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Caos e accuse dopo il test di Medicina: tra “furbetti” individuati, proteste studentesche e scontro politico sulla riforma

Bernini difende la prova e parla di modello funzionante, mentre studenti e opposizioni chiedono verifiche e ricorsi

Anna Maria Bernini

Anna Maria Bernini

Caos e accuse dopo il test di Medicina: tra “furbetti” individuati, proteste studentesche e scontro politico sulla riforma

Il giorno dopo il primo test di Medicina dell’era del semestre filtro, l’Italia accademica si risveglia divisa tra rassicurazioni istituzionali, accuse di disorganizzazione e l’ombra sempre più pesante di ricorsi collettivi. Mentre la ministra dell’Università Anna Maria Bernini parla di una prova pienamente valida e di una macchina che «ha retto perfettamente», dal fronte studentesco si alza una voce opposta, durissima, che punta a delegittimare l’intero impianto della riforma.

Al centro dello scontro c’è la gestione della giornata di ieri, quando oltre 50mila aspiranti medici si sono seduti nelle aule di tutta Italia per affrontare il primo appello successivo al semestre “aperto”. Per ore, sui social, in chat e gruppi privati, hanno iniziato a circolare fotografie della prova mentre il test era ancora in corso. Un elemento che ha immediatamente sollevato la domanda più temuta: il rischio di un annullamento generale.

La ministra ha però escluso questa possibilità. Il test è considerato valido e non sarà ripetuto dagli oltre cinquantamila candidati. La distinzione, sottolinea, riguarda i casi specifici: chi è stato scoperto con un telefono o con materiale non consentito ha già visto il proprio elaborato ritirato. «Se qualche furbetto ha cercato di portare telefonini all’interno delle Università, e alcuni sono stati trovati ed espulsi, o ha cercato di falsare gli esiti pubblicando online i compiti – ha spiegato Bernini – risaliremo a questi furbetti e annulleremo i loro compiti». Una promessa che la ministra ribadisce come elemento centrale per garantire la regolarità della selezione.

In parallelo, la Crui, la Conferenza dei rettori, ha confermato di aver avviato una verifica interna sulle immagini circolate in rete, dichiarando che la percentuale di irregolarità sarebbe «marginale» rispetto alla massa dei candidati. Una posizione che mira a raffreddare gli allarmi, ma che non sembra avere lo stesso impatto tra gli studenti, i primi a parlare di un susseguirsi di errori.

L’Unione degli Universitari, infatti, descrive la giornata del test come una sequenza di «disorganizzazione» e «criticità strutturali». Per questo annuncia un ricorso collettivo che chiederà per tutti l’ingresso in sovrannumero e nella prima sede scelta. Non una richiesta nuova nel panorama universitario, ma questa volta accompagnata da una contestazione più ampia: per l’Udu, il numero chiuso «andrebbe abolito e non reinventato peggio». A sostegno degli studenti arriva anche il Codacons, che valuta un ricorso al Tar per conto di tutti i partecipanti. Secondo l’associazione, la pubblicazione delle immagini «avrebbe compromesso il principio di segretezza della prova scritta» e meriterebbe quindi una valutazione da parte della giustizia amministrativa.

Su un piano ancora diverso si muovono le opposizioni, che chiedono alla ministra di riferire in Aula. Per il Partito Democratico, la priorità è «assicurare uniformità di procedure e valutazioni tra gli atenei» e affrontare «con urgenza le carenze strutturali» che avrebbero compromesso la credibilità della riforma. I Dem non esitano a definire il semestre filtro un «flop» e persino «un inganno». Non è un attacco generico: la critica entra nel merito, sostenendo che si tratterebbe di un «finto semestre filtro», in realtà ridotto a un bimestre telematico con contenuti giudicati insufficienti sia per preparare l’esame sia per affrontare la prosecuzione degli studi in Medicina.

Parole che Bernini respinge seccamente. La ministra insiste su un bilancio «assolutamente positivo», definendo il semestre aperto un modello che avrebbe funzionato «perfettamente». E rilancia l’accusa: secondo lei, «stanno continuando a nascondersi dietro pochi furbetti che hanno violato le regole». Per Bernini, dunque, la narrazione di caos e improvvisazione non corrisponde alla realtà: ciò che sta emergendo è piuttosto il tentativo di alcuni di strumentalizzare le irregolarità per mettere in discussione la riforma.

Resta però la distanza evidente tra il racconto degli studenti e quello delle istituzioni. Da una parte una prova dichiarata valida, dall’altra la percezione di una giornata gestita male, segnata da incertezze e da un sistema che, secondo i diretti interessati, avrebbe mostrato limiti strutturali proprio nella sua prima applicazione nazionale. Da qui, lo scontro inevitabile su un terreno già sensibile: il numero chiuso, tema ricorrente del dibattito universitario italiano.

La battaglia, ora, si sposta su due piani paralleli: quello amministrativo, dove i ricorsi potrebbero moltiplicarsi nelle prossime settimane, e quello politico, con un confronto destinato ad accendersi tra governo e opposizioni. A fare da sfondo, migliaia di studenti che attendono risposte chiare sul loro futuro accademico, mentre il semestre filtro – nato per alleggerire le tensioni del vecchio sistema – si ritrova al centro di una nuova tempesta.

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