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Tutto esaurito all’Inalpi Arena: Sinner e Alcaraz si giocano il trono delle ATP Finals

Biglietti fino a 2.300 euro per la sfida più attesa del 2025

Tutto esaurito all’Inalpi Arena: Sinner e Alcaraz si giocano il trono delle ATP Finals

Sarà Jannik Sinner contro Carlos Alcaraz. La sfida che tutto il tennis aspettava, quella che ha già il sapore di un duello generazionale, chiuderà in grande stile le ATP Finals di Torino. Domenica alle 18, all’Inalpi Arena, andrà in scena la finale più attesa dell’anno, un match che travalica la cronaca sportiva per diventare simbolo di una nuova era. Da giorni l’impianto torinese è sold out: 13mila biglietti venduti, l’ultimo martedì scorso per 2.300 euro, segno di un evento che ha catturato l’attenzione del pubblico di tutto il mondo.

Lo scenario è pronto, e i protagonisti arrivano all’appuntamento in forma smagliante. Carlos Alcaraz, numero uno del ranking mondiale, ha raggiunto la finale con un’autorevolezza quasi feroce: in semifinale ha travolto il canadese Felix Auger-Aliassime con un secco 6-2 6-4 in un’ora e ventidue minuti. Uno show di potenza, controllo e istinto, il marchio di fabbrica dello spagnolo che sembra aver ritrovato la versione migliore di sé. «Sono felice di giocare un'altra grande partita contro Jannik su questo campo - ha dichiarato -. Io sarò molto concentrato perché so che il pubblico tiferà per lui ma io devo stare concentrato sulle cose che devo fare per poter mettere in campo il miglior tennis e per battere il grande giocatore che è Jannik. Mi aspetto almeno tre o quattro persone nella folla domani che tifano per me».

Un riconoscimento non di circostanza, ma di consapevolezza: l’arena torinese sarà un mare tricolore pronto a spingere il suo campione di casa.

Dall’altra parte del campo ci sarà Sinner, l’uomo che a Torino ha costruito un percorso perfetto: quattro vittorie su quattro, nessun set perso, e una maturità agonistica che lo ha consacrato definitivamente tra i grandi. L’ultimo ostacolo prima della finale è stato Alex De Minaur, battuto in semifinale con il punteggio di 7-5 6-2 dopo un’ora e cinquantadue minuti di gioco. Ma guai a pensare che sia stata una passeggiata: l’australiano, che aveva perso i dodici precedenti contro Sinner, ha costretto l’altoatesino a una battaglia dura, specie nel primo set.

La semifinale si è aperta con Sinner all’arrembaggio: due palle break subito cancellate da un De Minaur capace di difendersi con riflessi quasi felini. Poi, nel secondo game, l’azzurro è andato sotto 0-40, ma ha risposto da campione con tre servizi vincenti che hanno ribaltato il punteggio e infiammato il pubblico. Da quel momento il match è diventato una sfida di nervi e di resistenza, con l’australiano che schizzava da una parte all’altra del campo, recuperando palle impossibili e mantenendo la tensione altissima.

Il pubblico dell’Inalpi Arena, ormai protagonista fisso di questa settimana di tennis, si è fatto sentire più che mai. Qualche fischio, anche fuori contesto, ha accolto l’ingresso di Alcaraz sugli schermi, ma l’atmosfera è rimasta elettrica e piena d’attesa. Sinner ha continuato a costruire il suo tennis con calma e precisione, fino all’ottava palla break utile, quella che gli ha consegnato il 6-5. Da lì, il set è scivolato via in scioltezza: 7-5 in un’ora e sei minuti, tra l’esplosione della folla e la serenità glaciale del campione.

Nel secondo set, la musica è cambiata completamente. Sinner ha alzato il livello come solo i grandi sanno fare, strappando subito il servizio a De Minaur e trasformando il campo in una lezione di tennis moderno. Trascinato da un pubblico in estasi, ha avviato il suo bombardamento da fondo campo, alternando rovesci lungolinea chirurgici a dritti che tagliavano l’aria come lame. Il parziale di 24 punti a 8 in pochi minuti ha spazzato via ogni residuo di equilibrio. De Minaur, combattivo fino all’ultimo, ha provato a reagire trovando una palla break, ma Sinner lo ha respinto senza esitazioni. Il 6-2 finale ha chiuso un match in crescendo, di quelli che consolidano fiducia e segnano un passo avanti nella carriera di un giocatore.

«Ho fatto un grande passo in avanti rispetto all’anno scorso — ha detto Sinner nel post-partita — servo meglio, gioco meglio, e mi sento più consapevole nei momenti chiave. Mi auguro che domani sia una bellissima finale, con un livello di tennis molto alto. Che vinca il migliore e che sia una partita bella, poi vediamo come va». Parole misurate ma dense di maturità, da chi sa che il talento, da solo, non basta più: serve il sangue freddo di chi ha imparato a gestire le attese.

L’attesa, appunto. Perché Torino, dopo quattro edizioni delle Finals, non aveva mai vissuto una vigilia così carica di significato. Sinner contro Alcaraz non è solo la finale delle Finals, ma il simbolo di un passaggio d’epoca. I due ventenni rappresentano la nuova aristocrazia del tennis mondiale, i figli del post-Big Three, capaci di riempire gli stadi e di spostare l’interesse globale come un tempo facevano Federer, Nadal e Djokovic. Uno è il talento silenzioso, lucido, robotico nella concentrazione; l’altro è l’istinto puro, la gioia esplosiva del gioco. Due linguaggi diversi, due estetiche contrapposte che convergono nello stesso obiettivo: dominare il tennis dei prossimi dieci anni.

Per Sinner, vincere a Torino significherebbe entrare definitivamente nella storia, diventando il primo italiano a conquistare le ATP Finals. Per Alcaraz, invece, il titolo sarebbe la conferma del suo status di numero uno e la chiusura trionfale di una stagione segnata da alti e bassi. L’Inalpi Arena sarà il crocevia di queste due traiettorie, un’arena in cui ogni punto potrà cambiare la narrazione di un intero anno.

Non solo singolare: in giornata si è giocata anche la semifinale del doppio con gli italiani Andrea Vavassori e Simone Bolelli, che però si sono dovuti arrendere al talento del finlandese Harri Heliovaara e del britannico Henri Patten, numeri due del mondo. Match chiuso 6-4 6-3, con un pizzico di rammarico ma anche orgoglio. «Oggi sono stati molto bravi gli avversari — ha spiegato Vavassori — e siamo partiti due volte sotto, con un po’ di sfortuna. Loro sono giocatori molto insidiosi». Più sintetico ma altrettanto lucido Bolelli: «È girata male, soprattutto all’inizio. Ma siamo contenti del percorso. Ora pensiamo alla Coppa Davis, a testa alta».

Domani, invece, tutta l’Italia tennistica avrà gli occhi su un solo campo. Alle 18, con le luci accese e la tensione che si taglia a fette, Sinner e Alcaraz entreranno all’Inalpi Arena per la partita dell’anno. E Torino, che da giorni vive immersa nel tennis, saprà restituire a questa sfida la cornice che merita: 13mila cuori, un solo brivido, e la sensazione di assistere a qualcosa che resterà.

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