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25 Novembre 2025 - 13:41
Torino in ansia per l'ex sindaco Diego Novelli: ricoverato al Martini in prognosi riservata
Torino vive ore di apprensione per Diego Novelli, storico ex sindaco della città, ricoverato al pronto soccorso dell’ospedale Martini dopo una grave insufficienza respiratoria. L’intervento dei sanitari è stato immediato, le condizioni sono sotto controllo ma la prognosi resta riservata, come sempre avviene davanti a quadri clinici così delicati in un uomo di novantaquattro anni. La notizia si è propagata rapidamente, riaprendo una riflessione collettiva su una figura che, nel bene e nel male, ha inciso profondamente sulla struttura politica, sociale e culturale di Torino. Per molti torinesi Novelli non è soltanto un pezzo di memoria: è un frammento vivo di una stagione in cui la città, attraversata da crisi profonde, cercava di tenere insieme modernizzazione industriale, questione sociale e democrazia sotto pressione.
Nato nel quartiere Borgo San Paolo, giornalista e militante del Pci, Novelli è espressione di quella Torino operaia che negli anni Settanta guardava ai grandi stabilimenti come a una spina dorsale identitaria. La sua formazione politica e culturale, intrecciata al movimento resistenziale, ne ha sempre fatto una figura capace di dialogare con il mondo del lavoro senza mai rinunciare a un’idea ambiziosa di città pubblica, fondata sui servizi, sulla coesione e sulle opportunità. È in questo quadro che si inserisce il suo decennio alla guida del Comune, dal 1975 al 1985, una delle stagioni più complesse della storia amministrativa torinese. Arrivò alla poltrona di sindaco come primo comunista alla guida della città dopo ventiquattro anni, un passaggio che segnò un cambiamento politico profondo e che si intrecciò con eventi storici drammatici: gli anni di piombo, il terrorismo, la grande crisi industriale, il ridimensionamento della Fiat e le prime forti scosse di quella trasformazione economica che negli anni successivi avrebbe modificato radicalmente il tessuto sociale cittadino.
La sua amministrazione cercò di affrontare quella complessità investendo nell’idea di una Torino più a misura d’uomo, come lui stesso l’aveva definita. Ampliò i servizi sociali, incrementò gli investimenti nel settore della casa, puntò sulle periferie in un’epoca in cui i quartieri cresciuti attorno ai grandi insediamenti produttivi vivevano una pressione crescente. In un contesto segnato dalla conflittualità operaia e dalla tensione politica, Novelli tentò di costruire un equilibrio fondato sul dialogo con le forze sindacali e sulla tutela dei diritti dei lavoratori, convinto che una città più inclusiva fosse anche una città più sicura. Fu un sindaco che seppe affrontare la piazza e che non rifiutò mai il confronto diretto, anche nei momenti più duri, come durante l’offensiva terroristica o nelle settimane della marcia dei quarantamila, quando gli equilibri tra fabbrica, politica e società iniziarono a incrinarsi sotto il peso di un cambiamento irreversibile.

Diego Novelli
Accanto agli aspetti più luminosi della sua amministrazione, esistono però anche alcuni punti critici che hanno segnato quella stagione e che la città ricorda ancora oggi. Tra questi, il caso dei Jumbo Tram, la cosiddetta metropolitana leggera, un progetto pensato per modernizzare la rete del trasporto pubblico torinese ma che nel tempo ha lasciato molte perplessità tecniche e politiche. Concepite come una soluzione di mobilità alternativa alla metropolitana pesante, le vetture si rivelarono presto ingombranti, poco funzionali, difficili da manovrare e inadatte alla configurazione urbana di molte strade torinesi. L’idea, nata con l’intenzione di combinare costi contenuti ed efficienza, si trasformò in uno dei simboli delle criticità amministrative di quegli anni: una scelta coraggiosa, forse, ma che non portò ai risultati attesi e che ancora oggi viene ricordata come una delle operazioni meno riuscite delle politiche trasportistiche cittadine. A questa si affiancano altre ombre legate ai limiti strutturali dell’epoca, alla complessità di gestire il declino industriale e alla difficoltà di trovare risorse per una città che stava entrando in una lunga fase di transizione sociale ed economica.
Nonostante luci e ombre, l’eredità politica di Diego Novelli rimane rilevante. Dopo il mandato da sindaco fu parlamentare e continuò a essere un punto di riferimento della sinistra torinese, mantenendo un legame profondo con la memoria resistenziale come presidente onorario dell’Anpi. La sua figura rappresenta un modo preciso di vivere la politica: quello dell’amministratore che porta con sé una visione sociale chiara, che mette al centro diritti, servizi, periferie, lavoro, e che considera la città un organismo vivo da comprendere e da accompagnare. Nella storia amministrativa torinese resta il secondo sindaco più longevo dopo Peyron, un primato che testimonia quanto il suo decennio continui a influenzare la percezione pubblica della Torino degli anni Settanta e Ottanta.
Le informazioni sul ricovero parlano di una situazione monitorata minuto per minuto e di un quadro clinico fragile, ma sotto controllo. La città osserva, attende, si interroga. La storia di Novelli è intrecciata a quella di Torino in una maniera che pochi altri amministratori possono rivendicare. È stato, per più generazioni, uno specchio delle tensioni e delle speranze di un’epoca, un protagonista di contraddizioni e conquiste che ancora oggi plasmano il dibattito cittadino. Mentre i medici del Martini seguono l’evoluzione delle sue condizioni con estrema cautela, il dibattito pubblico si riaccende attorno al suo nome, tra riconoscimento, critica e memoria. Segno che, al di là dell’attualità del ricovero, la sua figura continua a interrogare una città che cambia, ma che non dimentica chi ha contribuito a definirne il volto.
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