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Giovani torinesi tra buona alimentazione e scarsa prevenzione: una generazione che mangia bene ma trascura la propria salute

Dalla nuova indagine UniSalute–Nomisma emerge un quadro chiaro: abitudini alimentari corrette, ma controlli sporadici, poca attività fisica e un rapporto incerto con la prevenzione

Giovani torinesi tra buona alimentazione e scarsa prevenzione: una generazione che mangia bene ma trascura la propria salute

Giovani torinesi tra buona alimentazione e scarsa prevenzione: una generazione che mangia bene ma trascura la propria salute (foto d'archivio)

Il ritratto dei giovani torinesi racconta una generazione che sa cosa mettere nel piatto, ma fatica a prendersi cura di sé quando si tratta di prevenzione e controlli sanitari. È la fotografia restituita dall’ultima indagine dell’Osservatorio Sanità di UniSalute, realizzata in collaborazione con Nomisma, che ha analizzato comportamenti, abitudini e percezioni dei cittadini under 40 del capoluogo piemontese. Un campione che, pur dichiarando in larga maggioranza l’importanza della prevenzione, nella pratica rimanda, trascura o evita i controlli più basilari.

La contraddizione emerge già da un dato macroscopico: il 91% degli intervistati afferma che i controlli periodici siano fondamentali, ma solo il 45% li effettua realmente. La maggioranza — il 54% — si presenta davanti a uno specialista soltanto in presenza di sintomi. Una scelta che produce numeri preoccupanti: il 43% degli under 40 non ha mai fatto una visita dermatologica, il 36% non si è mai sottoposto a un elettrocardiogramma, e una donna su quattro non va dal ginecologo da almeno tre anni. Una distanza evidente tra consapevolezza e comportamento, che denuncia un rapporto fragile, disabituato alla cura programmata del proprio corpo.

Anche sul fronte dell’attività fisica il quadro non migliora. Solo il 35% pratica sport con regolarità, mentre un altro 25% lo fa a intermittenza. Il resto del campione si divide tra chi tenta di muoversi quando può (24%) e chi ammette uno stile di vita del tutto sedentario (16%). Una tendenza confermata da abitudini sempre più legate al digitale, alla vita sedentaria da studio o ufficio, e alla mancanza di routine fisiche consolidate.

La buona notizia arriva dal rapporto con il cibo: i giovani torinesi mostrano un alto livello di consapevolezza alimentare. Il 59% dichiara un regime alimentare coerente con la tradizione italiana; il 79% consuma pasta e pane quattro o cinque volte a settimana, mentre il 75% porta frutta e verdura a tavola ogni giorno. Una moderazione evidente anche nei consumi più golosi: il 37% mangia dolci al massimo una volta la settimana, e una quota consistente evita bevande gassate (41%) e zuccherate (37%).

Sul fronte degli alcolici la prudenza è altrettanto marcata. Oltre la metà del campione beve meno di una volta a settimana e il 27% evita del tutto vino e birra. Ancora più netto il distacco dai superalcolici: il 36% non ne consuma mai.

Il quadro complessivo racconta dunque una generazione selettiva, informata, attenta alla qualità del cibo e alle abitudini quotidiane, ma che fatica a riconoscere nella prevenzione un investimento irrinunciabile. Una generazione che sa scegliere un buon piatto, ma esita davanti a una visita ambulatoriale. È il divario più evidente, e forse più preoccupante, che emerge dalla ricerca: una salute percepita come “buona abbastanza”, finché non arriva il sintomo a ricordare che la prevenzione non è un optional, ma una pratica di responsabilità verso sé stessi.

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