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L’Italia è abusiva: 15 case su 100 sono irregolari, il rapporto Istat fa tremare il Paese

L’ipotesi Salvini divide: Legambiente avverte sugli effetti “devastanti” per sicurezza e territori

Italia, esplode il dossier abusivismo: 15 case irregolari ogni 100 e la proposta del “silenzio-assenso” riaccende lo scontro politico

Italia, esplode il dossier abusivismo: 15 case irregolari ogni 100 e la proposta del “silenzio-assenso” riaccende lo scontro politico

In Italia, ogni cento nuove abitazioni costruite, quindici sono abusive. Un dato che pesa, e che segna un ritorno drastico al tema dell’irregolarità edilizia, cristallizzato nell’ultimo rapporto Istat sugli indicatori Bes, gli indici che misurano la qualità dello sviluppo di un Paese. Un numero che non fotografa neppure l’intero fenomeno, perché non include l’enorme eredità dell’abusivismo storico distribuito lungo tutta la Penisola. Ma basta comunque a descrivere un quadro che, ancora una volta, conferma l’Italia come un Paese diviso: un Nord che resta su valori contenuti, un Centro nella media nazionale e un Sud dove più della metà delle nuove abitazioni risulta fuorilegge.

I dati Istat si basano su un’analisi del Cresme, riferimento nazionale nel settore, e riguardano il 2022, ultimo anno per cui sono disponibili informazioni complete. L’istituto parla di tendenza “sostanzialmente invariata”, una formula che suona come una diagnosi definitiva di un male che resiste nel tempo. L’abusivismo che esplose negli anni Cinquanta e Sessanta, contro cui si batté anche Antonio Cederna, continua oggi a lasciare segni profondi e difficili da cancellare.

Le demolizioni confermano la paralisi: secondo Legambiente, solo il 15,3% dei 70.751 immobili che avrebbero dovuto essere abbattuti è stato effettivamente eliminato. Tutto il resto rimane al suo posto, nelle periferie, lungo le coste, in aree vincolate o addirittura in zone a rischio idrogeologico, contribuendo a indebolire ancora di più territori già fragili.

È su questo scenario che si inserisce l’ipotesi rilanciata dal vicepremier Matteo Salvini: introdurre un meccanismo di silenzio-assenso per le pratiche di condono arretrate, lasciate in sospeso da decenni. Le richieste, molte risalenti ai condoni del 1985, 1994 e 2003, giacciono ancora nei Comuni senza risposta. Salvini chiarisce la sua posizione: «Siccome ci sono milioni di pratiche arretrate, secondo me la soluzione non è fare nuovi condoni. La proposta che porto come Lega e come ministro è di dare 6 mesi al massimo di tempo agli enti locali per rispondere alle migliaia di cittadini che hanno fatto domanda di condono 5 anni fa o 40 anni fa, pagando. I Comuni devono dare una risposta e se non lo fanno entro sei mesi, vale il silenzio assenso, e vuol dire che quell'immobile ha tutti i diritti e tutti i permessi».

Matteo Salvini

Un’idea che, se approvata, avrebbe impatti enormi e immediati. Perché l’abusivismo non è uniforme: al Nord si contano 4,6 case abusive ogni 100, al Centro si sale a 14,7, mentre al Sud il dato esplode al 40%. In Basilicata e Calabria lo scenario è ancora più drastico: 54 abitazioni irregolari ogni 100. La Campania segue con 50,4.

Durissima la reazione del presidente di Legambiente, Stefano Ciafani, che parla di rischio devastante per la sicurezza pubblica: «Il silenzio assenso proposto darebbe il via libera a pratiche di condono in modo indiscriminato, anche per case costruite in aree tutelate o in luoghi pericolosi, come i territori a rischio idrogeologico, e non si tutelerebbe la sicurezza delle persone, tema che dovrebbe essere caro al ministro».

STEFANO CIAFANI

Ciafani riconosce le difficoltà degli uffici comunali, ma punta il dito su responsabilità più profonde: «In quasi tutti i Comuni, anche in quelli governati dalla Lega, non sono state ancora evase le pratiche dei tre condoni nazionali del 1985, 1994 e 2003, perché gli uffici tecnici sono generalmente sguarniti di personale e competenze». Secondo Legambiente, le risorse andrebbero utilizzate proprio per potenziare quegli uffici, non per facilitare sanatorie automatizzate.

Il confronto politico è destinato a intensificarsi, anche perché la proposta potrebbe entrare nella legge di Bilancio. Sullo sfondo, resta un Paese dove, mentre le case abusive aumentano, le demolizioni non avanzano, e i territori più fragili continuano a pagare un prezzo altissimo.

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