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14 Novembre 2025 - 19:59
Il 41,8% degli adolescenti usa l'IA per cercare conforto
Quasi la metà degli adolescenti italiani si affida all’intelligenza artificiale quando è triste, ansiosa o si sente sola. È quanto emerge dal nuovo sondaggio realizzato da Save The Children in vista della Giornata Mondiale dell’Infanzia e dell’Adolescenza del 20 novembre, parte della XVI edizione dell’Atlante dell’Infanzia a rischio, intitolato “Senza filtri”. Una fotografia nitida, a tratti inquietante, delle abitudini digitali dei ragazzi tra i 15 e i 19 anni.
Secondo l’indagine, il 41,8% degli adolescenti utilizza l’IA per cercare conforto nei momenti di crisi emotiva. La percentuale sale al 42% quando si tratta di chiedere consigli su scelte importanti che riguardano sentimenti, scuola o lavoro. Per i giovani, l’IA è “sempre disponibile”, non giudica e risponde in modo rapido e accogliente: un rifugio percepito come sicuro, spesso più della relazione umana.
L’intelligenza artificiale è ormai parte integrante della loro quotidianità. Tra i 15 e i 19 anni la usa il 92%, mentre tra gli adulti la quota scende al 46,7%. Un ragazzo su tre (30,9%) la utilizza ogni giorno o quasi, il 43,3% qualche volta a settimana, e solo il 7,5% non la usa mai.
Dati che spiegano perché il 63,5% degli utilizzatori dichiari di trovare più soddisfacente confrontarsi con un chatbot o un assistente virtuale piuttosto che con una persona reale. Per il 49,1% l’IA è considerata fondamentale nella propria vita, mentre il 47,1% è convinto che un suo maggiore utilizzo porterebbe benefici significativi alla propria dimensione personale.
Eppure la maggior parte degli adolescenti non vive un isolamento totale nelle relazioni: 8 su 10 dichiarano di essere soddisfatti dei rapporti con amici e genitori, nonostante il 31% abbia attraversato conflitti gravi in famiglia. Sul fronte dell’autostima il quadro è più incerto: il 60% dice di essere soddisfatto di sé, contro il 72% del 2007, con un gap evidente tra ragazzi (71%) e ragazze (50%).

Il malessere psicologico emerge comunque con forza. Il 9% degli adolescenti ammette di essersi isolato volontariamente a causa di problemi psicologici e il 12% ha assunto psicofarmaci senza prescrizione medica. Solo il 49,6% mostra un buon livello di benessere psicologico, con un divario enorme tra maschi (66%) e femmine (34%).
Il rapporto con il digitale si intreccia con altre forme di dipendenza. Il 38% afferma di controllare il cellulare anche in presenza di amici o parenti e il 27% si sente nervoso quando non lo ha con sé. Più di uno su otto è considerato iperconnesso, mentre il 37% accede a siti porno per adulti.
Parallelamente si osserva un impoverimento della vita culturale e sociale. Nel 2024 un adolescente su due non ha mai visitato musei o mostre, con un picco superiore al 60% nel Mezzogiorno; il 21,2% non è mai andato al cinema e il 46,2% non legge nulla al di fuori dei libri scolastici. Anche l’attività fisica è carente: il 18,1% non pratica alcuno sport, percentuale che sale al 29,2% nel Sud Italia.
Di fronte a questi numeri, Save The Children lancia un appello chiaro: è necessario “un dialogo intergenerazionale per comprendere a fondo rischi e opportunità di questo cambiamento e per ridisegnare i percorsi educativi, le responsabilità e definire adeguate politiche”. Una richiesta che mette in guardia su un equilibrio fragile, fatto di nuove tecnologie, vecchi disagi e un mondo adulto che spesso non riesce più a decifrare i bisogni dei più giovani.
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