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18 Novembre 2025 - 10:47
Allarmi alimentari in serie: pizza, focaccia, crema spalmabile e uova ritirate dal mercato per sospetto botulino
Il fine settimana si è chiuso con una lunga serie di richiami alimentari diffusi dal Ministero della Salute, un susseguirsi di segnalazioni che coinvolgono prodotti molto diversi tra loro – dalle pizze surgelate alle focacce farcite, dalle creme spalmabili alle uova fresche – ma accomunati da un elemento centrale: la necessità di tutelare i consumatori di fronte a rischi potenziali che vanno dal sospetto botulino agli allergeni non dichiarati, fino a un generico rischio microbiologico. È una sequenza ampia e articolata che mette in luce sia la capacità del sistema di controllo di intervenire tempestivamente, sia le fragilità di una filiera alimentare sempre più complessa e interconnessa.
La prima segnalazione riguarda la pizza salsiccia e friarielli Napoli Gran Gourmet e la focaccia salsiccia e friarielli Acquaviva, entrambe prodotte dalla Vera Pizza Napoli Srl a Montecorvino Pugliano, in provincia di Salerno. Il Ministero ha diffuso un richiamo precauzionale per la possibile presenza di Clostridium botulinum nei friarielli utilizzati nella farcitura, gli stessi “broccoli alla napoletana” in olio di semi di girasole già al centro di un richiamo precedente che coinvolgeva un prodotto a marchio Sapurè. Il botulino, se presente, può generare una tossina altamente pericolosa, e la prudenza è d’obbligo: la raccomandazione ministeriale è di non consumare assolutamente i prodotti appartenenti ai lotti segnalati e di riconsegnarli nei punti vendita. Il caso mostra come un singolo ingrediente contaminato possa avere ripercussioni immediate su prodotti diversi, commercializzati con marchi differenti e distribuiti su scala nazionale.

Accanto a questo intervento, il Ministero ha comunicato anche il richiamo di un lotto di crema spalmabile SZ Essezeta alle nocciole e cacao “senza zuccheri aggiunti”. In questo caso, il problema non riguarda la qualità della crema ma l’etichettatura del tappo, risultata non conforme al prodotto contenuto. L’assenza dell’indicazione dell’allergene latte costituisce un rischio concreto per chi soffre di allergie o intolleranze, rendendo impossibile riconoscere un ingrediente potenzialmente pericoloso. La crema, prodotta da A. Gandola & Co. Spa per C.E.A.N. Srl e distribuita nelle catene Iper, Il Gigante e Coop, deve quindi essere immediatamente riportata nei negozi.
Il quadro si fa ancora più complesso con il nuovo richiamo delle uova Spinovo e Le Nostranelle, un provvedimento esteso a molti formati e lotti diversi, accomunati dalla stessa motivazione: un potenziale rischio microbiologico. Il Ministero non ha specificato nel dettaglio la natura del rischio, ma richiami di questo tipo sono spesso legati alla possibile presenza di batteri come la Salmonella, capaci di contaminare guscio e contenuto dell’uovo e di provocare infezioni gastrointestinali anche gravi. Le uova, prodotte da Spinovo di Mazzini Pierluigi nello stabilimento di Spino d’Adda, erano già state oggetto di due richiami massicci nei mesi precedenti: un primo intervento aveva riguardato 30 lotti, un secondo altri 79. L’ulteriore serie di ritiri alimenta interrogativi sulla continuità dei controlli interni allo stabilimento e sulle misure adottate dall’azienda per prevenire ricadute.
Il susseguirsi di richiami così ravvicinati rende evidente quanto la sicurezza alimentare richieda un equilibrio costante tra vigilanza pubblica, controlli industriali, tracciabilità degli ingredienti e correttezza delle etichette. Ogni anello della catena deve funzionare senza cedimenti: quando qualcosa va storto, anche un piccolo errore può diventare un rischio reale. Nel caso della pizza e della focaccia, ad esempio, il problema nasce a monte, nella contaminazione sospetta dei friarielli sott’olio; per la crema spalmabile, invece, la criticità nasce dall’errata etichettatura; per le uova, si tratta di un problema legato alle condizioni igienico-sanitarie della produzione.
In tutti i casi, il Ministero ribadisce la stessa indicazione di base: non consumare i prodotti interessati e riportarli al punto vendita, dove il rimborso sarà garantito anche in assenza dello scontrino. Quando si tratta di botulino, poi, la raccomandazione è ancora più netta: non aprire, non assaggiare e non manipolare ulteriormente le confezioni sospette.
La serie di richiami registrata negli ultimi giorni non deve essere letta come un segnale di allarme generalizzato sulla qualità dei prodotti italiani, ma come la dimostrazione che il sistema di sorveglianza funziona e interviene prima che un potenziale rischio si trasformi in un’emergenza sanitaria. Al tempo stesso, però, richiami ripetuti e diffusi su prodotti di largo consumo ricordano quanto sia fondamentale continuare a investire nella sicurezza alimentare, nella formazione degli operatori e nelle verifiche lungo tutta la filiera produttiva.
La complessità del panorama alimentare moderno richiede trasparenza, rigore e una capacità costante di intercettare le anomalie prima che arrivino sulle tavole delle famiglie. È un lavoro che non si vede, che procede nell’ombra degli stabilimenti e dei laboratori di analisi, ma che rappresenta uno dei presidi più importanti a tutela dei consumatori. E il fine settimana appena trascorso ne è stata una testimonianza chiara.
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