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“Ogni bambino ha diritto alla cura”: l’appello dell’Ordine degli Assistenti Sociali dopo l’incidente di corso Regio Parco

“No a letture ideologiche, serve una politica strutturale per la tutela dei minori, rom o italiani che siano”

“Ogni bambino ha diritto alla cura”: l’appello dell’Ordine degli Assistenti Sociali dopo l’incidente di corso Regio Parco

“Ogni bambino ha diritto alla cura”: l’appello dell’Ordine degli Assistenti Sociali dopo l’incidente di corso Regio Parco (immagine di repertorio)

Un pomeriggio di paura in corso Regio Parco, a Torino, si è trasformato in un caso simbolico sulla tutela dei minori e sulla responsabilità collettiva. Pochi giorni fa, una bambina di sei anni, appartenente a una famiglia di origine rom, è stata investita da un’auto mentre attraversava la strada. Le sue condizioni, inizialmente giudicate gravi, si sono fortunatamente rivelate meno preoccupanti nelle ore successive: la piccola non è in pericolo di vita ed è stata affidata alle cure dei medici dell’ospedale Regina Margherita.

L’incidente, avvenuto in una zona già segnata da episodi simili, ha scosso l’opinione pubblica e alimentato commenti e polemiche, molti dei quali legati all’appartenenza etnica della famiglia. Ed è proprio per questo che l’Ordine degli Assistenti Sociali del Piemonte e della Valle d’Aosta ha deciso di intervenire, con una nota che sposta l’attenzione dalla cronaca all’essenza della questione: la tutela dei bambini come dovere universale.

L’Ordine ha espresso vicinanza alla bambina e alla sua famiglia, ricordando che ogni episodio che coinvolge un minore «merita attenzione, cura e responsabilità». Un principio che — sottolineano gli assistenti sociali — vale «per tutte le bambine e tutti i bambini, senza distinzione di origine, condizione sociale o appartenenza etnica».

Da qui, il chiarimento su un tema spesso distorto dal dibattito pubblico: i servizi sociali intervengono «solo quando sussistono le condizioni che lo richiedono», sulla base di valutazioni professionali e «in raccordo costante con l’Autorità giudiziaria». Nessuna azione arbitraria, nessuna ingerenza ideologica, ma un lavoro tecnico, complesso e delicato. La tutela dei minori, sottolinea l’Ordine, «non può e non deve essere piegata a letture ideologiche, semplificazioni o approcci emergenziali».

Le parole arrivano in un contesto in cui ogni intervento legato a famiglie vulnerabili o comunità rom viene spesso usato come terreno di scontro politico. Gli assistenti sociali ribadiscono invece che la protezione dell’infanzia non è materia di propaganda, ma di politiche pubbliche solide, preventive e durature. «La protezione dei minori — si legge ancora nel comunicato — non può prescindere da un’azione preventiva e da una strategia politica strutturata, continuativa e capace di andare oltre la gestione del singolo caso o dell’emergenza».

Per l’Ordine, affrontare davvero le situazioni di marginalità sociale significa dare strumenti e risorse a chi lavora quotidianamente sul territorio: assistenti sociali, educatori, psicologi. Significa anche riconoscere la centralità delle politiche abitative, sanitarie, educative e del lavoro, perché i minori non si tutelano solo con le emergenze, ma costruendo le condizioni del loro benessere.

Il documento insiste anche su un punto spesso rimosso: la responsabilità collettiva. «Nessun servizio, da solo, può rispondere a fenomeni complessi se non inserito in un progetto più ampio, orientato al benessere dei bambini e dei nuclei familiari», affermano gli assistenti sociali. È un richiamo esplicito alla politica, che secondo l’Ordine deve farsi carico di garantire continuità e non lasciare i servizi sociali isolati o sottodimensionati.

Nella parte finale, il comunicato dedica un passaggio alla comunità rom, spesso citata in relazione all’incidente. Gli assistenti sociali chiedono di abbandonare generalizzazioni e stereotipi, e di affrontare le difficoltà attraverso una strategia integrata e interistituzionale, capace di costruire “percorsi di inclusione e opportunità reali”. Non un approccio emergenziale, ma un lavoro di rete fondato su dialogo e cooperazione tra enti pubblici, scuole, servizi e associazioni.

Da Torino, città che ha fatto della solidarietà e del lavoro sociale un tratto distintivo della propria storia, arriva così un messaggio che vale per tutti: il diritto dei bambini alla protezione non si discute e non si divide. «È su questa tradizione che vogliamo continuare a costruire – scrive l’Ordine – con serietà, con azioni concrete, con il dialogo costante tra istituzioni e comunità, e con il rifiuto di ogni tentativo di utilizzare la fragilità dei minori per alimentare divisioni».

Parole che restituiscono dignità a un mestiere spesso invisibile e a una verità tanto semplice quanto fondamentale: “Il nostro impegno resta quello di garantire protezione, educazione, opportunità e dignità a tutti i bambini. Sempre.”

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