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21 Novembre 2025 - 21:50
Manolo e Moreno Maugeri
C’è un numero che a Settimo Torinese ha fatto alzare più di un sopracciglio: due milioni e cinquanta mila euro. È la cifra che l'Amministrazione comunale guidata dalla sindaca Elena Piastra ha messo nero su bianco nel Bilancio di previsione 2026 come entrata derivante dalle sanzioni al Codice della Strada.
Una stima monstre, almeno a leggere l’interpellanza presentata dal gruppo consiliare della Lega, firmata da Manolo Maugeri e Moreno Maugeri. Per questo i due hanno deciso di portare la questione direttamente in consiglio comunale perché, dicono, una previsione di questo tipo o è sostenuta da dati solidi oppure rischia di sembrare esattamente quello che i cittadini temono: non uno strumento per la sicurezza stradale, ma un bancomat comunale da utilizzare quando serve far quadrare i conti.
Nell’interpellanza, che parla chiaro e in modo diretto, i leghisti chiedono quali criteri e quali numeri abbiano convinto la giunta a ipotizzare per il prossimo anno più di due milioni di euro di incassi dalle multe, quando non risulta alcuna documentazione pubblica capace di spiegare l’impennata. La richiesta riguarda anche l’utilizzo di queste risorse: se esistano interventi concreti, misurabili, destinati alla sicurezza, alla manutenzione delle strade, alla prevenzione, e soprattutto se l’Amministrazione intenda rendere finalmente trasparenti i dati sulle entrate e sulla loro destinazione, così da far capire ai cittadini se il pugno duro sulle sanzioni abbia un senso o sia solo un’esigenza di bilancio.



E per capire la portata di quella cifra basta tornare a un documento ufficiale, incontrovertibile: la relazione ministeriale sui proventi delle sanzioni del 2024, che il Comune è obbligato a trasmettere ogni anno. Nel 2024 Settimo ha incassato complessivamente 1.091.810,43 euro tra multe generiche e sanzioni per eccesso di velocità, con circa 543 mila euro derivanti dalle violazioni “ordinarie” e 547 mila euro dagli autovelox. È scritto senza margini di interpretazione nel modello ministeriale, pagina dopo pagina, con tanto di destinazioni di spesa ripartite per categorie e interventi realmente effettuati, dal rifacimento della segnaletica all’acquisto dell’ufficio mobile della Polizia Locale, dalla manutenzione dei mezzi ai contributi assistenziali, fino al noleggio delle attrezzature di controllo e agli investimenti sulla videosorveglianza. Tutti dati che certificano una verità semplice: nel 2024 Settimo ha incassato poco più di un milione, esattamente la metà di quanto ora si prevede per il 2026
Ed è qui che nasce il cortocircuito politico e amministrativo. Perché non risulta che nel frattempo siano stati installati nuovi autovelox, né che la Polizia Locale sia stata dotata di super radar di ultima generazione capaci di moltiplicare le sanzioni, a parte due droni s'intende. Non risulta un’esplosione di violazioni, né un cambiamento epocale del traffico cittadino. Eppure il Comune ipotizza che, nel giro di due anni, gli introiti possano raddoppiare. Sono previsioni prudenti? Sono stime ottimistiche? Oppure, come suggeriscono i leghisti, si tratta dell’ennesima proiezione che finisce per far credere ai cittadini che la multa non sia più un deterrente, ma una voce di bilancio necessaria per tenere insieme i conti?
Il punto, come spesso accade, non è la multa in sé, ma la fiducia. Se un Comune prevede due milioni di euro di sanzioni, i cittadini vorrebbero sapere almeno perché. Vorrebbero sapere se quei soldi torneranno davvero sulle strade, nelle scuole, nella prevenzione, o se spariranno nel mare magnum del bilancio comunale. E soprattutto vorrebbero capire se questa stima sia figlia di scelte politiche o solo di una prudenza finanziaria che prudente, a guardarla da fuori, non sembra affatto.
La palla ora passa all’Amministrazione. Che dovrà rispondere non solo ai consiglieri della Lega, ma a una comunità intera che si ritrova davanti una previsione da 5.600 euro di multe al giorno, ogni giorno, Natale compreso. Una cifra che merita almeno una spiegazione, possibilmente credibile, possibilmente trasparente, possibilmente non accompagnata dal solito invito alla “fiducia nelle istituzioni”. Perché qui la fiducia passa dai numeri. E quei numeri, oggi, non tornano.
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