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"E ora tocca a noi!": fragilità, forza e rinascita al Teatro Giacosa

L’evento annuale dell’associazione Violetta porta sul palco scuole, testimonianze e un messaggio forte di prevenzione e speranza.

Un sipario che si apre per rompere il silenzio, un coro di voci che si leva, le scarpette rosse che avanzano sul palco tracciando un cammino di storie, voci, emozioni. Ma soprattutto una forza che si eleva, che non cancella la fragilità ma la trasforma in coraggio e speranza.

Così, nel tardo pomeriggio di sabato 22 novembre, le porte del Teatro Giacosa di Ivrea si sono aperte per accogliere l’evento annuale dellassociazione Violetta la forza delle donne.  Una tradizione che si rinnova ogni anno in concomitanza con la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne e che, giunta alla sua nona edizione, quest’anno ha scelto il titolo: “E ora tocca a noi!”.

Un appuntamento aperto a tutta la cittadinanza, pensato per presentare le attività che l’associazione ha svolto nel corso dell’anno, ma soprattutto un evento dedicato a rafforzare il messaggio che contrastare la violenza di genere richiede l’impegno e la partecipazione di ciascun individuo.

Per immergersi in quello che è il mondo dell’associazione Violetta la forza delle donne bisogna innanzitutto farsi trasportare dalle voci delle donne che da anni portano avanti l’associazione.

Incontriamo quindi la presidente Lilli Angela, che racconta: “L’Associazione è stata fondata nel 2017 da alcune ‘donne di Carnevale’, ispirate dalla storica figura di Violetta, simbolo di libertà, coraggio ed emancipazione. Da allora ci impegniamo a diffondere la cultura della prevenzione della violenza di genere e a offrire supporto psicologico e legale alle donne vittime di violenza, potenziando i servizi dell’ASLTO4 e promuovendo iniziative di prevenzione rivolte a tutta la comunità, con particolare attenzione alle nuove generazioni”.

Colonna portante dell’associazione è la psicoterapeuta Barbara Bessolo, responsabile scientifica, che sin dall’inizio ha tracciato le linee guida per costruire un progetto solido, mirato a offrire supporto concreto e a contrastare, nel modo più efficace possibile, il fenomeno della violenza di genere.

La dottoressa Bessolo ha spiegato come il progetto si sviluppi su due filoni complementari: da un lato azioni concrete sul territorio, offrendo percorsi gratuiti alle donne vittime di violenza; dall’altro attività di sensibilizzazione e divulgazione sul territorio grazie a un lavoro diretto con le scuole. L’evento annuale rappresenta un momento centrale di informazione e divulgazione per l’intera comunità.

L’edizione 2025 ha rinnovato la formula dell’evento, coinvolgendo attivamente i ragazzi diventati peer educator negli Istituti superiori di Ivrea.

“I peer educator – spiega la dottoressa Bessoloricevono una formazione specifica da parte nostra e grazie alla collaborazione con il Corso di Laurea in Infermieristica di Ivrea e all’aiuto dei loro insegnanti, diventano essi stessi formatori alla pari, confrontandosi con i coetanei sui temi della prevenzione della violenza di genere”.

Proprio per rendere concreta la partecipazione delle scuole, la serata è iniziata con le voci di alcuni studenti del Liceo Botta di Ivrea: Adriana Campani, Alice Iperigne, Keidenz Vessoso, Letizia Deiana, Sara Gaido, Sofia Colucci, Sofia Salerno, Maria Cristina Franceschini e Faty Camara, accompagnati alla chitarra dal professor Armando Minutola.

Un sipario che si è così aperto sulle note del brano “Fragile” di Sting: un canto che ha aperto simbolicamente la scena, accompagnando il messaggio contenuto nella canzone stessa, ovvero che dalla violenza non può e non potrà mai nascere nulla. Un inno alla fragilità che ha simbolicamente aperto la strada al coraggio e alla forza delle donne.

La serata ha dato spazio alle scuole coinvolte per presentare i propri progetti che spaziavano dal teatro al fumetto, passando per il canto e le rappresentazioni digitali.

Sul palco sono saliti alcuni studenti degli Istituti superiori di Ivrea: Liceo Carlo Botta, Liceo Antonio Gramsci, Istituto Camillo Olivetti, Istituto Giovanni Cena e Istituto professionale CIAC, alla presenza dei docenti responsabili dei progetti e dei dirigenti scolastici.

I peer educator degli Istituti superiori di Ivrea 

L’associazione Violetta lavora con scuole di ogni ordine e grado, a partire dall’infanzia, e la serata al Giacosa ha visto sul palco anche gli studenti del secondo anno delle scuole secondarie di primo grado dell’Istituto Comprensivo Ivrea 2, scuole Falcone e Montalcini, presentare i lavori realizzati.

