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26 Novembre 2025 - 14:18
La disabilità diventa "pop": Torino prepara la seconda edizione del DisFestival
A Torino la disabilità torna al centro della scena pubblica, e non come tema da trattare con distanza o paternalismo, ma come parte viva della contemporaneità, qualcosa che riguarda tutti, che attraversa le città, le scuole, i luoghi della cultura e dell’informazione. La Consulta per le persone in difficoltà, con il sostegno della Fondazione Crt, rilancia il DisFestival con una seconda edizione che si preannuncia più ambiziosa della prima. Dal 29 novembre all’8 dicembre la città diventerà il laboratorio di un’idea semplice e radicale allo stesso tempo: rendere la disabilità pop, accessibile e comprensibile, sottraendola ai linguaggi specialistici e agli stereotipi.
È questo il messaggio ribadito dal presidente della Cpd, Maurizio Montagnese, che ha presentato il festival parlando di un impegno che non deve mai essere dato per scontato. «La disabilità è parte integrante della nostra società», ha spiegato, «e riconoscerla come tale significa costruire comunità più giuste, aperte e consapevoli». Parole che definiscono l’orizzonte politico e culturale dell’iniziativa: uscire dall’idea di un mondo parallelo fatto di categorie fragili e servizi dedicati, per costruire un immaginario collettivo più autentico, più realistico, più umano.
Il programma riunisce linguaggi molto diversi tra loro: talk, incontri, musica, teatro, giornalismo, attivismo. A inaugurare il festival, il 29 novembre alle OGR, sarà il “Talk Agenda della Disabilità”, momento pubblico che porterà sul palco figure molto note al grande pubblico e capaci di raggiungere comunità diverse. Tra gli ospiti figurano I Terconauti, Carlotta Gilli – campionessa paralimpica e testimone preziosa della potenza dello sport inclusivo – Camila Raznovich e Lella Costa, voci di riferimento in ambito divulgativo e teatrale.
Il primo dicembre il DisFestival entrerà nel vivo con uno degli appuntamenti più attesi: la cerimonia di premiazione del Premio giornalistico Paolo Osiride Ferrero, dedicato allo storico presidente della Cpd. Sarà ospitata al Museo Regionale di Scienze Naturali e porterà sul palco oltre cento candidature tra servizi televisivi, articoli, podcast, lavori editoriali e contenuti social dedicati al mondo della disabilità. La presidenza della giuria è affidata a Luigi Contu, direttore dell’ANSA, media partner del festival, che trasmetterà alcuni appuntamenti in diretta streaming. Nel corso della premiazione verrà presentato anche “ResponsAbilmente”, il nuovo canale dell’agenzia dedicato al terzo settore, all’inclusione e all’accessibilità. Per la prima volta sarà assegnato il Premio speciale per l’Attivismo, guidato dalla giornalista e attivista Valentina Tomirotti, che negli anni ha saputo trasformare il proprio racconto personale in un punto di riferimento collettivo.
Il 3 dicembre, Giornata internazionale delle persone con disabilità, Torino ospiterà uno degli eventi più simbolici del festival: “Oltre il pregiudizio – La bellezza di Essere Umani”, un percorso che intreccia musica e narrazione e che vuole parlare non solo a chi vive ogni giorno una condizione di disabilità, ma soprattutto a chi ancora fatica a superare barriere culturali sedimentate. L’idea è chiara: raccontare la bellezza possibile quando le differenze non diventano ostacoli, ma parte di un paesaggio umano più vasto.
Il 5 dicembre sarà invece la giornata della scuola, al Pala Gianni Asti, dove sono attesi 4mila studenti e insegnanti. Un appuntamento pensato per trasformare l’inclusione in un esercizio quotidiano, rivolto a chi oggi costruisce le classi e domani costruirà il mondo adulto. L’obiettivo è far capire che la disabilità non è un tema “da adulti” né un problema da affrontare solo quando appare: è una componente strutturale della società che va compresa, vissuta, integrata fin dall’infanzia.
Il festival chiuderà il 7 e l’8 dicembre alla Casa del Teatro Ragazzi e Giovani con “L’incredibile viaggio di Cipidillo”, spettacolo pensato per bambini e famiglie che usa il linguaggio del teatro per raccontare in modo immediato e non didascalico il valore dell’inclusione. Parlare ai più piccoli, spiegano gli organizzatori, significa intervenire dove si formano gli sguardi, prima che si irrigidiscano nei pregiudizi.
Il DisFestival non è un contenitore e non è nemmeno un cartellone. È un tentativo di ridisegnare un immaginario collettivo, di sottrarre la disabilità alle definizioni tecniche e restituirla alla sua dimensione sociale, culturale, emotiva. Connettendo competenze, esperienze e linguaggi diversi, Torino prova ancora una volta a fare ciò che nelle sue stagioni migliori ha funzionato: trasformare un tema complesso in uno spazio condiviso di dibattito, creatività e responsabilità.
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