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14 Novembre 2025 - 19:30
No Meloni Day a Milano
La giornata di mobilitazione studentesca annunciata da settimane si è trasformata in una protesta diffusa, accesa, visibile in 50 piazze italiane, dal Trentino alla Sicilia. I promotori — la Rete degli studenti, l’Unione degli studenti, il Movimento dei giovani palestinesi, Cambiare Rotta, Osa, sigle vicine a Potere al Popolo e alla Rete dei Comunisti, insieme agli attivisti per il clima di Fridays for Future — rivendicano una partecipazione che, a fine giornata, definiscono di oltre 20mila ragazzi.
Striscioni, flash mob, sit-in, slogan contro il governo e contro il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara hanno segnato un lungo venerdì di cortei che, in più città, è sfociato in scontri e tensioni con le forze dell’ordine. I manifestanti hanno incrociato le ragioni del cosiddetto No Meloni Day con quelle dei Fridays for Future, mescolando protesta sociale, critica al governo e solidarietà alla causa palestinese.
A Roma la giornata è partita all’alba dal Pincio, dove i giovani della Rete degli studenti hanno srotolato uno striscione con la scritta «Agitiamoci», dando simbolicamente il via alla mobilitazione nazionale. Il corteo “ufficiale” è poi partito da Piramide, diretto al ministero dell’Istruzione. Poco prima, i collettivi autonomi dei licei avevano già lanciato vernice rossa, uova e bruciato un cartello con il volto del ministro Valditara. Sono comparsi anche fantocci raffiguranti la premier Giorgia Meloni, il senatore Maurizio Gasparri e la ministra Anna Maria Bernini.

Giorgia Meloni
La situazione più critica si è verificata a Torino, dove un gruppo di studenti vicini all’area antagonista ha forzato un cancello laterale della stazione di Porta Nuova nel tentativo di raggiungere i binari. Le forze dell’ordine hanno bloccato l’ingresso mentre i manifestanti accendevano fumogeni, lanciavano petardi e oggetti contro gli agenti. La circolazione ferroviaria è stata interrotta: una trentina di giovani è riuscita a entrare sui binari e il traffico dei treni è stato fermato per circa venti minuti, per poi riprendere lentamente con verifiche sulla presenza di persone lungo le rotaie. Più tardi nuovi momenti di tensione: davanti alla sede della Città metropolitana alcuni studenti hanno lanciato uova e oggetti contro la facciata e gli agenti schierati. Una persona è stata fermata.
Scontri anche a Bologna, dove un corteo di collettivi voleva raggiungere la zona della fiera per contestare i ministri presenti all’assemblea dell’Anci. La testa del corteo ha provato a sfondare, ma è stata respinta. Dopo una carica, gli attivisti hanno fronteggiato la polizia gridando «corteo, corteo» e «Palestina libera».
Dal Sud al Centro, le manifestazioni hanno assunto forme diverse. In Sicilia, da Catania a Palermo, i ragazzi hanno esposto cartelli con scritte come «Non fermerete il vento», «Contro la scuola di Valditara», «La scuola non deve rovinare la nostra salute mentale», «Basta tagliarci il futuro». A Taranto lo slogan dominante è stato «Basta investire in armi, investiamo in formazione». A Bari il corteo ha ribadito l’urgenza di investire nella scuola e non nelle spese militari. A Firenze la protesta degli universitari si è concentrata sulla grave carenza di posti letto. A Milano, davanti alla prefettura, sono apparsi studenti imbavagliati e cartelli con i volti di Giorgia Meloni ed Elly Schlein, segnati da impronte di mani sporche di rosso, con l’immagine della premier raffigurata con un elmetto e la scritta “complice del genocidio”. Impronte e slogan simili hanno accompagnato anche le sagome di Matteo Salvini, Guido Crosetto, Antonio Tajani e Carlo Calenda.
Una giornata lunga, tesa, che ha intrecciato rivendicazioni sociali, protesta giovanile e una crescente radicalizzazione dei toni politici. E che, nelle prossime settimane, potrebbe spingere nuove mobilitazioni.



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