Comunità”, avevano creato negli anni un sistema capace di alleggerire il lavoro dei medici di famiglia, lasciando a infermieri e segreterie la gestione organizzativa e amministrativa. Un modello di prossimità moderno, efficiente, integrato con il territorio, che aveva attirato l’interesse di molti operatori sanitari anche fuori Piemonte.

«A Riboldi qualcuno dovrebbe spiegare – rincara Canalis – che non si risanano i conti malati della sanità piemontese tagliando i servizi territoriali. La spending review va fatta sulla spesa farmaceutica, sugli appalti dei dispositivi sanitari, sui costi nascosti, non sul fronte più fragile dei servizi ai cittadini.»

Il riferimento è al progressivo smantellamento di presidi territoriali considerati fondamentali, come via del Ridotto e via Le Chiuse a Torino, già toccati dai tagli, e ora appunto le quattro Case della Salute dell’Asl To3. E pensare che solo a giugno la Regione aveva salutato con favore il rinnovo della convenzione con le strutture fino a fine anno, in vista della trasformazione nel nuovo modello AFT.

In quella fase La Valle aveva garantito che tutto il personale avrebbe mantenuto la continuità contrattuale e che il contributo Asl — già ridotto e passato da una quota pro capite di 7,5 euro annui a un contributo progettuale — era comunque assicurato. Secondo il cronoprogramma, la Casa della Salute di Vigone avrebbe dovuto diventare una Casa della Comunità “hub”, mentre quelle di Cumiana, Pianezza, Borgaretto e Collegno sarebbero diventate strutture “spoke” del nuovo modello territoriale.

Ieri, però, il brusco dietrofront. Niente trasformazioni, niente continuità: il modello viene archiviato. Una scelta che, secondo Canalis, «manda un segnale drammatico non solo all’Asl To3, ma a tutte le altre buone pratiche della sanità piemontese, che ora rischiano di essere travolte dal prossimo taglio».

Intanto, nei comuni interessati cresce la preoccupazione: la fine delle Case della Salute significa perdere un presidio di vicinanza, un punto di riferimento quotidiano per anziani, famiglie, pazienti cronici. E il timore è che il nuovo sistema AFT impieghi anni per diventare pienamente operativo, lasciando vuoti potenzialmente pericolosi sul territorio.

Una certezza, al momento, c’è: un modello riconosciuto e studiato come esempio di buona sanità territoriale cessa di esistere. E lo fa non perché superato, ma per una scelta politica che riapre interrogativi profondi sul futuro della medicina di prossimità in Piemonte.

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