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16 Novembre 2025 - 09:28
Il fagiolo della discordia: la Sagra di Saluggia divora i fondi e la Patronale di San Grato scivola ai margini
Passata l’euforia per il successo della Sagra del Fagiolo 2025, a Saluggia resta sul tavolo un tema che divide, e non poco, la vita politica locale. La minoranza di Progetto Nuova Saluggia accusa apertamente l’Amministrazione del sindaco Libero Farinelli di aver costruito negli ultimi anni una gerarchia chiara – e, secondo loro, sbagliata – tra le manifestazioni cittadine: al primo posto la Sagra, con investimenti crescenti; più indietro, quasi in affanno, la Festa Patronale di San Grato, che dovrebbe rappresentare la colonna portante dell’identità del paese.
Al centro della polemica ci sono le risorse economiche. La minoranza non parla per impressioni, ma per numeri: quelli dei bilanci, che mostrerebbero una forbice sempre più ampia. Nel 2025 la Sagra ha ricevuto 50.008 euro, contro i 24.559 della Patronale. Uno scarto di 25.449 euro. Nel 2024 il divario era di 10.826; nel 2023 di 15.081; nel 2022 appena 1.994. Una progressione che, letta dalla minoranza, racconta un orientamento politico preciso: puntare sulla festa più attrattiva, più capace di portare visitatori e spendere in paese, a scapito della manifestazione più identitaria.
Per i consiglieri di Progetto Nuova Saluggia la questione, tuttavia, va oltre i numeri. La Sagra, dicono, è fondamentale per valorizzare il prodotto locale, porta camperisti e turisti, genera movimento, ma «non può diventare l’unico baricentro della programmazione». La Patronale di San Grato, osservano, non è una festa come le altre: rappresenta la memoria religiosa, sociale e culturale di Saluggia. Trascurarla – o anche solo darle un ruolo minore – rischia di indebolire la coesione di un paese che si riconosce nelle sue radici tanto quanto nella sua vocazione turistica.

Il dibattito, dunque, non è una partita tra “religione” e “folklore”, ma un confronto più profondo su che cosa tiene insieme una comunità. L’opposizione chiede un riequilibrio: «Entrambe le manifestazioni sono importanti. Sta all’Amministrazione trovare un punto di equilibrio che rispetti le esigenze della nostra gente». E rilancia con una proposta che guarda ai rioni: coinvolgerli stabilmente nella Patronale, sostenere la loro organizzazione, valorizzarne il ruolo come collante sociale. Un’idea che nasce dall’esperienza degli ultimi anni: lo spirito rionale ha riportato in paese colori, partecipazione, senso di appartenenza che sembravano sbiaditi.
In questa prospettiva, il gruppo immagina un vero e proprio “filotto” di feste che renda Saluggia un territorio capace di intrecciare tradizione e partecipazione: San Giuseppe, San Giovanni, San Bonaventura, i Santi Rocco e Sebastiano, fino alla Patronale di settembre. Un circuito culturale e identitario che, se sostenuto politicamente, potrebbe dare continuità allo spirito comunitario oggi frammentato.
La partita però resta aperta, e la prossima mossa spetta a Farinelli. Perché dietro la polemica sulle spese c’è una domanda che riguarda tutti: quale deve essere la “festa principale” di Saluggia? Quella che richiama visitatori o quella che tiene unita la comunità?
Una domanda che, nel Canavese come altrove, torna ciclicamente. Ma che quest’anno, numeri alla mano, sembra destinata a pesare ancora di più sul dibattito politico.
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