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Portici più vivi e sicuri, Torino rilancia le vetrine con nuove regole

Autorizzazioni chiare, spazi riattivati e decoro urbano: la Giunta apre la strada alla rinascita delle bacheche chiuse

Portici più vivi e sicuri, Torino rilancia le vetrine con nuove regole

Portici più vivi e sicuri, Torino rilancia le vetrine con nuove regole (foto di repertorio)

Una decisione attesa da anni, che interviene su uno dei segni più riconoscibili del paesaggio urbano torinese: le vetrine e bacheche interpilastro dei portici. La Giunta comunale ha approvato una delibera che ne permette la riattivazione come piccoli punti vendita di prodotti non alimentari, superando limiti e incertezze normative ereditate dal passato e restituendo così una funzione a spazi oggi perlopiù chiusi.

L’obiettivo dichiarato è duplice: da un lato migliorare decoro, sicurezza e fruibilità degli oltre 12 chilometri di portici cittadini; dall’altro ampliare le opportunità per gli operatori che, fino ad ora, non disponevano di un quadro autorizzativo stabile. Attualmente si contano 150 strutture, ma 26 risultano chiuse: una presenza disordinata che, soprattutto in alcune zone come via Nizza e piazza Carlo Felice, ha finito per generare aree poco presidiate.

L’assessore al Commercio Paolo Chiavarino sottolinea l’importanza di questa svolta amministrativa: «Le vetrine interpilastro sono parte della storia commerciale dei nostri portici. Con questo provvedimento diamo regole chiare, stabilità agli operatori e possibilità di recuperare gli spazi chiusi, restituendo vivacità e presidio a luoghi che rischiavano il degrado». Una dichiarazione che riassume il cuore della delibera: valorizzare ciò che già esiste, senza comprometterne l’identità architettonica.

Il nuovo impianto normativo stabilisce che i titolari delle strutture, già autorizzate sotto il profilo edilizio tramite permesso temporaneo — il cosiddetto titolo in precario — potranno ora richiedere una specifica autorizzazione commerciale. Questa avrà la stessa durata del titolo edilizio e potrà essere revocata per ragioni di interesse pubblico. È un passo che mette ordine là dove per oltre un decennio regnava l’incertezza: il blocco introdotto nel 2014 aveva infatti limitato fortemente la possibilità di attivare nuove attività, congelando di fatto gran parte delle vetrine.

Non solo. L’Amministrazione chiarisce che negli spazi oggi chiusi ma dotati di un valido titolo di suolo pubblico, sarà possibile inaugurare nuove attività commerciali. Una novità che potrebbe cambiare volto ad aree che da anni attendono un rilancio strutturale. A beneficiarne saranno soprattutto i portici più fragili dal punto di vista commerciale e urbano, dove la presenza di negozi attivi rappresenta un elemento decisivo per la sicurezza e la vivibilità quotidiana.

La delibera approvata si inserisce nel solco di un lavoro avviato molto tempo fa: nel 2003 la Giunta comunale aveva dato vita al Progetto Integrato d’Ambito, pensato per valorizzare l’intero sistema porticato di Torino attraverso una strategia pubblico-privata. La nuova decisione rappresenta una tappa ulteriore di questo percorso, rinnovato quest’anno dal Consiglio comunale con l’approvazione della misura dedicata al riordino dei chioschi inutilizzati e al rilancio delle strutture su suolo pubblico.

Il messaggio, ora, è chiaro: dare ai portici torinesi una seconda vita, rendendoli più dinamici e meno segnati da vetri oscurati e saracinesche abbassate. Una scelta che intercetta anche il tema della sicurezza percepita, sempre strettamente legata alla presenza di attività e presidi diffusi sul territorio. E che potrebbe trasformarsi in un modello di rigenerazione minuta, ma efficace, in una città che continua a interrogarsi su come rendere più vivibili i suoi spazi storici.

Da oggi, le vetrine interpilastro non sono più solo tracce del passato: tornano a essere un’occasione per il presente, un tassello nella costruzione di una Torino più curata, più sicura e più ospitale.

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