Un secondo momento musicale, sempre firmato dal Liceo Botta, ha visto invece protagonisti in scena Keidenz Vessoso alla voce e il professor Armando Minutola alla chitarra con il brano “Donna” di Mia Martini.

Sempre dal Liceo Botta arrivano le testimonianze di due studentesse, Emma e Valentina, che hanno raccontato la loro esperienza come peer educator: “È stato veramente gratificante – raccontano – poter parlare con l’associazione, che si è dimostrata molto disponibile, e a livello personale ci ha permesso di approfondire molto la conoscenza su questo tema. Confrontandoci anche con altre scuole, abbiamo visto che, nonostante i dati sul fenomeno non siano incoraggianti, ci sono persone che se ne interessano e fanno davvero la differenza. Questo ci lascia un grande senso di speranza e voglia di continuare a divulgare questi valori anche tra i nostri pari”.

Un’altra giovane testimonianza arriva invece dall’Istituto Cena, a raccontarla è Santiago: “Faccio parte del progetto Violetta dall’anno scorso e devo dire che il gruppo è quasi come una famiglia. Insieme andiamo nelle scuole o in altri contesti per presentare i progetti che abbiamo realizzato, come video o attività sui temi della violenza di genere”.

Sara e Lorena, del Liceo Gramsci, hanno raccontato la loro esperienza: “È bello osservare il rapporto che si crea tra pari durante questi incontri. Per noi è un’opportunità preziosa che ci fa crescere e ci sentiamo davvero fortunate a poter portare avanti un progetto legato a un tema così importante”.

Il momento più intenso della serata è stato l’ingresso in scena delle “Donne di Violetta”. Una novità di questa edizione è stata proprio la scelta di dare voce diretta a due testimonianze.

Così la serata ha acceso i riflettori su un mondo sommerso: quello delle donne che rompono il silenzio e che, affrontando percorsi complessi e spesso non lineari, rinascono. Queste storie sono la dimostrazione che uscire dalla violenza è possibile e, soprattutto, che lo è grazie alla rete che sostiene, accompagna e protegge. In sala, infatti, erano presenti anche ispettori di polizia, membri delle forze dell’ordine, avvocati, tutti attivi nella rete che aiuta le donne in difficoltà.

“Il fatto stesso che il nostro progetto coinvolga tutta la comunità – ha commentato la presidente Lilli Angela – è un aiuto generale, ma anche un sostegno concreto per le donne che vivono momenti difficili. Sentirsi parte di una comunità pronta a lavorare per loro significa trovare la forza di uscire dal silenzio”.

Le "Donne di Violetta" sono lì per ricordare che non vi sono solo i tragici fatti di cronaca, ma che la violenza può avere una fine. “La vera paura – hanno detto – è restare ferme nella situazione che si stava vivendo. Non abbiate paura di uscire dal silenzio”.

Il Teatro Giacosa ha accolto le due donne con un lungo e commosso applauso, mentre i giovani peer educator, presenti sul palco, hanno accompagnato ogni momento della serata, facendo da filo diretto tra le esperienze delle protagoniste e lo sguardo delle nuove generazioni.

Sul palco gli attori principali dell'evento 

La serata si è chiusa con uno sguardo al mondo maschile. Il momento conclusivo, infatti, ha visto un dialogo tra il dottor Alberto Penna, psicologo e psicoterapeuta di Milano, autore del libro Maschi che piangono poco, e la dottoressa Bessolo.
Lo psicologo ha sottolineato l’importanza di parlare dell’emotività maschile, ancora oggi spesso repressa dalla società: “Nei miei incontri vedo uomini che, nella sicurezza dello studio, tirano fuori emozioni di cui a volte non sono neppure consapevoli, e qui entra in gioco il pianto: gli uomini che piangono poco non esprimono la propria vulnerabilità, non chiedono aiuto quando ne avrebbero bisogno”.

Il dialogo si è concentrato sulle conseguenze culturali di questo modello: “Quando la società ostacola l’espressione della fragilità maschile, alcuni uomini diventano incapaci di gestire le crisi relazionali. Nessuno nasce violento: l’uomo è fragile e la violenza può scaturire da un’infanzia in cui il bisogno di essere accudito e coccolato è stato negato”.

La serata si è chiusa con la presidente Lilli Angela, accompagnata dalla vicepresidente Barbara Bellardi, che ha ringraziato tutti i protagonisti dell’evento. Un plauso speciale è andato al Comune di Ivrea e a tutti coloro che collaborano con l’associazione per portare avanti il progetto: “Sento davvero - ha concluso la presidente - che la nostra Associazione è diventata parte integrante della comunità canavesana”.

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