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Un ospedale che riconosce i segnali: il Mauriziano trasforma il 25 novembre in un percorso contro la violenza sulle donne

Un flash mob, la storia di Alice e una rete di professionisti che ogni giorno intercetta ciò che spesso resta invisibile

Un ospedale che riconosce i segnali: il Mauriziano trasforma il 25 novembre in un percorso contro la violenza sulle donne

Un ospedale che riconosce i segnali: il Mauriziano trasforma il 25 novembre in un percorso contro la violenza sulle donne (immagine di repertorio)

Non sempre la violenza arriva in pronto soccorso con il suo nome. A volte si presenta come una caduta, come un livido spiegato male, come una frase esitante che non regge alla seconda domanda. È in quella zona grigia, dove la paura tenta di mascherarsi da incidente domestico, che inizia il lavoro silenzioso e continuo dei professionisti del Mauriziano. E sarà proprio questo lavoro a emergere domani, 25 novembre, nella Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, attraverso un Flash Mob dal titolo “Il Sentiero dei Foulard”, organizzato nell’atrio centrale dell’ospedale alle ore 14.

L’iniziativa intende ricordare che la violenza non è solo un fenomeno sociale, ma un problema sanitario, che passa spesso dalle stanze dei pronto soccorso. E il caso di Alice — nome di fantasia — lo dimostra con precisione chirurgica. Nel maggio 2024 la giovane arriva in PS accompagnata dalla madre del compagno: racconta di una caduta, ma il triagista nota immediatamente una crepa nel racconto. L’equipe antiviolenza viene attivata. Quando la donna resta sola nella Obi, lontana dagli occhi ingombranti della sua accompagnatrice, trova la forza di parlare. Racconta anni di soprusi, minacce, controlli. Esce dall’ospedale con un impegno: tornare. E mantiene quella promessa. Torna, denuncia, si affida alla rete costruita tra ospedale e questura. Oggi vive in un’altra città. Sta ricominciando.

Di storie come la sua, il Mauriziano ne vede un numero crescente: i casi di violenza registrati in accesso al pronto soccorso sono passati da 15 a circa 17,5 ogni 10.000 accessi, in linea con i dati nazionali Istat, che segnano un incremento fino a 18 casi ogni 10.000 accessi. L’Istituto ricorda che si tratta comunque di una sottostima: molte donne non parlano, altre non arrivano nemmeno in ospedale. Sempre secondo Istat, il 6,4% delle donne ha subito molestie sessuali nel corso della propria vita. Numeri che spiegano meglio di qualsiasi slogan la necessità di strumenti di identificazione precoce, formazione e intervento coordinato.

Il Flash Mob di domani sarà una rappresentazione simbolica e collettiva di questo lavoro. Nell’atrio verrà disposto un sentiero di foulard: colori diversi per rappresentare le figure che compongono l’equipe antiviolenza — infermiere di triage, medico di emergenza-urgenza, psicologa, ostetrica, assistente sociale, pediatra — e nodi che uniranno i tessuti a significare la rete che sostiene le donne quando tutto il resto sembra cedere. Attorno, parteciperanno la direzione generale e sanitaria dell’ospedale, gli operatori, la questura, i cittadini.

Un gesto semplice, quasi silenzioso rispetto alla potenza del tema, ma che richiama l’essenziale: la violenza si ferma solo se tutti i nodi restano legati.

A sottolinearlo è la direttrice generale del Mauriziano, Franca Dall’Occo, che ribadisce l’impegno dell’ospedale su questo fronte. Il personale del pronto soccorso, spiega, è formato e aggiornato per riconoscere i segnali e attivare percorsi sicuri. L’ospedale partecipa inoltre a progetti di ricerca con l’Università di Torino per sviluppare strumenti sempre più efficaci, perché — ricorda — la violenza di genere è prima di tutto un fenomeno sanitario e sociale, e il pronto soccorso resta una delle prime antenne capaci di intercettarlo.

Il Sentiero dei Foulard non sarà quindi solo una manifestazione, ma la rappresentazione fisica del lavoro quotidiano di un’equipe che decide di restare a fianco delle donne anche quando le parole mancano, quando le versioni non convincono, quando il dolore tenta di vestirsi da fatalità. Un ospedale che non si limita a curare, ma sceglie di ascoltare.

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