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18 Novembre 2025 - 16:56
All’Archivio di Stato di Torino una mostra che svela il patrimonio nascosto degli ospedali piemontesi
Un anniversario che diventa occasione di conoscenza, un archivio che si trasforma in luogo di narrazione civile, un patrimonio rimasto per decenni confinato nei reparti e nelle direzioni degli ospedali che finalmente viene restituito alla comunità. Dal 25 novembre 2025 al 9 gennaio 2026, nella Sala ipogea dell’Archivio di Stato di Torino, prende forma la mostra “Il patrimonio della cura. La cura del patrimonio”, un percorso espositivo che ripercorre la storia sanitaria piemontese attraverso opere d’arte, documenti, strumenti scientifici, arredi e oggetti devozionali. Una rassegna che nasce per celebrare il centenario delle Sezioni Riunite dell’Archivio, ospitate proprio nell’edificio che un tempo fu il primo ospedale San Luigi Gonzaga: una coincidenza simbolica che lega la storia della cura a quella della conservazione archivistica.
Il progetto è frutto della collaborazione tra l’Archivio di Stato e il Centro Documentazione Storia dell’Assistenza e della Sanità Piemontese (SASP) del DAIRI-R, struttura regionale impegnata da anni nel recupero della memoria sanitaria. La mostra porta a compimento un lavoro iniziato nel 2023, quando il SASP completò una monumental e mappatura del patrimonio storico sanitario regionale, confluita nell’e-book “Comunità e identità”: un censimento che ha permesso di identificare collezioni, archivi e materiali dispersi nei vari ospedali del Piemonte, oggi riuniti per la prima volta in un unico racconto.
A sottolineare il valore dell’iniziativa è lo stesso Stefano Benedetto, direttore dell’Archivio di Stato, che ricorda come l’edificio di via Piave non sia solo contenitore, ma parte integrante dell’esposizione: progettato oltre due secoli fa, fu un modello innovativo per l’architettura ospedaliera europea. È in questo dialogo tra passato e presente che la mostra acquista significato: non una celebrazione nostalgica, ma un invito a riconoscere il ruolo degli ospedali come luoghi di cultura, prima ancora che strutture sanitarie.

Il percorso espositivo, articolato in sette sezioni, attraversa secoli di storia: dai complessi ospedalieri medievali alla rivoluzione illuminista della sanità pubblica, dal fervore assistenziale dei benefattori alle trasformazioni del Novecento. Accanto ai grandi temi, emergono le figure che hanno costruito la storia della cura: architetti, farmacisti, artisti, religiosi, medici, infermieri e pazienti. Un mosaico di esperienze che restituisce l’identità di una comunità dove la cura non era solo pratica clinica, ma parte della vita sociale e civile.
Il contributo delle 18 Aziende Sanitarie Regionali è stato decisivo. Ognuna ha messo a disposizione una selezione del proprio patrimonio: tavole anatomiche, strumentazioni di laboratorio, modelli farmaceutici, carte amministrative, ex voto e testimonianze della vita quotidiana nei nosocomi piemontesi. Un gesto che ha permesso di rendere visibile una ricchezza finora frammentata e poco conosciuta.
Tra i materiali esposti figura anche la riproduzione, fornita dall’ASL TO4, dell’articolo “Il Nuovo Ospedale di Ivrea” pubblicato nel 1956 e stampato nelle tipografie Olivetti: un documento che racconta l’epoca della ricostruzione sanitaria del dopoguerra, quando l’ospedale rappresentava uno dei motori sociali del territorio canavesano. È un frammento prezioso che dimostra quanto la storia ospedaliera sia intrecciata alle grandi trasformazioni culturali e industriali del Piemonte.
Il valore dell’iniziativa è sottolineato anche da Franco Ripa, Presidente del SASP, che parla di “progetto unico nel suo genere”, capace di trasformare un lavoro di studio in un’esperienza pubblica. Una visione condivisa da Antonio Maconi, Direttore del DAIRI-R e del SASP, che sottolinea come l’esposizione restituisca “una memoria condivisa” e riaffermi il valore dell’ospedale come patrimonio della comunità, in continuità con una tradizione europea che ha sempre intrecciato assistenza, cultura e solidarietà.
La mostra è resa possibile grazie alla collaborazione con il Consiglio Regionale del Piemonte, alla direzione artistica di Banca Patrimoni Sella & C., al patrocinio della Regione Piemonte e di ACOSI. Rientra inoltre nel progetto “Archivi e Salute”, promosso dal Cultural Welfare Center, che punta a rafforzare il legame tra cultura, benessere e cittadinanza attiva.
Ampio il calendario delle aperture, comprese diverse date straordinarie tra novembre e dicembre, pensate per favorire l’accesso anche nei giorni festivi e nelle fasce serali. Un’attenzione non scontata che rispecchia la finalità della rassegna: rendere la storia sanitaria piemontese un bene condiviso, accessibile, vivo.
In un tempo in cui la memoria collettiva tende a sfilacciarsi, la mostra dell’Archivio di Stato ricorda che gli ospedali non sono soltanto luoghi di cura, ma custodi di storie, saperi, evoluzioni sociali e scelte civili. Tornare a leggerli come patrimonio significa restituire dignità a una parte fondamentale dell’identità piemontese. E significa anche comprendere quanto il rapporto tra cura e comunità sia un legame che attraversa i secoli, arrivando fino a noi.


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