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Torino, addio al contestato autovelox di corso Unità d’Italia: rimozione su decisione della Procura

Procura di Cosenza ordina la rimozione: a Torino nuovo autovelox nel 2026, limite 70 km/h invariato

Torino, addio al contestato autovelox di corso Unità d’Italia: rimozione su decisione della Procura

Torino, addio al contestato autovelox di corso Unità d’Italia: rimozione su decisione della Procura

Un autovelox che per dodici anni ha scandito le abitudini di chi percorre corso Unità d’Italia si avvia verso la dismissione definitiva. Il dispositivo, piazzato all’altezza dell’ex Palazzo del Lavoro e spento dallo scorso febbraio, dovrà essere rimosso dopo la decisione della Procura di Cosenza, che ne ha disposto il trasferimento in un luogo sicuro per gli accertamenti dell’indagine sui modelli T-Expeed 20 prodotti dalla Kria. Un epilogo che mette fine a una stagione di contestazioni tecniche e dubbi sull’omologazione e che apre per Torino una fase di transizione in cui l’unica certezza resta il limite dei 70 chilometri orari, da rispettare anche senza “occhi elettronici” attivi.

La comunicazione ufficiale è arrivata in commissione Bilancio, dove l’assessore alla Sicurezza Marco Porcedda ha spiegato che il Comune potrà rimuovere l’impianto e custodirlo a disposizione degli inquirenti calabresi. Una chiusura che non sorprende: da oltre un anno la procura cosentina indaga sul sistema di omologazione degli apparecchi installati in diverse città italiane, tra cui Venezia e Reggio Emilia. Anche a Torino, nel tempo, non erano mancate le lamentele degli automobilisti su presunte difformità tra la velocità indicata dal display e quella segnalata dal tachimetro, una percezione che aveva alimentato frenate improvvise, rallentamenti e un clima costante di sfiducia. Nel solo 2024 quell’impianto aveva generato circa 1.500 sanzioni al mese, numeri significativi soprattutto in un tratto ad alto scorrimento.

Il dispositivo si trova sotto la passerella ciclo-pedonale Bailey, al civico 96. A Palazzo Civico è già stato dato mandato di predisporre una gara pubblica per installarne uno nuovo, questa volta con omologazione pienamente certificata. Anche con tempi tecnici e procedure accelerate, la sostituzione non arriverà prima della metà del 2026, dopo il via libera del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Fino ad allora la principale direttrice sud verso il centro rimarrà senza controllo automatico della velocità, ma il limite resterà invariato: non si tratta di un artificio burocratico, ma di un presidio per una strada che costeggia ospedali, parchi e una delle aree più frequentate della città.

Nel frattempo, la mappa dei controlli cambia aspetto. L’assessore Porcedda ha confermato l’attivazione entro fine anno di due nuovi velox nella periferia nord, in corso Giulio Cesare e corso Grosseto, mentre l’impianto già montato in corso Venezia, vicino al cavalcavia di corso Grosseto, potrà entrare in funzione solo dopo l’ok della Prefettura. Resta intanto stabile il primato di corso Regina Margherita, con una media di circa 1.600 verbali mensili, seguita da corso Casale, dove però il dispositivo opera solo in presenza della Polizia municipale.

La vicenda di corso Unità d’Italia riporta al centro un tema delicato: la fiducia nei sistemi di controllo. Un autovelox percepito come inaffidabile diventa immediatamente un problema politico, tecnico e sociale. La rimozione ordinata dalla magistratura calabrese arriva per questo come un atto di chiarezza, che consente alla città di voltare pagina dopo anni di dubbi sull’omologazione e sui metodi di rilevazione. Un apparato certificato e trasparente, quando funziona, non è un nemico degli automobilisti ma uno strumento di sicurezza pubblica, capace di prevenire incidenti in un tratto dove la velocità elevata è stato spesso uno dei fattori di rischio principali.

Per ora resta una fase sospesa, in cui la strada scorre senza “sentinelle” elettroniche ma con la consapevolezza che, al di là del colore di un display, le regole sono immutate. L’obiettivo dichiarato è semplice: evitare contenziosi, garantire correttezza tecnica e restituire credibilità a un sistema che deve funzionare per proteggere chi guida e chi attraversa. La partita si chiuderà nel 2026, quando il nuovo autovelox certificato prenderà il posto del vecchio Kria, chiudendo definitivamente una delle pagine più controverse della mobilità torinese degli ultimi anni.

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