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Torino vuole il suo Museo dell’Immigrazione: parte il cantiere della memoria

Il Consiglio vota sì e avvia il tavolo per trasformare la memoria in luogo fisico

Torino vuole il suo Museo dell’Immigrazione

Torino vuole il suo Museo dell’Immigrazione: parte il cantiere della memoria (foto di repertorio)

Torino decide di raccontarsi davvero. Non solo attraverso le sue fabbriche, i suoi quartieri operai e le trasformazioni urbane che l’hanno cambiata, ma anche attraverso chi l’ha scelta, vissuta, attraversata e resa una città più complessa e più ricca. È da questa consapevolezza che nasce il via libera del Consiglio comunale al percorso per istituire un Museo dell’Immigrazione, un’idea che punta a mettere ordine in una memoria diffusa e spesso mai riconosciuta come parte fondamentale della storia torinese.

La mozione, presentata dalla consigliera Caterina Greco (Pd), è stata approvata con 26 voti favorevoli e un astenuto. In aula Greco ha ricordato un dato che pesa più di ogni slogan: oggi i cittadini di origine straniera a Torino rappresentano il 16,63% della popolazione, pari a 143.279 persone. Numeri che descrivono una città costruita anche grazie ai flussi migratori interni e internazionali, e che secondo la proponente giustificano la necessità di un luogo capace di raccoglierne le storie e di restituirne il valore culturale.

Il museo, se realizzato, diventerebbe uno spazio fisico in cui far convergere narrazioni, testimonianze, materiali d’archivio e contributi delle diverse comunità. Un luogo che, nelle intenzioni della mozione, non dovrebbe limitarsi a un racconto espositivo, ma diventare un punto di incontro tra culture, oltre che un tassello significativo nel dossier di Torino per la candidatura a Capitale europea della Cultura 2033.

Il documento impegna sindaco e giunta a istituire un Tavolo di ricerca dedicato, coinvolgendo gli uffici dell’assessorato alla Cultura, l’Archivio Storico della Città, il Centro Interculturale, la Rete Porta delle Culture e le associazioni attive nei quartieri. Un sistema di relazioni già esistente, che potrà costituire la base per un percorso più strutturato.

A sottolineare la concretezza del progetto è stata Lorenza Patriarca, presidente della Commissione Cultura, che ha ricordato l’esistenza di 35mila schede già catalogate e considerate il primo nucleo documentale del futuro museo. Un patrimonio che raccoglie storie, percorsi migratori, documenti e tracce della presenza straniera sul territorio torinese: materiali che negli anni sono stati raccolti proprio per evitare che un pezzo di memoria cittadina svanisse.

Nel dibattito non è mancato il contributo dei consiglieri di Sinistra Ecologista, Sara Diena ed Emanuele Busconi, che hanno richiamato l’importanza di dare voce a chi ha vissuto l’esperienza migratoria in prima persona. Una scelta che, nelle intenzioni del gruppo, permetterebbe di superare la narrazione emergenziale che spesso domina il discorso pubblico, riconoscendo anche il ruolo storico del colonialismo europeo come parte della cornice da cui partire per leggere le migrazioni contemporanee.

L’approvazione della mozione non definisce ancora una sede né un calendario operativo, ma rappresenta un primo passo politico rilevante. Torino, città che in epoche diverse ha accolto ondate migratorie dall’Italia e dall’estero, si trova ora a progettare un luogo che renda visibile ciò che fino a oggi è rimasto frammentato nei quartieri, nelle comunità e negli archivi.

La prospettiva di un Museo dell’Immigrazione apre dunque un cantiere culturale e civile: un invito a capire come si trasformano le città, chi le attraversa e chi ne cambia l’identità. Una scelta che guarda al futuro, ma che pretende di non perdere più pezzi della propria storia.

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